Ucraina, Camporini: "Il ruolo di garante dell'Italia è prestigioso, ma anche rischioso"
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Ucraina, Camporini: "Il ruolo di garante dell'Italia è prestigioso, ma anche rischioso"

Il generale Vincenzo Camporini, ex Capo di Stato maggiore della Difesa, ha commentato il ruolo di garante della sicurezza che dovrebbe ricoprire l'Italia: "Siamo ritenuti capaci e affidabili, ma l'impegno è gravoso"

Generale Vincenzo Camporini
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1 Aprile 2022 - 11.07


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Nell’ultimo round dei colloqui è emersa la volontà dell’Ucraina di avere l’Italia tra i i possibili garanti del sistema di sicurezza. Il generale Vincenzo Camporini, ex Capo di Stato maggiore della Difesa, è però scettico: “È un ruolo molto delicato. E di Mosca c’è poco da fidarsi”. Entrare a far parte di un team internazionale di garanzia è sicuramente prestigioso, sottolinea il generale, ma si tratta anche di “un impegno gravoso con dei rischi“, e questo “va spiegato all’opinione pubblica italiana”.

Vincenzo Camporini sottolinea che il sistema di sicurezza proposto da Kiev nel corso dei negoziati di Istanbul prevede un meccanismo simile a quello codificato dall’articolo 5 del Patto atlantico, un sistema cioè che stabilisce l’intervento militare immediato da parte dei Paesi garanti in caso di aggressione del Paese garantito. Situazione che il generale definisce “spinosa”. Della Russia, infatti, “visti i precedenti, c’è poco da fidarsi”.

Secondo Camporini l’Italia potrebbe avere un compito “certamente di rilievo se le viene riconosciuto un ruolo istituzionalmente inserito all’interno di un team internazionale”, però bisogna anche mettere in conto il rischio di essere coinvolti. E, precisa il generale, “un conto è una presa di posizione, un conto sono i fatti”. Per l’Italia sarebbe sicuramente un ruolo di grande prestigio quello di affiancare altri Paesi ritenuti “capaci e affidabili”. Tuttavia, questo sarebbe anche “un impegno gravoso” che comporta anche dei rischi. E questo va spiegato all’opinione pubblica. È importante che capisco l’impegno che il nostro Paese assumerebbe.

Alla domanda se è pensabile una forza di interposizione come l’Unifil in Libano l’ex Capo di Stato maggiore della Difesa ha spiegato che “sono concetti diversi. Le forze dell’Onu possono essere dispiegate solo con l’accordo dei due contendenti e il sì dei cinque membri del Consiglio di sicurezza di cui fa parte anche la Russia – conclude – ognuno ha diritto di veto, quindi è facile tirare le conclusioni”.

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