Dieci anni dopo la strage di Utoya, il neo nazista Anders Breivik non si pente
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Dieci anni dopo la strage di Utoya, il neo nazista Anders Breivik non si pente

E' in isolamento ma vive in tre celle da dieci metri quadri l'una con vista sulla campagna, dispone di Tv, lettore dvd, Playstation, pc sia pure senza accesso a internet e palestra

Breivik
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22 Luglio 2021 - 09.56


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Anders Behring Breivik che 10 anni fa, il 22 luglio 2011 massacrò a sangue freddo con armi automatiche 69 studenti in un campo estivo all’isola di Utoya e altre otto persone a Oslo, punta alla libertà condizionale attraverso una revisione legale alla quale ha diritto dopo dieci anni di prigione in base all’ordinamento vigente.

Breivik non si è mai pentito della mostruosità compiuta e non ha alcuna intenzione di farlo. L’estremista di destra ora 42enne venne dichiarato sano di mente all’epoca del processo, nel 2012, quindi pienamente responsabile delle stragi e fu condannato a 21 anni, il massimo della pena in Norvegia, alla quale si possono aggiungere di volta in volta in caso di comprovata pericolosita’ pene aggiuntive di cinque anni.
Difficilmente otterrà la liberà condizionale, anche in un sistema ultragarantista come quello di Oslo. “Non ha avuto esaurimenti nervosi, non ha espresso alcun rimorso, è orgoglioso di quello che ha fatto. Semmai, stando a quanto abbiamo rilevato, è ancora più convinto delle sue posizioni di estrema destra”, osservo’ il pubblico ministero Fredrik Sejersted nel corso di un’udienza del 2017 alla quale Breivik si presentò facendo platealmente il saluto romano e dichiarando che i principi del Mein Kampf di Adolf Hitler “sono le uniche ragioni per cui sono in vita oggi”.

Leggi anche:  Gli Stati vietino l'uso di armi esplosive nelle aree popolate per ridurre i danni ai civili

Breivik aveva fatto ricorso contro lo Stato norvegese a causa delle proprie condizioni carcerarie giudicate “disumane e umilianti” nel 2016 e in prima istanza il ricorso era stato parzialmente accolto, poi rigettato in appello l’anno dopo. Aveva fatto di nuovo ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che l’aveva respinto nel giugno 2018, giudicandolo “manifestamente infondato e irricevibile”.

Detenuto nel carcere di massima sicurezza di Skien, Breivik è in isolamento ma vive in tre celle da dieci metri quadri l’una con vista sulla campagna, dispone di Tv, lettore dvd, Playstation, pc sia pure senza accesso a internet e palestra. Si lamenta della qualità del cibo, del caffé freddo e di improponibili posate di plastica. Il disturbo narcisistico della sua personalità sembra però non avere limiti: e cosi’ ha deciso di cambiare il suo nome in Fjotulf Hansen.

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