L'eurodeputata: "Se Varsavia non sospende l'emergenza sui migranti al confine troveremo fosse comuni"
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L'eurodeputata: "Se Varsavia non sospende l'emergenza sui migranti al confine troveremo fosse comuni"

Gruppi di migranti sono spinti dalla Bielorussia e non accolti dalla Polonia sono bloccati nei boschi di confine e nessuno li può aiutare. Alcuni sono già morti di freddo e di fame. La denuncia di Janina Ochojska

Profughi in Polonia
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27 Settembre 2021 - 17.42


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Il governo polacco potrebbe essere complice di un’ecatombe di profughi e immigrati provenienti da Est se continuerà con la politica di repressione e respingimento ai confini del Paese.
“Se il governo non sospenderà subito lo ‘stato d’emergenza frontaliero’, permettendo al più presto a medici e volontari di assistere i migranti al confine, tra non molto nei boschi tra Polonia e Bielorussia troveremo fosse comuni a cielo aperto”. È il monito di Janina Ochojska, eurodeputata polacca indipendente, afferente al gruppo dei Popolari, fondatrice nel 1992 di Polish Humanitarian Action, una ong nata per sostenere i profughi dell’ex Jugoslavia che ha poi esteso i suoi programmi a Paesi come Somalia, Yemen e Iran.
La parlamentare riferisce della “crisi umanitaria” che sta colpendo i richiedenti asilo nell’Europa nord-orientale. Si tratta di persone provenienti via terra da Iran, Siria, Iraq e anche da Afghanistan, in aumento. “Oltre a respingerli indietro verso la Bielorussia a inizio mese Varsavia ha proclamato lo stato d’emergenza frontaliero” denuncia
Ochojska: “Vuol dire che nessuno può avvicinarsi al confine entro una fascia di tre chilometri”.
Ufficialmente, il motivo è garantire la “sicurezza” nazionale. “Il governo considera i richiedenti asilo alla stregua di terroristi dato che provengono da Paesi in cui sono attivi gruppi armati” riferisce l’eurodeputata. “Ma la verità è che vuole tenere lontani giornalisti, volontari, operatori umanitari, medici e avvocati: nessuno deve sapere che cosa succede ai migranti e quali abusi subiscono dalla polizia”.
Neanche ad Ochojska è stato permesso di avvicinarsi: giovedì ha usato le sue prerogative di eurodeputata per accedere all’area, ma le guardie di frontiera “me lo hanno impedito”, racconta.
“In Polonia si stanno violando tutte le leggi, sia quelle interne che internazionali” dice ora: “Non si può impedire a persone che fuggono da guerre e violenze di richiedere l’asilo e non si può negare a funzionari o osservatori come gli eurodeputati, la Croce Rossa o le agenzie Onu di monitorare personalmente situazioni come questa”.
Ochojska continua: “I pochissimi profughi che riescono a sfuggire ai controlli raccontano di subire furti e percosse.
Dormono nei boschi, qualcuno non si risveglia. Le organizzazioni calcolano che in media 200-250 migranti cercano di entrare ogni giorno; spesso si tratta delle stesse persone che per settimane tentano la sorte”.
Le violazioni però non si fermerebbero qui. “E’ stato calcolato che lungo la frontiera interessata dallo stato d’emergenza ci siano quasi 200 Comuni” dice l’eurodeputata. “Ai
residenti sono state imposte regole severe: non possono avvicinarsi e devono rispettare altre restizioni.
Chiunque viene poi sorpreso a dare anche solo cibo o coperte ai migranti rischia
una denuncia per sostegno del terrorismo: siamo tornati alla Seconda guerra mondiale quando si puniva chi nascondeva gli ebrei”.
Secondo Ochojska, “i profughi non possono tornare in Bielorussia, dove il governo non rispetta i loro diritti e li spinge verso la Polonia”. La deputata continua: “Così, questa
gente – per lo più giovani uomini, ma anche donne e minori – resta nascosta nei boschi, dove fa già molto freddo. Già alcuni sono morti assiderati o per mancanza di cibo e cure”.
A causa dello stato di emergenza, le organizzazioni umanitarie non sanno quanti profughi sono rimasti intrappolati in questa “partita politica”. Da un lato, il governo bielorusso permette ai migranti che di entrare da est, attraversare il territorio
nazionale e raggiungere il confine polacco e lituano, un modo per “fare pressioni” sia sulle autorità di quei Paesi che sulle istituzioni europee apertamente schierate con il movimento di opposizione. Dall’altro, c’è la Polonia, tutt’altro che disposta ad accogliere i profughi.
“L’attuale governo nel 2015 vinse le elezioni con la retorica anti-migranti” ricorda Ochojska, che la prossima settimana riferirà al Parlamento europeo su quanto sta accadendo: “L’Ue deve convincere la Polonia a revocare lo Stato d’emergenza,
perché è una misura che uccide”.
Stando alla stampa polacca, oggi al parlamento di Varsavia si discuterà la proposta di prorogare lo stato di emergenza di altri 60 giorni.

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