Erdogan ora se la prende con gli animali: 'dichiara guerra' alle gazzelle di montagna
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Erdogan ora se la prende con gli animali: 'dichiara guerra' alle gazzelle di montagna

Estinta in tutto il Medio Oriente, fino al 2008 si riteneva che sopravvivesse solo in due aree del territorio israeliano. Ora il presidente turco ha firmato un'ordinanza che riduce l'area destinata alla conservazione

Gazzella di montagna
Gazzella di montagna
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26 Luglio 2021 - 11.45


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Come ha scritto Giuseppe Didonna sull’Agi.it, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha firmato un’ordinanza che riduce un’area destinata alla conservazione della esigua popolazione delle gazzelle di montagna, cedendo alle pressioni dell’industria della pietra, che potrà così aprire cave nel territorio di un animale tanto simbolico, quanto minacciato.
Estinta in tutto il Medio Oriente, fino al 2008 si riteneva che questo animale sopravvivesse solo in due aree del territorio israeliano, una delle quali le alture del Golan, sotto occupazione da parte dell’esercito dello stato ebraico.
Il controllo dell’area da parte dell’esercito ha costituito un fattore paradossalmente determinante anche in Turchia, dove nel 2008 il veterinario Yasar Ergun, professore all’università Mustafa Kemal di Antakya, ha trovato delle tracce nella provincia di Kirikhan, nell’Hatay, propaggine turca incuneata a sud, a ridosso del confine con la Siria.
L’area è da più di 60 anni area militare e negli ultimi anni è stata interessata dalla costruzione di un muro lungo tutto il confine siriano.
Nonostante le gente del luogo non cacci le gazzelle, spaventata da un’antica credenza secondo cui porterebbe sfortuna, la presenza dei militari costituisce il miglior deterrente possibile per bracconieri a caccia di un raro trofeo.
“Le prime notizie le ho ricevute da un vecchio pastore del luogo. Poi ho parlato con locali e militari. All’inizio non mi credeva nessuno e non avevo una macchina fotografica adatta a dimostrare la mia tesi. Tutti ritenevano che si trattasse della gazzella subgutturosa, ben più diffusa. Poi sono riuscito a scattare alcune foto e abbiamo capito che questo animale andava protetto”, ha detto Ergun ad Agi.
Il professore ha fondato un’associazione (Takoder), insieme all’amico e presidente Abdullah Ogunc, per salvare i circa 90 animali contati nel 2010, coinvolgendo con successo le istituzioni.

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Il centro di recupero
Un centro di recupero e riproduzione per questi animali è stato aperto dal ministero al confine con la zona militare e accoglie visitatori, oltre a 37 gazzelle attualmente in stato di semi libertà.
Resistendo alle pressioni dell’industria della pietra, un’area protetta di 135 km quadrati era stata istituita dallo stesso Erdogan nel 2014, negando il permesso di scavare nuove cave alle fabbriche attive nell’area.
Nonostante i venti di guerra che hanno attraversato la zona, basti pensare che l’operazione militare contro l’enclave curda di Afrin ha attraversato l’area delle gazzelle nel 2018, la popolazione e’ cresciuta fino ai 1141 individui censiti quest’anno.
Un risultato ottenuto grazie agli sforzi costanti dell’organizzazione fondata dal professore e presieduta dall’amico Abdullah, ma soprattutto del personale dei parchi nazionali (Dkmp), ente ministeriale da cui non e’ stato rilasciato nessun commento alla decisione di Erdogan, ma con un personale da sempre in prima linea per la protezione di questi animali la cui delusione è evidente.
“La crescita della popolazione delle gazzelle ha portato benefici all’intero ecosistema.Un esempio è la ricrescita delle piante e dei germogli, compreso il grano coltivato, che beneficia del pascolo di questi animali, così come il terreno, ma anche i lupi sono tornati nella zona dopo 50 anni”, ha sottolineato Ergun.
Nonostante gli sforzi effettuati la gazzella di montagna è oggi inserita nella lista rossa delle specie minacciate di estinzione, compilata ogni anno da Iucn (Intenational Union for Conservation of Nature), con una popolazione di meno di 3 mila individui in calo in Israele e in crescita, fino ad oggi, in Turchia. 

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La Turchia e la protezione della natura
La decisione di Erdogan rappresenta un brusco stop a una storia di conservazione che aveva rappresentato un successo ottenuto grazie allo sforzo di privati e istituzioni, in un Paese che a un patrimonio naturale di valore assoluto raramente affianca strategie adeguate di protezione. 
“Vengono sottratti 10 km quadrati all’area di protezione, ma il problema è l’impatto di esplosioni e mezzi pesanti, il rumore di un passaggio continuo di tir, per non parlare del fatto che a questo primo taglio ne potranno seguire altri quando le nuove cave saranno esaurite”, ha dichiarato Abdullah Ogunc ad Agi.
Il presidente di Takoder annuncia un ricorso da presentare alla presidenza della Repubblica, con un fascicolo che convinca Erdogan a tornare sui propri passi.
L’areale della gazzella è infatti ora delimitato dal muro che segna il confine con la Siria, da villaggi, campi coltivati e dalle cave già presenti e che ora potranno allargarsi tra esplosioni e tir.

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Animali resistenti
“Le gazzelle sono resistenti, bevono pochissimo e si adattano alla presenza di campi coltivati, così come si sono abituate ai mezzi militari, ma il periodo dell’accoppiamento e della nascita dei cuccioli sono estremamente delicati. Questi animali rimangono timidi, sono facili da vedere, ma difficili da avvicinare”, sottolinea Ergun.
Nei musei della vicina Antakya, antica Antiochia, si possono ammirare splendidi mosaici romani e bizantini su superfici intatte e pavimenti di antiche ville. 
Tra i soggetti di queste opere d’arte senza tempo non solo leoni, tigri, gladiatori, ma mosaici e manufatti che ritraggono le gazzelle, testimoni di un mondo che non esiste piu’, simbolo senza tempo delle epoche e delle culture che hanno attraversato la storia comune del Mediterraneo.

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