Un mese di guerra: 4 milioni di bimbi sfollati. Cartoline dall'inferno ucraino
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Un mese di guerra: 4 milioni di bimbi sfollati. Cartoline dall'inferno ucraino

Secondo l'Ohchr, 78 bambini sono stati uccisi e 105 sono stati feriti in Ucraina dall'inizio della guerra il 24 febbraio. Ma queste cifre rappresentano solo i casi che le Nazioni Unite sono state in grado di confermare

Un mese di guerra: 4 milioni di bimbi sfollati. Cartoline dall'inferno ucraino
Guerra in Ucraina
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

24 Marzo 2022 - 16.04


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Non sono numeri, per quanto impressionanti. Sono esseri umani. I più indifesi tra gli indifesi: i bambini.

Milioni di piccoli sfollati

Un mese di guerra in Ucraina ha portato allo sfollamento di 4,3 milioni di bambini – più della metà del numero stimato di 7,5 milioni di bambini del paese. Questo numero include più di 1,8 milioni di bambini che hanno raggiunto i paesi vicini come rifugiati e 2,5 milioni che sono ora sfollati interni in Ucraina. 
“La guerra ha causato uno dei più rapidi sfollamenti su larga scala di bambini dalla Seconda Guerra Mondiale”, ha dichiarato il Direttore generale dell’Unicef Catherine Russell. “Questo è un triste risultato che potrebbe avere conseguenze durature per le generazioni a venire. La sicurezza dei bambini, il loro benessere e l’accesso ai servizi essenziali sono tutti minacciati da una orribile violenza senza sosta”.  

Secondo l’Ohchr, 78 bambini sono stati uccisi e 105 sono stati feriti in Ucraina dall’inizio della guerra il 24 febbraio. Ma queste cifre rappresentano solo i casi che le Nazioni Unite sono state in grado di confermare, e il vero bilancio è probabilmente molto più alto.  

La guerra ha anche avuto conseguenze devastanti sulle infrastrutture civili e sull’accesso ai servizi di base. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), per esempio, ha riportato 52 attacchi che hanno colpito le strutture sanitarie in tutto il paese nelle ultime quattro settimane, mentre il Ministero dell’Istruzione e della Scienza dell’Ucraina ha riportato danni a più di 500 strutture per l’istruzione. Si stima che 1,4 milioni di persone ora non abbiano accesso all’acqua potabile, mentre 4,6 milioni di persone hanno un accesso limitato all’acqua o sono a rischio di rimanere tagliate fuori. Più di 450.000 bambini tra i 6 e i 23 mesi hanno bisogno di sostegno alimentare integrativo.  

 L’Unicef ha già osservato una riduzione della copertura vaccinale per le vaccinazioni di routine e per quelle infantili, compresi il morbillo e la polio. Questo potrebbe portare rapidamente a focolai di malattie prevenibili con i vaccini, specialmente nelle aree sovraffollate dove la gente si rifugia dalla violenza. 
“In poche settimane, la guerra ha prodotto una tale devastazione per i bambini dell’Ucraina”, ha dichiarato Russell. “I bambini hanno urgente bisogno di pace e protezione. Hanno bisogno dei loro diritti. L’Unicef continua a chiedere un cessate il fuoco immediato e la protezione dei bambini dai pericoli.

Le infrastrutture essenziali da cui dipendono i bambini, compresi gli ospedali, le scuole e gli edifici che ospitano i civili, non devono mai essere attaccate”. 

L’Unicef e i suoi partner stanno lavorando per raggiungere i bambini in Ucraina e nei paesi vicini con l’assistenza umanitaria. In Ucraina, l’Unicef ha consegnato forniture mediche a 49 ospedali in 9 regioni – tra cui Kiev, Kharkiv, Dnipro e Leopoli – migliorando l’accesso ai servizi sanitari per 400.000 madri, neonati e bambini. L’Unicef continua a distribuire acqua e articoli per l’igiene nelle comunità sotto assedio. Inoltre, l’Unicef sta aumentando il numero di team mobili di protezione dell’infanzia che lavorano nelle zone di conflitto intenso da 22 a 50 e ha consegnato 63 camion di forniture salvavita per sostenere i bisogni di oltre 2,2 milioni di persone. Nelle prossime settimane, l’Unicef inizierà i trasferimenti di emergenza in denaro alle famiglie più vulnerabili e creerà spazi a misura di bambino in località cruciali del paese. 

Per proteggere e sostenere i milioni di bambini e famiglie che sono fuggiti dall’Ucraina, l’Unicef e l’Unhcr, in collaborazione con i governi e le organizzazioni della società civile, hanno creato i “Blue Dots”, spazi sicuri per bambini e donne. I “Blue Dots” forniscono informazioni chiave alle famiglie che si spostano, aiutano a identificare i bambini non accompagnati e separati e assicurano la loro protezione. Forniscono anche un hub per i servizi essenziali. I “Blue Dots” sono già stati istituiti nei paesi che ospitano bambini e donne ucraini e saranno ampliati nei prossimi giorni, compresi oltre 20 in Polonia. 

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Nonostante gli sforzi intensi per garantire un accesso umanitario sicuro, rapido e senza ostacoli, rimangono sfide significative nelle aree più colpite del paese. 

Così l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia.

Tragico bilancio

Secondo l’Onu sono almeno 925 i civilirimasti uccisi in Ucraina dal 24 febbraio scorso. E’ questo il bilancio aggiornato diffuso dall’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani al 26esimo giorno di guerra dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Tra le vittime vi sono almeno 137 donne, 39 bambini, 11 ragazze e 25 ragazzi. I feriti sono almeno 1.496.

I bombardamenti hanno inoltre danneggiato più di 411 istituzioni educative (scuole in primis), 63 delle quali sono state completamente distrutte. Danni maggiori a Donetsk (119), Charkiv (77), Mykolaivska (30), Sumy (28), Kievska (35), Kherson (21) e Kiev (24). Più di 11 ospedali e 3 centri di riabilitazione sono stati bombardati, anche quelli che ospitano bambini con disabilità.Continua a lavorare h24 l’ospedale pediatrico di Kiev dove medici e infermieri vivono lì da settimane. Fra i ricoverati – così come riporta l’agenzia Aska – un ragazzino di 13 anni miracolosamente sopravvissuto alla pioggia di proiettili che ha colpito la macchina su cui viaggiava con suo padre e un cugino di 6 anni. Lui è l’unico ad esserne uscito vivo. “La sua faccia era ferita, mascella, naso e gamba rotti – dice la madre – è stato colpito al braccio, in due punti alle gambe e aveva un proiettile o due nella schiena“.

Hanno trovato un ordigno esplosivo e, non riconoscendolo, si sono messi a giocare. Ma la mina è esplosa e i 3 ragazzi di 15, 13 e 12 anni sono ora ricoverati in gravi condizioni nel villaggio di Obilne, vicino a Zaporizhzhia. Lo riferisce il Servizio di emergenza ucraino, come riferisce Ukrinform. I militari ricordano che i russi usano mine antiuomo, anche quelle cosiddette «a farfalle» che possono essere di vari colori. Un altro pericolo, avvertono sempre i militari, sono gli ordigni inesplosi che «possono sembrare un giocattolo, un telefono cellulare, una penna a sfera: qualsiasi oggetto può essere riempito di esplosivo». 

Sei milioni di bimbi a rischio, uno su cinque è all’estero”

Secondo Save the Children ad oggi circa sei milioni di bambini sono intrappolati all’interno dell’Ucraina e sono in grave pericolo a causa dei crescenti attacchi a scuole e ospedali. Molti di loro sono al riparo all’interno di edifici che rischiano di essere attaccati da un momento all’altro, in pericolo di essere feriti o perdere la vita, senza cibo, acqua pulita e assistenza sanitaria. Le aree urbane di tutto il Paese sono state ripetutamente bombardate, intere strade sono state ridotte in macerie. Almeno 464 scuole e 43 ospedali sono stati danneggiati. L’incessante bombardamento ha costretto almeno un bambino su cinque in Ucraina, più di 1,5 milioni, a fuggire dal Paese, mentre quasi 6 milioni sono rimasti all’interno.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), quasi la metà di tutti gli attacchi ai sistemi sanitari nel mondo quest’anno sono avvenuti in Ucraina, pari a 43 attacchi su un totale di 89. “Se le forze armate continueranno a colpire con bombe e proiettili strutture sanitarie, migliaia di bambini e donne incinte che vivono ancora in Ucraina rimarranno senza l’assistenza sanitaria che può salvare le loro vite”, scrive Save the Children.

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“Fino a sei milioni di bambini in Ucraina rimangono in grave pericolo, mentre ormai siamo quasi arrivati ad un mese di guerra. Siamo estremamente preoccupati dalle notizie secondo cui attacchi e intensi bombardamenti avrebbero danneggiato più di 460 scuole in tutto il Paese e oltre 60 ora sono completamente distrutte. La scuola dovrebbe essere un rifugio sicuro per i bambini, non un luogo di paura, dove ogni giorno possono essere feriti o morire”, ha dichiarato Pete Walsh, direttore di Save the Children in Ucraina.E ancora: “Le strade ucraine sono un campo di battaglia. Almeno 59 bambini sono già stati uccisi nell’escalation della violenza, secondo le Nazioni Unite, ma in base a quanto riportato dai media potrebbero essere oltre 100. Tutto ciò è inaccettabile. Anche la guerra ha le sue regole e sono molto chiare: i bambini non possono essere un bersaglio, e nemmeno gli ospedali o le scuole. Dobbiamo proteggere i bambini in Ucraina a tutti i costi. Quante altre vite devono essere perse prima che questa guerra finisca?”.

Mentre i combattimenti sono in corso, gli obblighi legali internazionali impongono di prendere tutte le precauzioni necessarie per proteggere i civili e gli obiettivi civili, comprese le scuole e gli ospedali, che sono protetti dal diritto umanitario internazionale. Le parti devono proteggere e tutelare le scuole, gli studenti e il personale educativo e astenersi dall’utilizzo militare delle strutture educative. Dovrebbe essere evitato anche l’uso di armi esplosive nelle aree popolate in quanto rischia di nuocere gravemente ai civili, in particolare ai bambini. Ma attualmente sono proprio queste le principali cause di danni ai civili”, si legge nel comunicato di Save the Children. Save the Children opera in Ucraina dal 2014, fornendo aiuti umanitari essenziali ai bambini e alle loro famiglie. Ciò include sostenere il loro accesso all’istruzione, fornire supporto psicosociale, distribuire kit per l’inverno e kit igienici e fornire sovvenzioni in denaro alle famiglie in modo che possano soddisfare i bisogni di base come cibo, affitto e medicine, o possano investire nell’avvio di nuove attività.

“Bambini deportati in Russia”

Il ministero degli Esteri ucraino accusa la Russia di aver sequestrato migliaia di bambini nella regione occupata del Donbass, dove il Cremlino ha riconosciuto due Repubbliche autonome. Mosca avrebbe “illegalmente deportato” in Russia almeno 2.389 bambini.

Ciao piccola Kateryna, ora danza in cielo

Kateryna aveva 11 anni. È morta sotto le macerie di Mariupol, come ha annunciato la sua allenatrice Anasatasia Mshchanenkova. Kateryna Dyachenko sognava di diventare una ginnasta della ritmica e di partecipare alle Olimpiadi per il suo Paese. “Non pensavo che queste cose potessero accadere nel XXI secolo. Questa meravigliosa, giovane ginnasta è morta a Mariupol. È ingiusto quando i bambini innocenti muoiono. Non ho parole, solo dolore”, ha scritto sui social la sua allenatrice postando una foto dello scorso dicembre scattata con la 11enne.

La ragazzina è morta, secondo il media Hromadske, a causa di un bombardamento martedì scorso. La sua casa è stata rasa al suolo, lei è rimasta sotto le macerie con il padre, morto anche lui, mentre la madre e il fratello si sono salvati miracolosamente pur riportando ferite gravi. Per entrambi al momento non sarebbero possibile uscire dalla città martoriata, sono intrappolati insieme ad altre migliaia di persone.

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“Aveva molti sogni Katya e una vita fantastica davanti a lei — ha commentato un giudice di ginnastica ritmica, Lidia Vynogradna, che aveva visto l’11enne in una gara a Leopoli — Ma non potrà mai più esibirsi di nuovo. È morta. È morta solo perché era sulla strada dell’esercito russo che vuole ridurre in cenere questa eroica città di Mariupol. Non sarà nemmeno seppellita – ha aggiunto – Nessuno potrà visitarla al cimitero. Nella mia testa c’è solo l’immagine di una bambina chiusa in una busta di plastica e seppellita in giardino. Questo è l’unico modo in cui le persone possono essere seppellite ora. È davvero immaginabile tutto ciò nel ventunesimo secolo?”.

Spari contro gli autobus

Gli autobus che stavano evacuando bambini da Mariupol. A denunciarlo il governatore della regione di Zaporizhzhia, Olexandr Starukh, citato dalla Bbc, che sostiene che siano stati proprio presi di mira dai russi. Secondo il governatore, “quattro bambini sono stati portati in ospedale” e due sarebbero in “condizioni gravi”. “A Mariupol, il numero delle vittime civili cresce ogni giorno e al 21 marzo supera le 3.000 persone” ha detto il comandante del reggimento Azov, il maggiore Denis Prokopenko, alla Cnn, in un’intervista ripresa dal canale Telegram del battaglione Azov. “Nessuno – ha aggiunto – può dire il numero esatto dei morti, poiché le persone vengono sepolte in fosse comuni, senza nome. Molti corpi vengono lasciati per le strade senza sepoltura. Alcuni rimangono sotto le macerie, sepolti vivi”.

L’arcivescovo: “Questo è un genocidio”

“La città di Mariupol sta vivendo un vero genocidio. La gente muore non solo a causa delle armi nemiche ma anche per l’odio… Centinaia di persone muoiono di fame, e non solo nella città ma anche nei suoi dintorni” denuncia l’arcivescovo di Kiev Sviatoslav Shevchuk nel 26esimo giorno di guerra in Ucraina. “Sui territori temporaneamente occupati si stanno perpetrando veri crimini contro l’umanità. Riceviamo quotidianamente notizie di una vera catastrofe umanitaria, di omicidi, saccheggi, stupri”, denuncia ancora Shevchuk.

Nel quotidiano videomessaggio, l’arcivescovo di Kiev racconta: “Stanotte in Ucraina il sangue è stato versato nuovamente. Le nostre città e i nostri villaggi hanno di nuovo tremato per i bombardamenti. E ancora una volta, fino ai cieli, alle orecchie di Dio, dalla terra ucraina si sono alzate le grida, i gemiti, il pianto”.

“Le persone – racconta Shevchuk stanno protestando contro i loro stupratori e assassini. E fanno capire che Kherson e le altre città dell’Ucraina, che sono oggi occupate, sono l’Ucraina e vogliono vivere in uno stato ucraino indipendente e libero. Chiedo a tutti noi di pregare per quelle persone che, con la forza, vengono deportate dall’Ucraina in Russia. Siamo di nuovo testimoni di un’ondata di deportazione forzata dei cittadini ucraini in un altro Stato. Nessuno di noi sa quale destino li attende perché loro non lo possono decidere da soli”.

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