Ma quale bluff di Putin: il dottor Stranamore del Cremlino è pronto a schiacciare il bottone nucleare
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Ma quale bluff di Putin: il dottor Stranamore del Cremlino è pronto a schiacciare il bottone nucleare

Putin fa sul serio. Dopo il decreto di annessione delle regioni dell’Est Ucraina a seguito dei referendum farsa e dopo la dichiarazione di mobilitazione parziale di centinaia di migliaia di giovani coscritti, la minaccia nucleare è l’ultima carta in mano

Ma quale bluff di Putin: il dottor Stranamore del Cremlino è pronto a schiacciare il bottone nucleare
Vladimir Putin
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30 Settembre 2022 - 16.30


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Non c’è niente di più sbagliato, tragicamente sbagliato, di considerare la minaccia nucleare russa un “bluff”.  Chi sostiene questa tesi sottovaluta la determinazione di un leader che sa di giocarsi in Ucraina la partita della vita. E non in senso metaforico. Putin fa sul serio. Maledettamente sul serio. Dopo il decreto di annessione delle regioni dell’Est Ucraina a seguito dei referendum farsa e dopo la dichiarazione di mobilitazione parziale di centinaia di migliaia di giovani coscritti, la minaccia nucleare è l’ultima carta in mano allo zar per evitare la sua uscita di scena dal Cremlino. E forse dalla vita.

L’intelligence Usa, insieme a quelle degli alleati, stanno aumentando gli sforzi per individuare qualsiasi mossa o comunicazione dei militari russi che possa segnalare un eventuale ordine da parte di Vladimir Putin per il ricorso a armi nucleari nel conflitto con l’Ucraina. E’ quanto scrive Politico, citando diverse fonti dell’intelligence che esprimono però anche il timore che “qualsiasi indicazione che l’imprevedibile leader russo abbia deciso di scatenare l’impensabile, in un disperato tentativo di riconquistare l’iniziativa o ricattare la comunità internazionale, potrebbe arrivare troppo tardi”. La maggior parte dei caccia, dei missili convenzionali e dei lanciatori di razzi, possono anche essere armati con più piccoli ordigni tattici nucleari. Si tratta di armi destinate a un uso mirato sul campo di battaglia piuttosto che come armi strategiche, come i missili balistici intercontinentali, per i quali ci sono dei segnali rivelatori riscontrabili dal monitoraggio delle agenzie di intelligence, come la mobilitazione delle loro unità. Quindi, salvo che Putin o suoi comandanti non decidano di avvisare il mondo in anticipo, è difficile che gli Usa possano sapere se e quando le forze russe siano passate da munizioni convenzionali a quelle nucleari. “Noi stiamo controllando maggiormente”, assicura comunque una fonte dell’amministrazione con accesso alle informazioni di intelligence su forze nucleari e strategia di Mosca.

Cosa è la dottrina russa. 

Sei pagine, 25 punti, la firma di Vladimir Putin. La dottrina della deterrenza nucleare è contenuta in un decreto presidenziale che ne certifica limiti e condizioni d’intervento, ampliando il novero delle circostanze in cui può essere impiegata. La politica russa si configura come difensiva, con l’obiettivo di mantenere il potenziale nucleare nel mondo a un livello sufficiente per esercitare la deterrenza. Ma questo primo documento pubblico – le versioni precedenti sono sempre rimaste classificate – va oltre, sottolineando che la linea rossa non è solo “l’esistenza”, ma anche “la sovranità e l’integrità territoriale dello Stato”. I confini russi a seguito dei referendum nelle repubbliche separatiste del Donbass si sono allargati. Ogni tentativo militare dell’Ucraina di riprendersi quei territori diventerebbe di fatto un attacco diretto alla Russia. 

L’arsenale di Putin. 

Nell’ultimo ventennio l’arsenale russo è stato ampiamente modernizzato. La Federation of American Scientists ha calcolato 5.977 testate a disposizione di Mosca, più di qualsiasi altro Paese al mondo e di tutte le riserve Nato messe insieme, anche se circa 1.500 sarebbero ormai vetuste e pronte per essere smantellate. Almeno 1.588 di queste bombe risultano pronte all’uso, montate su basi di lancio da terra, lanciamissili sottomarini e caccia. Fiore all’occhiello dell’esercito russo sono i missili intercontinentali che possono arrivare a colpire gli Stati Uniti e quelli ipersonici cinque volte più rapidi della velocità del suono; i sottomarini di ultima generazione che sfuggono ai radar nemici; i misteriosi razzi a propulsione nucleare. Per quanto riguarda l’arsenale atomico, la maggior parte delle armi sono “strategiche”, ossia quelle progettate per la massima distruzione, che scatenerebbero una guerra nucleare in senso tradizionale. Poi ci sono gli “ordigni tattici nucleari”. 

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Oggi le testate nucleari più potenti, quelle definite “strategiche”, possono sprigionare un’energia di centinaia di chilotoni e sono solitamente installate sui missili intercontinentali . Le armi “tattiche” vanno da 0,6 a 2 Kiloton, l’equivalente di 600-2.600 tonnellate di tritolo. Possono spazzare via un intero agglomerato urbano o una città. Quelle strategiche si misurano in megaton. Non c’è però una definizione convenzionale di cosa significhi “tattico” e di cosa invece sia un’arma “strategica”. La distinzione non sta tanto nella differenza di gittata o di potenza, ma nell’uso che se ne fa all’interno del contesto più ampio della guerra. Per esempio, le bombe di Hiroshima e Nagasaki usate dagli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale sarebbero classificabili, in quanto a potenza, come “tattiche”. L’uso che se ne fece in quel caso però fu “strategico” perché furono fondamentali per costringere il Giappone alla resa. Stando a quanto riporta la Bbc gli ordigni nucleari “tattici” in possesso della Russia sarebbero circa 2000. 

Visto da Kiev

Scrive Jacopo Iacoboni su La Stampa: “Adesso l’intelligence ucraina considera «molto alto» il rischio che la Russia possa utilizzare armi tattiche nucleari contro l’Ucraina, qualcosa cento volte più potente dei missili usati finora dall’esercito di Mosca nell’aggressione contro l’Ucraina.

Lo dichiara Vadym Skibitsky, vice capo dell’intelligence ucraina, e capo del direttorato di intelligence della Difesa. «Probabilmente – è il ragionamento fatto da Skibitsky con il Guardian e con altri interlocutori occidentali – prenderanno di mira luoghi lungo i fronti con molto personale e attrezzature, centri di comando chiave e infrastrutture critiche. Per fermarli abbiamo bisogno non solo di più sistemi antiaerei, ma anche di sistemi antirazzo». Skibitsky ha anche spiegato che «tutto dipenderà da come si svilupperà la situazione sul campo di battaglia».

La strategia ucraina sta cambiando, su questo punto. Se all’inizio l’idea prevalente era non contribuire ad accreditare la minaccia agitata anche personalmente da Vladimir Putin, via via che l’esercito russo è andato incontro alle disfatte di Kharkhiv e al pesante arretramento nel Donbas le cose sono cambiate. La scelta è di prendere molto sul serio quello che Putin sta ventilando. Dopotutto, negli ultimi vent’anni ha sempre finito per fare ciò che minacciava, dall’Ossezia alla Crimea.

Secondo l’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), l’anno scorso la Russia aveva in tutto 6255 testate nucleari – da verificare però il livello di avanzamento della componentistica e dei sistemi di lancio, che in buona parte sono ritenuti obsoleti – , mentre gli Stati Uniti ne avevano 5500. La dottrina militare russa aveva sempre affermato che l’uso di armi nucleari tattiche è accettato se l’esistenza della Federazione Russa è minacciata. E da questo punto di vista, come spiegano fonti d’intelligence ucraine, l’annessione illegale dei territori del sud e dell’est rappresenta «un game changer», cioè apre alla possibilità realistica di uno scenario che si aggrava. L’intelligence alleata è nelle condizioni di individuare movimenti sul terreno, e preparazione a un lancio nucleare tattico, per il quale occorrerebbero circa dieci giorni (almeno) di lavoro sul campo. E potrebbe lavorare per bloccarlo. Ma il rischio che Putin adesso lo tenti, secondo Kiev, è «molto alto»”, rimarca ancora Iacoboni.

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“Qualsiasi uso di armi nucleari è totalmente inaccettabile” e la Russia deve sapere che “una guerra nucleare non può essere vinta”. Ma quando vediamo che la Russia usa la retorica nucleare, dobbiamo prenderla sul serio. A dirlo è  il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, parlando nella sede del Parlamento Europeo a Bruxelles, in un incontro organizzato dall’S&D.

La visione dei pacifisti

Ne dà conto su Altreconomia Andrea Siccardo: “L’uso delle armi nucleari in un conflitto avrebbe conseguenze catastrofiche e di vasta portata, soprattutto in regioni densamente popolate come l’Europa. Anche le cosiddette armi “tattiche”, che alcuni commentatori ipotizzano la Russia possa usare in Ucraina, hanno in genere una potenza esplosiva compresa tra i 10 e i cento chilotoni. “In confronto, la bomba atomica che distrusse Hiroshima nel 1945 uccidendo 140mila persone aveva una potenza di soli 15 chilotoni. Una singola detonazione nucleare potrebbe uccidere centinaia di migliaia di civili e ferirne molti di più; la ricaduta radioattiva potrebbe contaminare vaste regioni in più Paesi. I servizi di emergenza non sarebbero in grado di rispondere efficacemente e il panico diffuso scatenerebbe spostamenti di massa di persone e gravi disagi economici. Questo è l’effetto di una singola esplosione, in caso di detonazioni multiple le conseguenze sarebbero decisamente peggiori”, ricorda Ican.

L’unica soluzione è perciò il disarmo. Nel giugno di quest’anno i Paesi che hanno aderito al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw) si sono riuniti per la prima voltaa Vienna e hanno condannato “in modo inequivocabile ogni e qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e a prescindere dalle circostanze”. Ican chiede ora all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di condannare in modo inequivocabile l’escalatione sollecitare tutti i Paesi rimanenti a sfruttare questa opportunità per aderire al trattato senza indugio”.

Nei referendum per l’annessione di vaste parte del territorio ucraino, il New York Times vede rischi di una deriva atomica della guerra: “Il Cremlino ha segnalato che se la Russia dovesse procedere con l’annessione, anche se nessun altro Paese la riconoscesse, qualsiasi ulteriore azione militare dell’Ucraina in quelle regioni potrebbe essere vista come un attacco alla Russia stessa, giustificando qualsiasi risposta militare della nazione con il più grande arsenale nucleare” al mondo, scrive il giornale in uno dei articoli di prima pagina dedicati al conflitto.

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Inoltre, aggiunge, “accresce la sensazione che la Russia stia alzando la posta” il via libera della Duma alle sanzioni penali per diserzione, resa o rifiuto di eseguire gli ordini durante la “mobilitazione” e la “legge marziale”.

Preoccupazioni di cui si discute negli incontri a margine dell’Assemblea generale dell’Onu: “Resta però tutt’altro che chiaro come uno qualsiasi dei leader mondiali riuniti a New York possa essere in grado di influenzare Putin, che ha scelto di non partecipare all’assemblea, o cosa le Nazioni Unite potrebbero decidere di fare questa settimana, per quanto sia forte, ma universale, la rabbia contro Putin”.

La parola ai generali 

“La linea rossa è ormai ampiamente superata”. Il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, think tank nel settore dell’analisi strategica della sicurezza, non ha mai nascosto la sua preoccupazione su una escalation militare e nucleare nel conflitto in Ucraina, dopo l’invasione russa avvenuta a febbraio scorso e soprattutto dopo le minacce del Cremlino sul possibile uso di armi nucleari. “E’ un momento grave e potrebbe evolvere in maniera incontrollabile – osserva Tricarico in una intervista a Askanews -. Perché è cambiata la stessa concezione della minaccia nucleare che da strumento di dissuasione, quale è stata finora, sta diventando un’arma di ricatto da parte di Putin nei confronti dell’Occidente”.

 La parola al generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato maggiore della Difesa: quella dell’uso delle armi atomiche, afferma. “Non è un bluff, ma un ulteriore passo avanti nella scellerata operazione speciale di Mosca. Molti riservisti però non vedono un fucile da anni, devono essere addestrati ed equipaggiati. La capacità militare sul campo non otterrà rinforzi significativi. L’esercito russo è in difficoltà anche con i rifornimenti di materiale bellico, tanto che compra munizioni dalla Corea del Nord”. “La Russia dispone di due tipi di armi nucleari. Quelle tattiche vanno da 0,6 a 2 Kiloton, l’equivalente di 600-2.600 tonnellate di tritolo e possono spazzare via un intero agglomerato urbano o una città. Quelle strategiche si misurano in megaton. Se le utilizza anche l’avversario allora è guerra totale nucleare”.

La minaccia di un attacco nucleare mirato agitata da Putin per cancellare ogni tipo di resistenza è considerata concreta anche da Andrea Margelletti, esperto di geopolitica, presidente del Ce.S.I.-Centro studi internazionali e consigliere per le politiche di sicurezza e di contrasto al terrorismo del ministro della Difesa. “Se i russi non sfondano nel Donbass si profila il rischio di un impiego di un’atomica tattica come quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki”, ha affermato Margelletti a maggio. Ora, appunto, lo scenario è cambiato, con i russi in ritirata da alcune città nel nord-est dell’Ucraina. “Dopo l’atomica tattica c’è quella strategica che può distruggere un’intera nazione – continua l’esperto geopolitico -. Ma a quel punto sarebbe l’inizio della fine del mondo, perché appena Putin sgancia la sua atomica un’altra di pari o superiore potenza gli arriva a Mosca. E se comincia la guerra globale muore l’umanità”.

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