Rinascimento saudita: torna il boia per uccidere un uomo accusato di terrorismo
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Rinascimento saudita: torna il boia per uccidere un uomo accusato di terrorismo

Eseguita una condanna a morte di un uomo processato con l'accusa di essersi unito a una cellula terroristica e per traffico di armi.

Mohammed bin Salman
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6 Settembre 2021 - 14.59


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Cronache dal rinascimento saudita: un uomo è stato giustiziato a Dammam, in Arabia Saudita, dopo una condanna a morte con l’accusa di essersi unito a una cellula terroristica e per traffico di armi.

Lo ha detto il ministero dell’Interno.

Bisogna comunque dire che essere accusati di terrorismo in Arabia Saudita non significa essere terroristi. 

L’uomo – afferma il ministero in una nota diffusa dall’agenzia di stampa ufficiale Spa – era stato riconosciuto colpevole di “traffico di armi”, di essere “entrato in una cellula terroristica il cui obiettivo era destabilizzare il Paese” e di aver “sparato ad agenti della sicurezza con l’intenzione di ucciderli”, secondo la stessa fonte.

Il regno ha uno dei più alti tassi di esecuzioni al mondo. Il loro numero era diminuito notevolmente nel 2020, con 27 persone giustiziate (-85% rispetto all’anno precedente), in parte grazie a una moratoria sulle condanne capitali per traffico di droga.

Nel 2019, secondo Amnesty International, erano state 184. Tra gennaio e luglio di quest’anno, tuttavia, secondo l’organizzazione, almeno 40 persone sarebbero state giustiziate, più del totale 2020.

Leggi anche:  Bruno Breguet, terroristi infiltrati e le vechie operazioni di destabilizzazione sovietica

Il regno ha annunciato lo scorso anno riforme del sistema giudiziario tra cui l’abolizione della pena di morte per reati commessi da minori di 18 anni.

 Gli attivisti dei diritti umani, tuttavia, si dicono scettici sul fatto che queste riforme possano condurre ad una maggiore tolleranza del dissenso o alla fine delle esecuzioni.

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