Siria, 15 marzo 2011-15 marzo 2023: l'apocalisse continua ma il mondo chiude gli occhi
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Siria, 15 marzo 2011-15 marzo 2023: l'apocalisse continua ma il mondo chiude gli occhi

Dieci anni di guerra civile e una apocalisse umanitaria senza fine, acuita dal devastante terremoto che ha colpito una vasta area del martoriato paese mediorientale il 6 febbraio scorso.

Siria, 15 marzo 2011-15 marzo 2023: l'apocalisse continua ma il mondo chiude gli occhi
Guerra in Siria
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

15 Marzo 2023 - 14.36


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Siria, 15 marzo 2011 – 15 marzo 2023. Una apocalisse umanitaria senza fine, acuita dal devastante terremoto che ha colpito una vasta area del martoriato paese mediorientale il 6 febbraio scorso.

Apocalisse umanitaria

Sempre più drammatica l’emergenza umanitaria in Siria, dove il terremoto del 6 febbraio ha stravolto ulteriormente la vita di 9 milioni di persone, ossia di 4 abitanti su 10.

11 milioni di persone al momento non hanno accesso ad acqua pulita corrente e con il 90% della popolazione che vive sotto la soglia della povertà, oggi 2 siriani su 3 dipendono dagli aiuti umanitari.

 La situazione più grave è ad Aleppo dove 3 abitanti su 4 stanno rimanendo letteralmente senza cibo, indebitandosi ogni giorno di più per sopravvivere.

 È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, al lavoro nel Paese per fronteggiare l’emergenza, a 12 anni esatti dall’inizio di un conflitto che ha causato centinaia di migliaia di vittime e distrutto buona parte delle infrastrutture essenziali.

Ancora più drammatica la situazione per centinaia di migliaia di sfollati che si trovano nei centri allestiti in città.

 Su 300 interviste condotte dal team di Oxfam negli ultimi giorni, il 90% ha dichiarato di non poter fare nessun piano per festeggiare il mese il Ramadan e gran parte di aver perso tutto: il 70% non ha più una casa, il 65% dipende dagli aiuti umanitari, il 22% ha perso il lavoro; il 37% è stato costretto a chiedere un prestito per far fronte ai bisogni essenziali della propria famiglia.

 “La situazione è sempre più drammatica soprattutto dopo il sisma, arrivato dopo anni di guerra che hanno distrutto il Paese, l’inflazione sui beni essenziali che nell’ultimo anno ha messo in ginocchio le famiglie e l’aumento di casi di colerarimarca ha detto Stefania Morra, responsabile del programma di azione umanitaria di Oxfam Italia – I dati sono allarmanti: quasi tutte le famiglie sfollate che stiamo soccorrendo ci hanno raccontato di aver già dovuto abbandonare la propria casa almeno una volta in passato a causa della guerra. In questo momento chi ancora ha la fortuna di avere un reddito è costretto a spendere quasi tutto per il cibo, senza lasciare nulla per gli altri bisogni primari. Siamo di fronte ad un’emergenza nell’emergenza, chi ha perso tutto per il terremoto avrà bisogno di anni per ricostruire la propria vita”.

 “Prima del terremoto non avevamo cibo, ma almeno un tetto sulla testa”

“Prima del terremoto potevamo contare su un pasto al giorno, ma almeno avevamo un tetto sopra la testa – ha raccontato a Oxfam Jaydaa, di Aleppo – Ora viviamo in una tenda a difenderci dalla fame e dalle dal freddo della notte”.  

“I siriani vogliono solo vivere con dignità e guardare al futuro con speranza. Questo terremoto, che si aggiunge a 12 anni di guerra, ha devastato milioni di persone che già dovevano vivere alla giornata”, aggiunge Morra.

 La risposta di Oxfam

 Oxfam in Siria ha distribuito acqua potabile in 46 località e installato 40 serbatoi d’acqua nei rifugi che ospitano gli sfollati, distribuendo oltre 2.250 kit per l’igiene, tra cui sapone e assorbenti o pannolini. Sta intervenendo inoltre per riparare le infrastrutture idriche e sostenendo i controlli di sicurezza degli edifici.

 “Solo misure di sviluppo a lungo termine, e non solo gli aiuti umanitari dettati dall’emergenza, consentiranno ai siriani di tirarsi fuori dalle macerie del sisma e di una guerra prolungata. Lavoreremo perché questo popolo non debba affrontare un altro Ramadan come questo”, conclude Morra.

La tragedia dei bambini

In una nota, l’Unicef – l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia – ricorda che 12 anni di conflitto, insieme con i recenti e letali terremoti, hanno lasciato milioni di bambini in Siria esposti a un elevato rischio di malnutrizione. Mentre oggi il paese entra nel 13° anno di conflitto, le ostilità continuano senza sosta in diverse parti del paese, soprattutto nel nordovest. Le gravi violazioni dei diritti dei bambini persistono. Secondo i dati delle Nazioni Unite dall’inizio del conflitto, circa 13.000 bambini in Siria sono stati uccisi o feriti. I bambini continuano a vivere con la paura di attacchi e sfollamento e i livelli di malnutrizione sono in crescita.

Secondo le stime, oltre 609.900 bambini sotto i 5 anni, soffrono di ritardi nella crescita in Siria. I ritardi nella crescita sono il risultato di denutrizione cronica e causano danni mentali e fisici irreversibili ai bambini. Questo ha conseguenze sulla loro capacità di apprendimento e da adulti sulla produttività e sulla capacità di guadagno. 

Anche la malnutrizione acuta fra i bambini è in crescita. Il numero di bambini tra i 6 e i 59 mesi che soffrono di malnutrizione acuta grave è aumentato del 48% fra il 2021 e il 2022. Quando i bambini soffrono di malnutrizione acuta, il loro sistema immunitario si indebolisce e hanno probabilità 11 volte maggiori di morire rispetto a un bambino ben nutrito.

A causa della crescita dei prezzi e della mancanza di reddito, milioni di famiglie lottano per arrivare a fine mese, in una crisi economica senza precedenti. Quasi il 90% delle persone in Siria vive in condizioni di povertà. Questo ha un impatto negativo sulla dieta e sullo stato di nutrizione dei bambini.

Nel 2023, prima dei letali terremoti che hanno colpito la Siria lo scorso 6 febbraio, oltre 3,75 milioni di bambini necessitavano di assistenza nutrizionale nel paese, mentre circa 7 milioni di bambini in tutto il paese avevano bisogno di assistenza umanitaria urgente.

Altri dati

  • Nel 2022, il numero di bambini con malnutrizione acuta moderata è cresciuto del 55%;
  • La malnutrizione materna varia dall’11% nel nord-ovest della Siria e in alcune zone di Damasco al 25% nel nord-est;
  • Prima dei terremoti, quasi due terzi degli impianti di trattamento delle acque, metà delle stazioni di pompaggio e un terzo delle torri idriche in tutta la Siria erano danneggiati a causa del conflitto;
  • Quasi la metà della popolazione dipende da fonti di acqua alternative e spesso insalubri per rispondere o integrare il fabbisogno idrico;
  • Circa il 70% delle acque reflue scaricate non viene trattato;
  • Da quando, nel settembre 2022, è stata dichiarata un’epidemia di colera in Siria, sono stati segnalati più di 84.600 casi sospetti di colera. I bambini malnutriti e con un sistema immunitario indebolito hanno maggiori probabilità di contrarre il colera;
  • Si prevedono più di 39.000 nuovi casi sospetti di colera nei prossimi sei mesi nel 2023, mettendo a rischio almeno 3 milioni di persone che necessitano di interventi di prevenzione salvavita.

I terremoti hanno distrutto case e lasciato molti bambini con la paura di tornare a casa a causa delle continue scosse di assestamento. Molte famiglie adesso sono sfollate e vivono in condizioni precarie in rifugi e campi temporanei.

Prima dei terremoti, 6,81 milioni di bambini in Siria avevano bisogno di servizi sanitari di base. Metà del sistema di assistenza sanitaria primaria non funzionava, costringendo molte famiglie a rimandare le cure mediche o a intraprendere lunghi viaggi se potevano permetterselo. Si stima che in Siria siano rimasti solo 20.000 medici. La recente epidemia di colera e l’impatto delle scosse di terremoto stanno esercitando un’ulteriore pressione sui servizi sanitari pubblici già sovraccarichi e sulla fornitura di assistenza sanitaria nel Paese. Si prevede un ulteriore peggioramento dell’accesso ai servizi sanitari e nutrizionali essenziali nel 2023.

“I bambini della Siria non possono aspettare più a lungo. Dopo anni di conflitto e due terremoti catastrofici, il futuro di milioni di bambini è appeso a un filo”, ha dichiarato il Direttore regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa Adele Khodr. “È nostra responsabilità collettiva ribadire ai bambini che il loro futuro è anche la nostra priorità. Dobbiamo rispondere ai bisogni dei bambini dovunque essi siano in Siria e supportare i sistemi che sostengono i servizi essenziali di cui hanno disperatamente bisogno.”

Il rapporto di Save the Children

Il 15 marzo la Siria entrerà nel suo 13° anno di conflitto. La guerra in Siria ha portato a sfollamenti multipli, povertà diffusa e milioni di bambini siriani che hanno subito ripetuti shock. Come se non bastasse, i recenti terremoti del 6 e del 20 febbraio, hanno avuto ripercussioni su almeno 8,8 milioni di persone in Siria e costretto oltre 50mila bambini/e a lasciare le proprie case, peggiorando così la grave crisi umanitaria del Paese.  

Secondo un’ultima rilevazione sui bisogni umanitari in Siria, più di 15 milioni di persone in tutto il Paese dipendevano già dagli aiuti umanitari per soddisfare i loro bisogni primari. Nel 2023, la Siria è il paese con una delle più grandi crisi di sfollati a livello globale e si stima che prima dei terremoti ci fossero 1,9 milioni di sfollati nelle sole aree controllate dall’opposizione nella Siria nord-occidentale, la maggior parte dei quali erano donne e bambini.

In seguito ai terremoti del 6 e del 20 febbraio interi quartieri nel nord della Siria sono inagibili e i rifugi collettivi sono più sovraffollati che mai. L’area più colpita dai terremoti, ospita alcune delle persone più vulnerabili del paese, che erano già state costrette a fuggire più volte dalle loro case a causa del conflitto e da una crisi economica opprimente.

Migliaia di famiglie in Siria vivono in insediamenti informali e tende improvvisate. Noi operiamo in Siria dal 2012, fornendo assistenza alle bambine e ai bambini con interventi di emergenza e salvavita, con attività di recupero che supportano il ripristino dei servizi di base e mirano a raggiungere fino all’ultimo bambino/a in difficoltà.

La guerra ha portato a sfollamenti multipli, povertà diffusa e milioni di bambini siriani che hanno subito ripetuti shock, aggravati poi dai terremoti, che hanno costretto oltre 50mila bambini a lasciare le proprie case. Save The Children ha raccolto la testimonianza di Diaa: sua moglie e i suoi due figli hanno perso la casa ad Aleppo dopo il terremoto di febbraio: “Ho perso il conto di quante volte sono stato sfollato. Ne abbiamo passate tante. Siamo stati sotto assedio due volte e siamo quasi morti. Alla fine, siamo andati verso nord. Siamo fuggiti e siamo stati costretti a spostarci più volte in vari posti, ogni volta siamo ripartiti da zero” ha raccontato Diaa”.

Interi quartieri nel nord della Siria sono inagibili e i rifugi collettivi sono più sovraffollati che mai. L’area più colpita dai terremoti, che hanno avuto ripercussioni su almeno 8,8 milioni di persone in Siria, ospita alcune delle persone più vulnerabili del paese, che erano già state costrette a fuggire più volte dalle loro case a causa del conflitto e da una crisi economica opprimente. Migliaia di famiglie in Siria vivono in edifici non finiti, insediamenti informali e tende improvvisate.

“Abbiamo trovato una casa in cui vivere. In realtà non era abitabile. Niente porte, niente finestre, assolutamente niente. Anche le pareti non erano isolate. Abbiamo sofferto molto. Quando pioveva, l’acqua entrava in casa” ha proseguito Diaa che ha aggiunto “Ci sembra di vivere in un incubo e non avremmo mai immaginato che questa sarebbe stata la nostra vita. Anche le tende dove viviamo, sono fatte di plastica sottile. Quando il vento è diventato più forte, un paio di notti, abbiamo dovuto continuare a fissare la tenda a terra da tutti i lati usando dei sassi. A tutto questo si è aggiunto il terremoto”.

Riscaldarsi è un privilegio. La carenza di carburante e di elettricità costringono le famiglie siriane a inventarsi misure disperate. Arrivano segnalazioni di bambini feriti da armi inesplose mentre raccolgono legna da ardere. Fadel ha 10 anni e ha vissuto in tenda per la maggior parte della sua vita. Aiuta la sua famiglia di nove persone raccogliendo legna per riscaldarsi e poter cucinare, dopo la scuola sei giorni alla settimana. “Siamo arrivati alle tende otto anni fa. Ho un fratello di tre anni disabile. Ricordo di almeno tre volte in cui non avevamo cibo e io dormivo per la fame. Raccolgo legna da ardere tutti i giorni, tranne il venerdì. La strada è difficile perché è scivolosa e ci sono delle buche” ha raccontato agli operatori di Save The Children.

Sono bambini che vivono in quelle condizioni da 12 anni. Da 12 anni, i bambini in Siria subiscono gli effetti del conflitto, come coloro che vivono in Ucraina, in Yemen e nei tanti altri teatri di guerra nel mondo, come l’Organizzazione ha avuto modo di sottolineare attraverso la sua campagna Bambini sotto attacco, attraverso la quale sta sensibilizzando i governi e le organizzazioni internazionali affinché diano priorità alla protezione dei minori e al loro benessere.

Save The Children chiede al governo italiano di ampliare la giurisdizione universale per consentire di perseguire i responsabili di gravi violazioni dei loro diritti in qualsiasi parte del mondo, di documentare i crimini contro i minori e stanziare risorse per rafforzare i meccanismi esistenti. 

C’è qualcuno, presidente Meloni, che presterà ascolto a questa invocazione? Un briciolo umanità alberga ancora a Palazzo Chigi?

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