Ucraina, il sindaco di Chernihiv: "Città distrutta, non ci siamo mai arresi e siamo pronti a ricostruirla"
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Ucraina, il sindaco di Chernihiv: "Città distrutta, non ci siamo mai arresi e siamo pronti a ricostruirla"

Il sindaco di Chernihiv, Vladyslav Atroshenko, parla della città provata dalla guerra: "Distrutte chiese storiche, lo stadio, la biblioteca, l'edificio della Posta e quello del Comune"

Ucraina, il sindaco di Chernihiv: "Città distrutta, non ci siamo mai arresi e siamo pronti a ricostruirla"
Biblioteca e stadio di Chernihiv
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14 Aprile 2022 - 15.42


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Il sindaco di Chernihiv, Vladyslav Atroshenko, parla all’Adnkronos collegato da una stanza bianca e asettica, in una zona martoriata dalla guerra. “Nessuno ti insegna come comportarsi, quando ti ritrovi ad essere un sindaco in guerra. Non ci sono nozioni, regole da seguire. Semplicemente le bombe ti sorprendono, iniziano a distruggere quello che negli anni hai mantenuto, curato, creato con i tuoi cittadini che da un giorno all’altro fanno la fila per imbracciare le armi e arruolarsi nella difesa territoriale, così giovani, e con gli altri che prendono poche cose e si preparano a lasciarsi alle spalle la propria vita, per scampare a morte certa. La guerra è così, Cernihiv però ha una storia millenaria di resistenza. Non si è mai arresa e oggi ci prepariamo a ricostruirla“.

Atroshenko è il primo cittadino di un territorio distrutto per il 70% dai russi che oggi, liberato il campo, hanno lasciato dietro di sé devastazione, corpi ancora da identificare, civili letteralmente scomparsi sotto bombe che cancellano qualunque cosa si trovi in un raggio di decine di metri.

Inizia a elencare, metodico e placido, la lista della devastazione. “Sono stati distrutti edifici storici, come le due chiese nei pressi del cimitero comunale, una delle quali del patriarcato di Mosca – spiega – A pezzi anche lo stadio della città, che tra l’altro era intitolato all’astronauta russo Jurij Gagarin. E poi la biblioteca per i giovani, un’altra più antica, l’edificio della Posta e quello del Comune, questi ultimi colpiti da due razzi. Quando sono stati distrutti i ponti, è stata distrutta anche la parte storica della città, costruita sulla sponda del fiume Desna”.

Il sindaco che ha avuto il merito di aver fatto brillare Chernihiv, confessa il peso di una responsabilità centuplicata. “Le emozioni non sono più permesse – dice – Un amministratore di una città sotto le bombe deve dare fiducia, speranza, rafforzare lo spirito combattivo delle persone, essere un loro leader che li guidi e un esempio per tutti, non solo per i suoi elettori”.

“L’ho avvertito, quel senso di responsabilità, guardando negli occhi di due ragazzi, uno di 23 e l’altro di 25, gravemente feriti in due diversi attacchi – continua – Scampati alla morte entrambi, operati in condizioni al limite, mi hanno ringraziato per esser rimasto al mio posto, per aver rischiato insieme a loro. E lì più che mai ho capito che stavo lavorando bene. Le emozioni durante la guerra quando vieni bombardato h24 cominciano a sparire, guardi solo al futuro, ma non dimentico i cadaveri in strada, lì per ore, giorni, in attesa che si riuscisse, senza linea telefonica, a chiamare qualcuno per portarli via”.

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