Ucraina, Kiev respinge il ricatto russo sui corridoi umanitari: "Mariupol non si arrende"
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Ucraina, Kiev respinge il ricatto russo sui corridoi umanitari: "Mariupol non si arrende"

Il capo del Centro di controllo della difesa nazionale russo Mikhail Mizintsev aveva lanciato l'ultimatum, chiedendo la resa della città per salvare i cvili. Kiev ha respinto la richiesta russa

Ucraina, Kiev respinge il ricatto russo sui corridoi umanitari: "Mariupol non si arrende"
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21 Marzo 2022 - 09.50


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A Mariupol imperversa la guerra, non si fermano i combattimenti, e si allontana la possibilità di un cessate il fuoco per permettere i corridoi umanitari. Il capo del Centro di controllo della difesa nazionale russo Mikhail Mizintsev aveva lanciato un ultimatum ai militari ucraini affinché lasciassero la città, in cambio di una tregua per permettere i corridoi umanitari. Ma Kiev ha respinto la richiesta. La vicepremier Iryna Vereshchuk ha infatti dichiarato che “la resa non è un’opzione” e ha chiesto che “le forze russe consentano immediatamente
un passaggio sicuro”.

“Russia e Ucraina hanno approvato un percorso per l’evacuazione dei cittadini da Mariupol verso un territorio controllato da Kiev. Mosca suggerisce di dichiarare un cessate il fuoco temporaneo dalle 9.30 ora di Mosca di lunedì”, aveva affermato Mikhail Mizintsev. “La Russia apre corridoi umanitari da Mariupol verso est e in coordinamento con la parte ucraina verso ovest alle 10 di domani – aveva ribadito – il via al cessate il fuoco da parte di entrambe le parti è segnato dall’alzarsi di bandiere: rosso da parte russa e bianco da parte ucraina. Mosca aspetta da Kiev una risposta alle misure proposte sull’evacuazione dei civili da Mariupol entro le 3.00 (ora italiana) di lunedì”.

“Organizzazioni internazionali vengano a Mariupol” “Stiamo inviando un appello ufficiale all’Onu, all’Osce, al Comitato Internazionale della Croce Rossa e ad altre organizzazioni internazionali, i cui rappresentanti invitiamo” a partecipare alle operazioni di evacuazione “direttamente sul campo, cioè nella città di Mariupol” facendo parte “di convogli umanitari, sia della parte russa che ucraina”, aveva poi spiegato il capo del Centro di controllo della difesa nazionale russo.

La Russia aveva lanciato un ultimatum – attraverso le parole di Mizintsev – “a tutte le formazioni militari ucraine affinché lasciassero Mariupol lunedì, senza armi e munizioni”. “La procedura per lasciare la città è organizzata come segue. Tra le 10 e mezzogiorno di domani, tutte le formazioni militari ucraine e i mercenari stranieri senza eccezioni, senza armi e munizioni, devono uscire utilizzando il percorso concordato con l’Ucraina”, aveva sostenuto.

“Chiediamo alle autorità di Kiev di tornare in sé e fare marcia indietro rispetto alle istruzioni precedenti che obbligano i combattenti a sacrificarsi e diventare ‘i martiri di Mariupol’ – aveva proseguito – Inoltre, insistiamo con la richiesta di una risposta scritta ufficiale da parte ucraina entro le 5:00 per salvare i residenti di Mariupol e le infrastrutture della città”.

“Mariupol può essere distrutta fisicamente ma spiritualmente non si arrenderà mai. Putin si sta vendicando perché la città non si è arresa nel 2014 e lo sta facendo sulla gente comune che voleva vivere in modo indipendente”. Così la vicepremier ucraina Irina Vereshchuk a “Zona Bianca” su Retequattro. La Vereshchuk ha quindi respinto la richiesta di Mosca affermando che “la resa non è un’opzione”. E aggiungendo che l’Ucraina “chiede che le forze russe consentano immediatamente un passaggio sicuro”.

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