Russia-Cina: un patto per dominare la scena mondiale
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Russia-Cina: un patto per dominare la scena mondiale

Il Presidente cinese Xi Jinping e il Presidente russo Vladimir Putin hanno firmato ieri - durante il loro incontro - una dichiarazione congiunta per denunciare l'influenza americana definita "destabilizzatrice" in Europa e Asia.

Russia-Cina: un patto per dominare la scena mondiale
Putin e Xi Jinping
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

5 Febbraio 2022 - 19.04


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Mosca-Pechino: l’asse che si candida a dominus planetaria.

Patto strategico

Il Presidente cinese Xi Jinping e il Presidente russo Vladimir Putin hanno firmato ieri – durante il loro incontro – una dichiarazione congiunta per denunciare l’influenza americana definita “destabilizzatrice” in Europa e Asia. Nel documento i due paesi si oppongono a una eventuale futura espansione della Nato in Europa e denunciano “l’influenza negativa per la pace e la stabilità della regione la strategia degli Stati Uniti nell’indo-pacifico”, dicendosi “preoccupati” per la creazione nel 2020 di Aukus, l’alleanza militare tra Usa, Gran Bretagna e Australia.

Il presidente russo inoltre – secondo quanto riporta Ria Novosti – ha poi annunciato: “Le nostre compagnie petrolifere hanno preparato delle nuove soluzioni molto buone per le forniture di idrocarburi verso la Repubblica popolare cinese, e anche nell’industria del gas è stato fatto un passo in avanti: mi riferisco al nuovo contratto per la fornitura di gas in Cina dall’estremo oriente russi di dieci miliardi di metri cubi”. 

Il presidente cinese ha accolto il suo omologo russo alla prestigiosa Diaoyutai State Guest House di Pechino, la residenza dove le autorità cinesi ricevono gli ospiti di maggior rilievo, con l’auspicio che l’incontro porti più vitalità nelle relazioni bilaterali. I due non si sono stretti la mano per precauzione contro il Covid-19.

“Oggi è il quarto giorno del capodanno lunare, e l’inizio della primavera, che è un raro buon auspicio”, ha scandito Xi, citato dall’agenzia Xinhua, ricordando la visita a Sochi, in Russia, per le Olimpiadi invernali del 2014.

“Si ritiene che l’odierno ‘incontro di capodanno’ inietti più vitalità nelle relazioni sino-russe”. Putin è  il primo leader straniero che Xi incontra di persona dal 2020, quando scoppio la pandemia di Covid-19, e il presidente cinese interruppe i viaggi all’estero. 

Le relazioni tra Russia e Cina “si stanno sviluppando in modo progressivo con uno spirito di amicizia e partnership strategica”, ha aggiunto Putin, “È un esempio di relazioni dignitose che supportano lo sviluppo reciproco”.

Il Gigante cinese fa affari a Kiev

Scrive Giuseppe Gagliano su Startmagazine.it: “Secondo The Diplomat l’interesse della Cina per l’Ucraina non è certo disinteressato. Tutt’altro. Vediamo alcuni dati.

Le esportazioni agricole dall’Ucraina sono diventate importanti per la Cina sulla scia della guerra commerciale Cina-USA. Infatti nel 2021, il commercio agricolo tra Cina e Ucraina è aumentato del 33 per cento rispetto al 2020.

La Cina è un partner commerciale chiave per l’Ucraina, fornendo il 14,4% delle sue importazioni e una destinazione per il 15,3% delle sue esportazioni.

L’Ucraina ha iniziato a vendere mais alla Cina nel 2013 e nel 2019 era diventata il suo più grande fornitore, rappresentando oltre l’80% delle importazioni di mais cinese.

Sempre nel 2013, il Corpo cinese di costruzione e produzione dello Xinjiang – un’organizzazione paramilitare statale nota come bingtuan – ha firmato un accordo con l’Ucraina KSG Agro per affittare 100.000 ettari di terreno agricolo per la coltivazione e l’allevamento di suini per un periodo di 50 anni. L’Ucraina ha 42 milioni di ettari di terreni agricoli.

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Per quanto riguarda la BRI la Cina nel 2018 ha investito nei porti ucraini. COFCO, il gigante agroalimentare statale cinese, ha investito 50 milioni di dollari a Mariupol – ora una città in prima linea nella provincia di Donetsk, che è stata assediata dai separatisti filo-russi dal 2014 – per triplicare la sua capacità di trasporto agricolo.

Le aziende cinesi sono state anche coinvolte in progetti per dragare i porti ucraini di Yuzhny (a nord di Odessa) e Chernomorsk (a sud di Odessa).

Anche in Ucraina – come in altri paesi asiatici e non – gli investimenti cinesi sono rivolti anche alle infrastrutture elettriche: dopo l’acquisizione russa della Crimea, la Cina ha iniziato ad aiutare l’Ucraina a riadattare le sue centrali elettriche per utilizzare il carbone ucraino invece del gas russo.

Ma anche sul fronte militare i rapporti bilaterali Ucraina-Cina sono  di una certa rilevanza.

Infatti l’Ucraina fornisce una varietà di attrezzature militari alla Cina, tra cui motori turboventola per aerei, motori diesel per carri armati e turbine a gas per missili aria-aria”.

L’Europa batte un colpo

La Francia scende in campo nel tentativo di disinnescare la crisi ucraina. Da Parigi giunge infatti l’annuncio che il presidente Emmanuel Macron si recherà lunedì a Mosca e martedì a Kiev. I colloqui, ha precisato l’Eliseo, si tengono “in coordinamento con i partner europei. Nella settimana in corso, Macron ha moltiplicato i contatti con entrambe le parti.

Nella giornata di ieri ha avuto due distinte telefonate con gli omologhi russo, Vladimir Putin, e ucraino, Volodymyr Zelensky. Con il leader del Cremlino, Macron ha discusso in particolare delle “garanzie di sicurezza” richieste da Mosca, durante quello che è stato il terzo colloquio in una settimana tra i due sull’argomento. Il Cremlino ha parlato di “dialogo costruttivo”, anche se Putin ha ribadito l’accusa a Kiev di “azioni provocatorie”. Durante il colloquio di questa mattina, il Presidente russo e l’omologo cinese Xi Jinping hanno convenuto che: “Nessun Paese può o deve garantire la sua sicurezza isolato dal contesto globale di sicurezza e a spese della sicurezza di altri Paesi”.

Zelensky, invece, ha riferito di aver discusso con Macron di “un’accelerazione del processo di pace nel quadro del formato Normandia”, che vede allo stesso tavolo Russia e Ucraina con la mediazione di Parigi e Berlino per trovare una soluzione al conflitto in Donbass.

Con l’Europa che appariva defilata nella fase dei primi colloqui russo-americani sull’Ucraina, Parigi – presidente di turno dell’Ue – sta cercando di rimettere in gioco l’Unione europa, per la quale da anni sostiene la necessità di una “autonomia strategica”. 

Erdogan: “Pronti a fare la nostra parte per risolvere per risolvere la crisi”

Intanto, un altro attore regionale che vuole farsi strada sul delicato dossier, il presidente turco, ha rinnovato nella sua visita a Kiev l’offerta di ospitare un vertice che riunisca Ucraina e Russia. “La Turchia è pronta a fare la sua parte per risolvere la crisi tra due Paesi amici, che sono suoi vicini nel Mar Nero”, ha dichiarato Erdogan, dopo essere stato ricevuto da Zelensky. “Non importa il luogo dove possiamo porre fine alla guerra, ciò che conta è che tutti siano pronti con sincerità”, ha risposto il leader ucraino.

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Erdogan vuole far valere l’appartenenza della Turchia alla Nato e le sue buone relazioni con Kiev – dove ha firmato un accordo di libero scambio – per assurgere a mediatore. In precedenza aveva ribadito il suo invito anche a Putin, suggerendo che quest’ultimo potrebbe fare uno stop in Turchia al ritorno dalla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Pechino, dove è atteso oggi.

Erdogan e Putin hanno sviluppato una stretta relazione negli ultimi anni, ma l’Ucraina è una questione delicata: Ankara sostiene l’adesione di Kiev alla Nato e si è fortemente opposta all’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, in nome della protezione della minoranza tartara di lingua turca. Putin, da parte sua, critica Erdogan per aver fornito a Kiev droni armati, usati contro i separatisti filorussi nell’Ucraina orientale. I leader turco e ucraino hanno appena firmato un accordo per aumentare la produzione di questi dispositivi in Ucraina.

Usa, invasione russa potrebbe avvenire con video propaganda

Forte è la preoccupazione degli Usa. Washington ha rilanciato l’allarme su un’invasione russa, che secondo fonti di intelligence americana potrebbe avvenire sulla base di un “falso pretesto”, con video di propaganda costruiti ad hoc. “Video che mostrano cadaveri e attori che interpretano il ruolo di persone in lutto, nonchè immagini di luoghi distrutti con equipaggiamento militare ucraino o occidentale”, ha spiegato il portavoce del Pentagono, John Kirby.

Una delle peggiori crisi tra Mosca e l’Occidente dalla Guerra Fredda

Usa ed europei accusano Mosca di aver ammassato decine di migliaia di soldati ai confini dell’Ucraina per una potenziale invasione, in quella che si è trasformata in una delle peggiori crisi tra Mosca e l’Occidente dalla Guerra Fredda. La Russia nega qualsiasi intenzione aggressiva, ma condiziona la riduzione della tensione alla fine della politica di allargamento della Nato e al ritiro delle strutture militari dell’Alleanza dall’Europa orientale.

Washington ha respinto le richieste, rilanciando sulla possibilità di accordarsi su misure di controllo e riduzione degli armamenti. Intanto, l’amministrazione Biden ha avviato il rafforzamento del fianco Est della Nato, dislocando un migliaio di militari dalla Germania alla Romania e inviando altri 2.000 soldati in Polonia e Germania. “Chiediamo ai partner americani di smettere di alimentare tensioni”, ha dichiartao il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, secondo il quale “la preoccupazione della Russia è chiara e perfettamente giustificata”, visto che sono “gli americani a inviare soldati nei Paesi europei”. 

Von der Leyen: “Nord Stream 2 non escluso dalle sanzioni”

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non esclude lo stop a Nord Streaming 2 dalla lista di sanzioni contro Mosca in caso di attacco all’Ucraina. In un’intervista rilasciata a Les Echos e Handelsblatt, la leader dell’esecutivo europeo spiega il pacchetto di sanzioni preparato dall’Ue “va dalla chiusura dell’accesso ai capitali stranieri ai controlli sulle esportazioni di beni critici, componenti high-tech che la Russia non può semplicemente sostituire, ad esempio nel campo dell’intelligenza artificiale e delle armi, dei computer quantistici, dei laser e dello spazio”.

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“Nord Stream 2 (il gasdotto che, attraverso il Mar Baltico, trasporta direttamente il gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, passando per la Germania) non può essere escluso dall’elenco delle sanzioni, questo è molto chiaro”, ha chiarito von der Leyen.

Scholz si dà una mossa

Alla fine, Olaf Scholz ha deciso di lanciare la sua offensiva diplomatica sul fronte ucraino: lunedì volerà a Washington da Joe Biden (c’è da discutere sulla lista di sanzioni contro la Russia in caso di attacco), per il giorno dopo il cancelliere ha organizzato a Berlino, come rivela la Sueddeutsche Zeitung, un vertice di crisi con il presidente francese Emmanuel Macron e quello della Polonia Andrzej Duda. 

Non è finita qui, perché la settimana dopo (ossia il 14 e 15 febbraio), il cancelliere sarà prima a Kiev e poi a Mosca, come confermato dallo stesso Cremlino. Una girandola d’incontri che s’intreccia con quella di Macron. 

Certamente a Berlino i nervi sono molto tesi di fronte all’acuirsi della nuova crisi ucraina, con Scholz che continua a ripetere che se Mosca alla fine davvero lanciasse l’attacco dovrà pagare “un prezzo molto alto”. Il problema, tuttavia, è che il cancelliere ed il governo ‘semaforo’ da lui guidato (socialdemocratici, Verdi e liberali) sono ormai quotidianamente sotto il fuoco incrociato per una linea considerata troppo morbida nei confronti della Russia di Putin. I toni critici si moltiplicano, soprattutto a Washington, dove si fa fatica a nascondere una certa irritazione nei confronti dell’alleato tedesco, ma anche sul fronte interno. 

Per dire del clima che si respira in Germania, Scholz in un’intervista televisiva non è riuscito a dissimulare il disagio quando gli è stato chiesto “come ci si sente quando gli alleati classificano l’atteggiamento della Germania come inaffidabile?”. Caustico pure lo Spiegel: il cancelliere appare “quasi invisibile, inudibile”. Va detto però che sull’ipotesi delle forniture di armi la stessa opinione pubblica tedesca sembra dare ragione a Scholz: il 71% dell’elettorato è favorevole (sarebbe da dire, storicamente) ad una politica estremamente restrittiva in materia. 

E più ci si avvicina geograficamente verso la Russia, più aumentano i toni critici verso gli Stati Uniti: nei Laender orientali il 43% degli interpellati ritiene che gli americani hanno esacerbato a crisi ucraina, mentre solo il 32% vede le maggiori responsabilità a Mosca. 

Nei Laender occidentali le proporzioni si invertono, con il 52% che critica la Russia ed il 17% che se la prende con gli Usa. Questo però non risolve i problemi del cancelliere: “Gli elettori tedeschi non vogliono che il proprio Paese invii armamenti, ma vogliono che i loro leader siano ben visibili nello sforzo diplomatico”, spiega l’analista Liana Fiz della Koerber Stiftung.

Insomma, l’Europa si dà da fare. Ma come sempre, ognuno per conto suo. Mente a Oriente l’”Orso russo” e il “Dragone” cinese…

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