Tovarish Putin e i prezzolati neri. Vademecum per chi si beve la "Guerra patriottica"
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Tovarish Putin e i prezzolati neri. Vademecum per chi si beve la "Guerra patriottica"

La lettura è caldamente consigliata a quanti, più o meno in buona fede, credono nella “Guerra patriottica” scatenata da Putin per “denazificare” l’Ucraina.

Tovarish Putin e i prezzolati neri. Vademecum per chi si beve la "Guerra patriottica"
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7 Aprile 2022 - 14.24


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La lettura è caldamente consigliata a quanti, più o meno in buona fede, credono nella “Guerra patriottica” scatenata da Putin per “denazificare” l’Ucraina. E, sul fronte opposto ma coincidente, a giornalisti, filosofi, opinionisti in mimetica che additano i pacifisti come “al soldo” dello Zar.

Altro che tovarish…

Amicizie pericolose

“Abbiamo chiesto di discutere sulle relazioni che in questi anni Putin ha avuto con diversi partiti della destra europea perché è fondamentale, specie in queste settimane tragiche di guerra, che sia fatta chiarezza sulle gravissime complicità a cui abbiamo assistito” dichiara Pierfrancesco Majorino, coordinatore del gruppo S&D nella Commissione speciale sulle interferenze straniere nei processi democratici, commentando il dibattito su cooperazione e analogie fra il regime di Putin e i movimenti di estrema destra che si è appena svolto in Parlamento Europeo.

“Sono tanti, troppi, in questi anni i casi di interferenza russa e quasi tutti hanno visto il coinvolgimento di partiti di destra: la Lega in Italia, il Rassemblement National in Francia, l`FPO in Austria o AFD in Germania, fino ad arrivare alle posizioni attuali di Orban” continua Majorino “Salvini e Le Pen portano sulle proprie spalle l´enorme responsabilità di aver costruito legami politici pericolosi e oscuri, in queste settimane nelle quali la guerra contro il popolo ucraino porta distruzione e dolore noi pretendiamo che i vari Salvini e Le Pen dicano ‘Su Putin e con Putin abbiamo sbagliato tutto’ “. 

“Il legame di Putin con l`estrema destra europea non è casuale, ed é passato per una comunanza di intenti in nome del sovranismo e del nazionalismo, da sempre la migliore benzina per la guerra, negli anni si è tentato di costruire una sorta di internazionale sovranista, con Putin come punto di riferimento assoluto, che ha avuto come peggior nemico l´Europa libera e democratica. Ora è arrivato il momento di smascherare e rompere questi legami.” Conclude Majorino ” La guerra di Putin sta portando morte, distruzione e Putin è un pericoloso carnefice che colpisce degli innocenti e reprime il dissenso interno. Tutte cose rispetto alle quali ci devono e ci dovranno essere comportamenti limpidi.”

Putiniani in camicia nera

Altra lettura caldeggiata da Globalist: il report di Maurizio Stefanini per linkiesta.it.

Scrive tra l’altro Stefanini: “Negare che ci furono componenti del nazionalismo ucraino che collaborarono col nazismo è impossibile: sarebbe come negare che Stalin abbia fatto con Hitler l’alleanza che scatenò l’aggressione alla Polonia. Il punto, però, è che oggi queste accuse di nazismo sono fatte a un Paese il cui presidente Volodymyr Zelensky è lui stesso ebreo. Tant’è che lo scorso ottobre il vice-presidente del Consiglio di Sicurezza Russo Dmitry Medvedev usò contro di lui toni antisemiti, in una lettera al giornale Kommersant dove spiegava che proprio in quanto ebreo il presidente ucraino era per definizione estremista, corrotto e sotto il controllo straniero. 

Quindi, ripetere «l’Ucraina è un Paese nazista» significa dire «un Paese con un presidente ebreo ha come ideologia lo sterminio di tutti gli ebrei». Evidentemente, un assurdo in termini. L’errore, però, è di dare al termine nazista il senso che ha nella maggior parte delle lingue. Il politologo ucraino Visiting Fellow all’austriaco Institute for Human Sciences, uno dei più importanti esperti europei   nel campo delle relazioni tra Putin e i movimenti populisti e autore di un testo fondamentale sui rapporti tra Putin e destra radicale, Anton Shekhovtsov ha infatti spiegato che «nella retorica risalente ai tempi dell’Urss fascista significa semplicemente nemico della Russia. Se un fascista diventa amico, allora cessa di essere considerato fascista. Per definizione». […].

Già nel settembre del 2013 il Fronte Nazionale di Adriano Tilgher aveva riempito Roma di manifesti «Io sto con Putin» dal fortissimo tono omofobo. Come spiegò lo stesso Tilgher, «Putin ha assunto posizioni coraggiose, contro la potentissima lobby gay che, con un’azione capillare, punta quasi a colpevolizzare chi omosessuale non è, e contro le centrali finanziarie mondiali che vogliono la guerra in Siria. Noi stiamo con Putin, senza se e senza ma: un attacco in Siria aprirebbe le porte a un conflitto mondiale e la posizione russa rappresenta un argine contro l’irresponsabilità di Obama e di tutti i guerrafondai». Risale invece al 4 dicembre del 2013 un’intervista di Roberto Fiore alla Voce della Russia in cui il leader di Forza Nuova esprimeva sostegno a Putin in chiave anti-immigrazione. 

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Ma il 5 giugno 2008 Russia Today aveva definito lo stesso Fiore «un terrorista fascista pericoloso». 

In Tango Noir Shekhovtsov attesta che Fiore tra 2012 e 2014 avrebbe tenuto il piede su due staffe: cercando di fare affari in Russia, tanto da incontrare il vice premier russo Arkady Dvorkovich all’International Business Forum Italia Russia; e nel contempo mantenendo i già citati rapporti con l’estrema destra ucraina. Ma quando il 20 dicembre 2014 Forza Nuova convoca a Milano una riunione di gruppi di estrema destra da tutta Europa per costruire quella che viene esplicitamente definita «un’alleanza strategica pro Putin» il movimento di Fiore vanta invece di avere con Putin «rapporti decennali». 

Ex terrorista di Terza posizione condannato per banda armata, latitante a Londra e poi presidente della lega dei movimenti nazionalisti europei, Fiore nel novembre del 2013 ha promosso con sponsorizzazione russa un incontro sulla limitazione della libertà di espressione in Europa in chiave omofoba; dal 29 agosto al primo settembre 2014 è stato a un evento in Crimea, presentando un appello contro le sanzioni europee alla Russia; il 12 e 13 settembre 2014 ha a partecipato a Mosca a una due giorni di convegni sponsorizzati da Cremlino e Duma in difesa della famiglia tradizionale. Il 17 maggio del 2015 tornerà a Mosca a dire che la stessa Mosca «è la terza Roma», secondo lo slogan del nazionalismo russo.

Nel marzo 2015 ancora Fiore è stato tra i leader di dieci movimenti europei di estrema destra invitati a San Pietroburgo a un «Forum internazionale conservatore russo» patrocinato dal Cremlino. Con lui Luca Bertoni, un fedelissimo di Salvini che rappresenta l’associazione leghista Lombardia-Russia; e Irina Osipova, un’italo-russa già candidata alle comunali a Roma con Fratelli d’Italia. Un’inchiesta dell’Espresso nell’ottobre del 2017 collega questo evento a un giro di arruolamento di mercenari di estrema destra italiani per il Donbass, in cui ricompare il nome del solito Palmeri. Il servizio riassume: «un plotone di fascisti e di neonazisti italiani che combattono in Ucraina, schierati in prima linea contro il governo di Kiev sostenuto dalla Nato…”.

Così Stefanini.

L’information warfare

Terza preziosa lettura. L’inchiesta di Noia Mickhelidze pubblicata da affarinternazionali.it: (Traduzione dall’originale in inglese a cura di Flavia Fusco, stagista del programma Mediterraneo e Medio Oriente dello IAI).

“La strategia di information warfare della Russia – spiega l’autrice – consta di una serie di strumenti parte di un approccio integrato che  vanno dalla disinformazione all’ingerenza nella politica di altri Paesi (al fine di condizionarne le policy), dall’indebolimento della fiducia popolare e nelle istituzioni democratiche (soprattutto euro-atlantiche) fino a campagne coordinate per influenzare uno o più aspetti specifici delle politiche dell’Unione europea e della Nato.

La narrativa della disinformazione contro le istituzioni euro-atlantiche si sviluppa a partire da due presupposti principali: “l’Ue è la patria dell’avidità, delle false credenze, del degrado morale e della russofobia“, mentre “la Russia è l’unico custode dei valori conservatori europei”; e “la Nato è una finzione, uno strumento di espansione militare verso l’Est e l’incarnazione vivente di un cinico tradimento delle promesse fatte all’Unione sovietica”. Per diffondere questa narrazione, il Cremlino ha iniziato ad avere come interfaccia quei partiti europei che cercano di compromettere la coesione politica all’interno dell’Ue e dell’Alleanza atlantica, spezzando i legami di queste organizzazioni con i Paesi limitrofi e infiammando i sentimenti antioccidentali.

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Così facendo, l’establishment politico russo ha costruito i suoi legami con la Lega in Italia, il Front National in Francia, Jobbik in Ungheria, il Partito della Libertà (Fpö) in Austria, Alba Dorata in  Grecia e  altri partiti o movimenti di estrema destra in Europa. Ma, come detto, non si tratta solo di assistere finanziariamente le forze politiche di destra in tutta Europa, ma anche, più in generale, di interferire negli affari politici interni dei Paesi occidentali, come nel caso del referendum sulla Brexit in Gran Bretagna dell’accordo di Prespa tra Atene e Skopje.

Il caso Lega/Savoini in Italia

In riferimento all’Italia, attualmente la procura di Milano sta indagando su uno schema illecito tra la Russia e la Lega dell’ex vicepremier Matteo Salvini per ottenere finanziamenti in vista della campagna elettorale per le europee del maggio 2019. Il finanziamento doveva essere fornito attraverso operazioni di esportazione di petrolio russo artificialmente sottocosto, lasciando spazio per un’allocazione di “valore aggiunto” ad un falso intermediario, che poi doveva essere segretamente convogliato alla Lega. Secondo i media italiani e BuzzFeed – che per prima ha rivelato la rete di contatto – questo schema è stato discusso tra un rappresentante della Lega (Gianluca Savoini) personalità russe strettamente legate al Cremlino durante un incontro a Mosca, all’Hotel Metropol. Nella registrazione audio ottenuta da BuzzFeed, si può sentire Savoini promettere sostegno politico alla Russia per “interessi comuni” tra il Cremlino e i partiti di estrema destra europei.

Non sappiamo come si evolverà l’indagine su Savoini e la Lega. Ma l’affinità ideologica tra il Cremlino e il Carroccio è evidente. Mosca ha a lungo incoraggiato sentimenti nazionalisti e anti-Ue in Europa per erodere la fiducia e la cooperazione tra gli Stati membri dell’Unione. Questa politica è stata condivisa da Matteo Salvini, che ha continuato a promuovere una narrazione basata su una presunta necessità di “riprendere” il controllo da Bruxelles, enfatizzando le virtù della sovranità nazionale su quelle del multilateralismo e dell’integrazione europea.

Dietro l’Ibiza Gate in Austria

Un altro caso di rilievo è quello dell’Austria, dove alcuni mesi fa, appena una settimana prima delle elezioni europee, il governo è caduto sotto i colpi di uno scandalo russo, il cosiddetto Ibiza Gate. Il cancelliere Sebastian Kurz ha chiesto nuove elezioni a seguito della pubblicazione di un video che mostra Heinz-Christian Strache, allora suo vice e leader dell’Fpö, tentare di scambiare appalti pubblici con donazioni di un oligarca russo. Proprio in questi giorni Strache ha annunciato la volontà di lasciare la politica, dopo un crollo di circa 10 punti percentuali nelle elezioni anticipate del 29 settembre.

L’intesa di Strache con il Cremlino risale al 2016, anno in cui Russia Unita, il partito di Putin, e l’Fpö conclusero un accordo di collaborazione. Il testo è stato firmato da Strache e Sergey Zheleznyak, segretario generale aggiunto di Russia Unita, il quale figura nell’elenco delle persone colpite dalle sanzioni europee per l’annessione russa della Crimea. A suo parere, Strache è stato tra quelli che hanno sostenuto il referendum in Crimea e non hanno avuto paura di cooperare con la Russia ed essere critici nei confronti delle politiche dell’Unione.

In realtà, prima di questo scandalo, e precisamente nel 2017, i russi stavano già interferendo negli affari austriaci con l’obiettivo politico di indebolire il partito di Kurz in vista delle elezioni presidenziali. La campagna ha coinvolto i siti Facebook e YourNewsWire.com che hanno postato foto e video che accusavano il leader dei popolari di sostenere l’immigrazione dai Paesi islamici.

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L’ingerenza nell’accordo fra Grecia e Macedonia del Nord

L’11 luglio 2018, la Nato ha invitato la Macedonia del Nord ad avviare i colloqui di adesione per diventare il trentesimo membro dell’Alleanza. Un mese prima, e cioè il 12 giugno 2018, la Grecia e l’allora ex Repubblica jugoslava di Macedonia avevano siglato l’accordo di Prespa, risolvendo una disputa trentennale sul nome di quest’ultima e aprendo la strada all’adesione della Macedonia del Nord sia alla Nato sia all’Ue. Questa è stata una vittoria chiave sia per Skopje sia per l’Occidente, ma in Russia è stata percepita piuttosto come una sconfitta. Nel corso dei negoziati, Mosca ha infatti tentato di influenzare l’esito del referendum e impedire alla Macedonia di allinearsi ulteriormente con l’Occidente.

Nel Paese balcanico, alcuni funzionari hanno accusato gruppi online sostenuti dalla Russia di diffondere fake news e post su Facebook per aumentare le divisioni sociali, ridurre la partecipazione e amplificare la rabbia pubblica. Nel periodo precedente la firma dell’accordo di Prespa e il referendum sul nome, centinaia di nuovi siti web hanno fatto appello al boicottaggio della consultazione e decine di post su Facebook hanno esortato gli elettori a bruciare le schede elettorali. Allo stesso tempo, la Russia ha sostenuto le attività di destra e le cosiddette associazioni patriottiche come la Fratellanza Cristiana, il Moto Club Night Wolves e il partito politico filorusso United Macedonia.

Secondo le autorità greche, la Russia avrebbe usato i tentativi di Atene di risolvere la questione del nome per frammentare il governo di coalizione di Syriza guidato da Alexis Tsipras e sostenere finanziariamente i partiti dell’estrema destra come Alba Dorata. Mosca avrebbe poi usato la Chiesa greco-ortodossa per amplificare l’opera di creazione del dissenso in Grecia sulla questione del nome. Particolarmente problematico è stato inoltre il denaro russo ai monaci della penisola del Monte Athos volto ad assicurare la loro fedeltà alla causa russa. In seguito a questo episodio, Atene ha interdetto l’accesso a quattro diplomatici russi dopo averli accusati di fomentare la propaganda dell’opposizione.

Obiettivo creare sfiducia nelle istituzioni


Questi sono solo alcuni esempi dell’ingerenza russa negli affari europei. Molto di più può essere detto a proposito dell’attivismo del Cremlino per la promozione di campagne di disinformazione su questioni come il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Ue, il voto di indipendenza della Catalogna o le elezioni federali tedesche del 2017.

Nel corso degli anni, il sostegno della Russia a partiti, gruppi e associazioni di estrema destra è stato funzionale al rafforzamento della posizione degli euroscettici in tutta Europa al fine di indebolire le istituzioni euro-atlantiche e allargare le divisioni politiche all’interno di queste organizzazioni; ma anche al cambio di passo dell’approccio dell’Unione europea verso il regime di Putin, nella speranza di contribuire al graduale ritorno di Bruxelles al business-as-usual con Mosca. L’obiettivo generale, però, resta quello di fomentare la sfiducia e compromettere la fede nelle istituzioni democratiche e nella democrazia stessa”.

L’inchiesta è stata pubblicata il 3 ottobre 2019. Ma sembra oggi.

Post scriptum. Nel febbraio del 2011 la Russia ha cancellato dal suo vocabolario il termine tovarish, la parola più pronunciata per quasi 80 anni nel paese più grande del mondo. A quel tempo il presidente della Russia era Dmitrij Medvedev, e primo ministro Vladimir Putin. Poi i ruoli si sono invertiti. 

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