Vertice Ue sui migranti: scandalo a Bruxelles
Top

Vertice Ue sui migranti: scandalo a Bruxelles

Sui migranti e i rifugiati l’Europa, per usare una celeberrima frase di un superbo Robert De Niro nei panni di Al Capone, è solo “chiacchiere e distintivo”. La denuncia di Orban

Abiti lasciati dai migranti in uno sbarco
Abiti lasciati dai migranti in uno sbarco
Preroll

Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

25 Giugno 2021 - 16.41


ATF

Come volevasi dimostrare. Globalist è stato facile profeta. Sui migranti e i rifugiati l’Europa, per usare una celeberrima frase di un superbo Robert De Niro nei panni di Al Capone, è solo “chiacchiere e distintivo”.

La denuncia di Oxfam

Ancora una volta i leader europei, Italia in testa, scaricano la responsabilità della gestione del fenomeno migratorio sui paesi terzi rinviando ad un’intensificazione di una cooperazione reciprocamente vantaggiosa con i paesi di origine e transito dei migranti”. È la denuncia lanciata da Oxfam a commento delle conclusioni del Consiglio europeo che si chiuderà oggi.

“Mentre i leader europei condannano qualsiasi tentativo da parte di paesi terzi, come la Turchia, di usare i migranti come arma di ricatto per ottenere maggiori concessioni politiche, si contraddicono giocando sulla vita delle persone. –rileva Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Di fatto, continuano ad usare l’arma dello stanziamento degli aiuti allo sviluppo, in cambio dell’esternalizzazione nel controllo delle frontiere europee delegata ai paesi di transito”.

 “I leader europei avrebbero dovuto cogliere l’opportunità del summit per mettere a punto procedure di asilo eque ed efficienti; – continua Pezzati –  migliorare le condizioni disumane in cui vivono migliaia di migranti, in centri di accoglienza dell’UE, come quelli nelle isole greche; porre fine ai respingimenti illegali verso la Turchia; definire concretamente e al più presto una vera e propria operazione europea di ricerca e soccorso dei migranti nel Mediterraneo. Niente di tutto questo è accaduto, confermando una strategia europea che non tiene affatto conto della difesa dei diritti umani di chi fugge da guerre e persecuzioni”.

Dall’Italia la ricerca di una sponda europea per il rafforzamento dell’accordo con la Libia

La partita italiana giocata dal premier Draghi nel summit appare coerente con la linea securitaria di gestione dei flussi migratori condivisa a livello comunitario. Un indirizzo ribadito al Governo con una risoluzione parlamentare di maggioranza già prima del summit, con le richieste portate al tavolo europeo, che guardano alla mera “difesa” delle frontiere.

“Da un lato il Governo italiano cerca di coinvolgere l’Ue in un consolidamento dell’accordo con quelle stesse autorità libiche, responsabili di violenze e torture nei centri di detenzione ufficiali e non. – continua Pezzati –   Dall’altro cerca il superamento dell’Accordo di Dublino, ma spingendo sulla retorica del peso sopportato dai paesi frontalieri, per ottenere una ridistribuzione dei richiedenti asilo tra i paesi membri, senza tener conto che le quote assegnate all’Italia, potrebbero addirittura essere superiori agli arrivi attuali”.

L’Italia dal 2017 ha reinsediato dalla Libia appena 66 persone, così non si disincentiva il traffico di esseri umani

Il Governo continua a nascondersi dietro il paravento dei corridoi umanitari, che – occorre ricordarlo – sono iniziative totalmente a carico della società civile, mentre rimane irrisorio il numero delle persone portate in sicurezza attraverso l’azione diretta del Governo. L’Italia dal 2017 ha reinsediato dalla Libia solo 66 persone, impegnandosi l’anno scorso a prenderne in carico 150 tra quelle presenti in Libia e Niger. Numeri che non disincentivano minimamente il traffico di esseri umani.

Leggi anche:  Aborto, la Ue boccia la mossa del governo Meloni: "Non c'entra niente col Pnrr"

“Preoccupa inoltre come sia totalmente scomparsa dal dibattito politico la discussione rispetto all’introduzione di nuovi canali di ingresso regolari, come il permesso per la ricerca di lavoro, questi sì realmente efficaci per contrastare il traffico di esseri umani.  – conclude Pezzati – Dulcis in fundo, c’è da registrare una sostanziale adesione a proposte care alla Lega (evidentemente col consenso del PD!), come quella secondo cui debbano essere gli Stati di bandiera delle navi che effettuano operazioni di salvataggio in mare ad offrire un porto sicuro e farsi carico dell’accoglienza de migranti, in barba a quando sancito dalla Convenzione di Amburgo. Sembra quindi che, quanto successo nel periodo del primo Governo Conte  non sia servito a dimostrare la miopia e la disumanità con cui l’Europa dei diritti ha gestito la questione migratoria”.

 Il ricatto funziona

Annota Fabio Carminati su Avvenire: “Quattro anni dopo, lamentando di essere stato lasciato solo nella guerra a Bashar al-Assad in Siria e nella gestione dei 3,6 milioni di rifugiati siriani ospitati nel suo Paese, il sultano torna a battere cassa. Ma arrivare a una nuova intesa non sarà facile, anche se alla fine ci sarà. Da Zagabria, dove si sono riuniti i ministri degli Esteri, l’Unione ‘respinge fortemente l’uso della pressione migratoria a fini politici’ e definisce ‘inaccettabile questa situazione alle frontiere esterne’ pur ammettendo ‘l’accresciuto onere e i rischi migratori che la Turchia sta affrontando’. Poco dopo la ricompensa da esibire è affidata però a Joseph Borrel, il ministro degli Esteri Ue, che ammette che il ‘contributo’ potrebbe essere adeguato. Ricompensa gradita da Ankara che stamattina ha lanciato subito il segnale di “ricevuto”: è arrivato forte e chiaro dal presidente turco che ha ordinato alla Guardia costiera di impedire ai migranti di attraversare il Mar Egeo per raggiungere l’Europa a causa dei rischi che corrono. ..”.

Conclude Carminati: “Così ora si andrà ancora a una mediazione tra Bruxelles e Ankara, Erdogan manterrà nella “terra di nessuno” i suoi “ostaggi” fin quando l’Unione non gli avrà aumentato il dazio. In un momento in cui la situazione economica (nelle era pre-coronavirus) per le casse della Turchia non era affatto rosea. Con i costi di una guerra in Siria da sostenere, con gli altrettanti dissanguanti anticipi di fondi per la presenza in Libia delle truppe (che saranno poi saldati in petrolio da Sarraj) e con un’industria manifatturiera che da mesi mostra segni inequivocabili di zoppia. 
Quindi perché giocare in queste tumultuose settimane la carta dei profughi? Perché no? Perché non trasformare in vittoria quella che invece è stata solo una strage di decine di soldati a Idlib, tornati in patria avvolti dalla bandiera rossa con la Mezzaluna? Perché no? 
Perché non ripetere la politica “del Bancomat Ue” che da anni si rivela la più vincente per fare cassa nei momenti di difficoltà? Perché no?”. Fotografia perfetta di una realtà fetida. Di una Europa alla mercé del “Ricattatore” di Ankara.

Leggi anche:  Borrell (Ue): "Medio Oriente sull'orlo del precipizio, fermare l'escalation"

Presi tra due fuochi, tra lacrimogeni e idranti, vittime di vecchi e nuovi ricattatori: sono i migranti, decine di migliaia, bloccati al confine tra Grecia e Turchia con la speranza di entrare in Europa.

“I rifugiati sono la nuova arma del millennio. Vengono usati per portare avanti agende politiche dalle più disparate finalità – rimarca sul Fatto lo scrittore Shady Hamadi – Assomigliano a un flusso di acqua che viene lasciato andare quando si decide di aprire la diga, come ha fatto la TurchiaErdogan insieme a Putin e Assad sono gli artefici materiali e morali di una grande catastrofe umanitaria che passa in secondo piano da troppo tempo. Una distrazione di massa oggi giustificata, a ragione o meno, dalla presenza di una malattia che cambia le nostre priorità. Ma prima? Prima che la paura di massa ci colpisse dove eravamo?…”. Per concludere: “L’Onu calcola in un milione, di cui 60% minori, i fuggitivi. La Turchia, per mettere pressione all’Europa e dirgli di “non indignarsi” – come se ci fosse un reale rischio! -, ha aperto le frontiere verso la Grecia. Così, oggi, proprio mentre leggi queste parole, chi ha inventato i diritti umani, ha deciso di sovvenzionare la Grecia con 700 milioni perché faccia da scudo all’Europa. Ma nessuno ha criticato questa scelta, anzi: quando Bruxelles, con le stesse identiche motivazioni, dava 6 miliardi alla Turchia tutti, invece, alzavano la voce. Sono due facce della stessa medaglia: ammettiamolo. Oggi come ieri ce ne vogliamo lavare le mani, come abbiamo sempre fatto

Pagate, altrimenti…

Se la Ue paga, staccando un assegno da 3miliardi di euro in un’unica soluzione, dei sei che l’Europa gli ha concesso, tutto tornerà come prima. In questa ipotesi “A”, una volta intascata la cifra, Erdogan alzerà ancora di più la posta e chiederà nuovi finanziamenti, questa volta senza alcun vincolo di destinazione. È probabile che questo denaro lo voglia utilizzare per acquistare nuove armi, per aumentare il controllo e la repressione in casa e continuare a soffocare il dissenso curdo.

Nell’ipotesi “B” che però pare più improbabile, e cioè se Bruxelles non paga, la Turchia rovescerà in Grecia altre migliaia di migranti, che intraprenderanno la battutissima rotta balcanica per approdare in Europa. Mitsotakis, stretto nelle maglie delle politiche neoliberiste europee, e ostaggio dell’estrema destra neonazista di Alba Dorata, continua intanto a respingere violentemente i migranti lungo la frontiera.

Leggi anche:  Ucraina, Borrell: "Prendere i Patriot dai nostri depositi e darli all'Ucraina"

Erdogan ha lanciato un appello alla Grecia affinché il governo di Atene “apra le porte ai migranti” che da settimane sono ammassati al confine con la Turchia: “Ehi, Grecia! Faccio un appello: apri anche tu le porte e liberati di questo peso. Falli andare in altri Paesi europei”, ha affermato il presidente turco nel corso di un discorso televisivo a Istanbul, 

A dare le carte è sempre il “Ricattatore” di Ankara. Una tragedia apocalittica ridotta ad un mercimonio. In questa sporca vicenda, l’Europa non è la ricattata. E’ qualcosa di più. Di più vergognoso: è la complice.

Scrive Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr): “Due giorni fa abbiamo annunciato che un numero senza precedenti di persone è stato costretto a fuggire dalle proprie case. Oltre 82,4 milioni di uomini, donne e bambini hanno visto il loro mondo capovolgersi a causa della guerra, della violenza e della persecuzione. Mentre noi abbiamo trascorso gran parte dell’ultimo anno a casa per rimanere al sicuro, loro sono dovuti fuggire dalle loro case per salvarsi la vita.
E mentre i leader mondiali sembrano incapaci o restii a fare la pace, sempre più persone costrette a fuggire ne pagano il prezzo. Solo negli ultimi tre anni, circa un milione di bambini sono nati in esilio. Cosa riserverà loro il futuro? Quali opportunità avranno per realizzare il loro potenziale?
La Giornata Mondiale del Rifugiato dovrebbe servire a ricordare ai politici la necessità di aumentare gli sforzi per prevenire e risolvere i conflitti e le crisi, e l’imperativo di proteggere le persone indipendentemente dalla loro etnia, dalla loro nazionalità, dal loro credo o da altre caratteristiche; la necessità di denunciare e combattere l’ingiustizia, invece di alimentare le divisioni e fomentare l’odio, di decidere di trovare soluzioni pragmatiche e durature alle crisi, invece di incolpare gli altri o diffamare le vittime. In poche parole, i leader devono farsi avanti e lavorare insieme per risolvere le sfide globali di oggi”.

Quindi, nella Giornata Mondiale del Rifugiato, mentre ci fermiamo ad esprimere solidarietà con i rifugiati nelle nostre comunità e in tutto il mondo, spero che ognuno riconosca e ammiri la forza, la determinazione e i contributi delle persone costrette a fuggire. Io e i miei colleghi abbiamo il privilegio di essere testimoni della loro tenacia e dei loro successi tutti i giorni, e questo – specialmente oggi – dovrebbe essere una fonte di ispirazione per tutti, ovunque”, conclude Grandi
La risposta dell’Europa sono quei 10 minuti e l’elogio del “modello turco”. 

 

Native

Articoli correlati