Google sceglie la linea dura: "Chi non si vaccina entro gennaio sarà licenziato"
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Google sceglie la linea dura: "Chi non si vaccina entro gennaio sarà licenziato"

Chi non rispetterà le regole di vaccinazione entro il 18 gennaio sarà posto prima in "congedo amministrativo retribuito" per 30 giorni, seguito da "congedo personale non retribuito" fino a sei mesi e quindi il licenziamento.

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15 Dicembre 2021 - 18.59


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Google ha scelto il pugno duro contro coloro, tra i suoi dipendenti, che non si sono ancora vaccinati: l’azienda ha informato i lavoratori no vax che perderanno lo stipendio e saranno eventualmente licenziati se non seguono le regole di vaccinazione anti Covid. 

Chi non rispetterà le regole di vaccinazione entro il 18 gennaio sarà posto prima in “congedo amministrativo retribuito” per 30 giorni, seguito da “congedo personale non retribuito” fino a sei mesi e quindi il licenziamento. Mentre gran parte dell’industria tecnologica continua a respingere i piani di ritorno al lavoro, Google richiede alla sua forza lavoro di entrare negli uffici fisici tre giorni alla settimana a partire dal 10 gennaio. Il colosso sta mostrando una pazienza limitata per coloro che si rifiutano di fare i vaccini, che sono ampiamente disponibili da mesi.

All’interno dell’azienda non tutti sono d’accordo e sono scoppiate le polemiche. Diverse centinaia di lavoratori hanno firmato e diffuso un manifesto che si oppone ai requisiti dell’azienda. La dirigenza vorrebbe applicare le stesse normative su tutti i dipendenti, anche quelli che lavorano da casa, che si impegnano direttamente o indirettamente con contratti del governo federale. Per i dipendenti con ruoli che possono essere eseguiti anche fuori dall’ufficio, la società si è già portata avanti, affermando che saranno in grado di “lavorare in modo permanente in remoto in futuro”.

Google ha spiegato di essere “impegnati a fare tutto il possibile per aiutare i nostri dipendenti che possono essere vaccinati a farlo e a sostenere fermamente la nostra politica di vaccinazione”, aggiungendo che “i test frequenti non sono una valida alternativa alla vaccinazione”.

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