Cile, l'estrema destra vince le elezioni e riscriverà la Costituzione: è finito l'effetto Boric
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Cile, l'estrema destra vince le elezioni e riscriverà la Costituzione: è finito l'effetto Boric

Cile, l'estrema destra di José Antonio Kast (il Partito Repubblicano) ha vinto le elezioni per la formazione dell'assemblea costituente che dovrà riscrivere la Carta, ferma ancora al testo redatto sotto il regime fascista di Augusto Pinochet.

Cile, l'estrema destra vince le elezioni e riscriverà la Costituzione: è finito l'effetto Boric
Josè Antonio Kast
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8 Maggio 2023 - 09.20


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In Cile, l’estrema destra di José Antonio Kast ha vinto le elezioni e sarà maggioranza nell’assemblea costituente che avrà l’incarico di riscrivere la Costituzione, visto che il testo è ancora lo stesso redatto dal dittatore fascista Augusto Pinochet. L’effeto Gabriel Boric sembra quindi finito, con il Paese sudamericano alle prese con una imponente ondata criminalità, violenza e un’inflazione galoppante. 

Sarà quindi il Partito Repubblicano (Pr), forza guidata dall’ultraconservatore Josè Antonio Kast, ad avere la maggioranza nel Consiglio Costituzionale del Cile, l’organismo eletto domenica per formulare una nuova proposta di riforma della Carta. 

Il Pr ha infatti ottenuto il 35,4 per cento dei consensi, riuscendo ad eleggere 22 dei 50 membri del Consiglio. Gli oltre 3,3 milioni di voti, ottenuti ieri rendono i Repubblicani il partito più votato inCile dal ritorno della democrazia. Inoltre, alle elezioni per il Senato tenute nel 2021 tenute con identico meccanismo di voto, il Pr era riuscito a far eleggere solo un esponente. Unità per il Cile, la coalizione legata al governo del presidente Gabriel Boric, incassa 17 seggi, frutto del 28,6 per cento dei voti. Il terzo posto, con il 21,1 per cento dei consensi e undici seggi, va alla forza conservatrice Cile sicuro.

Il Pr, che da solo avrà potere di veto su qualsiasi proposta sarà discussa nell’emiciclo, unirà ragionevolmente gli sforzi con Cile sicuro, costituendo un blocco conservatore da 33 seggi complessivi su 50. Rimangono esclusi Tutto per il Cile (9 per cento) e il Partito della gente (5,4 per cento). L’ultimo seggio è stato attribuito, come da prerogativa stabilita nella legge elettorale, a un consigliere rappresentante dei popoli originali. Al voto – obbligatorio – si sono recati oltre 12,5 milioni di cileni, quasi l’82 per cento degli aventi diritto. Ma molto alta è stata la quota di voti nulli (oltre 2,1 milioni di schede, il 17 per cento del totale) e delle schede bianche (565 mila, 4,55 per cento). 

Il Consiglio è incaricato di redigere una nuova bozza di Costituzione dopo la bocciatura – a settembre scorso – del primo progetto di riforma della Carta adottata durante la dittatura del generale Augusto Pinochet. Ai nastri di partenza si erano presentati più di 350 candidati, divisi sostanzialmente in cinque gruppi che rappresentano, in misura maggiore o minore, le posizioni dei maggiori partiti della politica cilena. I principali sostenitori del governo del presidente Gabriel Boric aderiscono alla coalizione Unidad para Chile, mentre ancora resiste l’alleanza Todo para Chile, erede della dissolta Concertaciòn de Partidos por la Democracia (nota come «Concertation») che riuniva formazioni di centro e di sinistra. 

Il progetto di riforma dovrà essere approvato dai tre quinti dei componenti del nuovo Consiglio costituente. Anche in questo caso la proposta finale dovrà passare da una consultazione popolare. La precedente Assemblea costituente era composta da 155 membri, di cui 48 «indipendenti», ovvero direttamente legati alle proteste sociali del 2019 che portarono all’avvio del processo di riforma. Lo scorso 6 marzo si sono insediati i 24 esperti designati dal Congresso del Cile incaricati di redigere la bozza della nuova Costituzione, che sarà poi consegnata al Consiglio costituzionale eletto.

Nel referendum convocato lo scorso 4 settembre il 61,87 per cento dei cileni ha detto «No» (Rechazo) alla proposta di nuova Costituzione presentata a luglio dall’Assemblea costituente. Il «Rechazo» si è imposto in ognuna delle 16 regioni del Paese con punte di quasi il 74 per cento nelle regioni del Nuble e dell’Araucania. L’80 per cento dei cileni si è espresso a favore della riforma dell’attuale Costituzione in uno storico referendum tenuto il 25 ottobre 2020, un’istanza convocata dal governo di Sebastian Pinera per rispondere alle proteste sociali esplose nell’autunno del 2019. Le agitazioni erano formalmente iniziate per il rincaro del prezzo del biglietto del trasporto pubblico, ma presto si erano allargate alla richiesta di una più ampia riforma del sistema economico, giudicato incapace di redistribuire in modo equo i pur buoni introiti statali.

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