Gaza, la farsa di una tregua in una immensa prigione a cielo aperto
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Gaza, la farsa di una tregua in una immensa prigione a cielo aperto

Hanno bombardato. Hanno sparato razzi. Hanno reso ancora più disumana la vita in quella Striscia insanguinata. Si sono combattuti e ora stanno per raggiungere l’ennesimo cessate il fuoco.

Bambini uccisi nella Striscia di Gaza
Bambini uccisi nella Striscia di Gaza
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

20 Maggio 2021 - 16.10


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Hanno bombardato. Hanno sparato razzi. Hanno reso ancora più disumana la vita in quella Striscia insanguinata. Si sono combattuti e ora stanno per raggiungere l’ennesimo cessate il fuoco. Come è avvenuto nelle altre guerre di Gaza. Perché i falchi si combattono ma si riconosco e si uniscono nella reciproca legittimazione. E con l’obiettivo comune: far fuori le ultime “colombe”. 

Un possibile cessate il fuoco con Gaza potrebbe essere raggiunto nelle prossime 24 ore. Lo riporta il sito Walla che cita alte fonti israeliane non precisate. La mediazione indiretta tra le parti – ha proseguito – avviene tramite i servizi di intelligence egiziani e l’inviato dell’Onu. Secondo le stesse fonti, i mediatori egiziani stanno conducendo contatti diretti con Hamas nella Striscia. Tom Wennesland ,l’inviato Onu per il Medio Oriente, invece è andato a Doha in Qatar dove vivono importanti dirigenti di Hamas in esilio, tra cui Ismail Haniyeh. Il negoziato per l’accordo di tregua con Hamas punta non solo al cessate-il-fuoco ma pure alla restituzione dei corpi di due soldati dell’esercito israeliano, uccisi a Gaza nel conflitto del 2014, Hadar Goldin e Oron Shaul, e anche di due cittadini israeliani che sono da tempo tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza. Lo ha detto una “qualificata fonte” israeliana al New York Times, la stessa secondo cui Israele e Hamas dovrebbero raggiungere un accordo nelle prossime ore. 

 Ovviamente l’accordo prevede anche lo stop agli attacchi israeliani alle infrastrutture di Hamas e la fine degli attacchi mirati di Israele contro i “terroristi”, i capi delle milizie palestinesi. Secondo il Times, lo Stato ebraico chiede anche ad Hamas di fermare lo scavo dei tunnel e le proteste lungo il confine con Gaza.   

Anche i dipendenti della Israel Electric Corporation hanno fatto sapere che non ripareranno le linee elettriche danneggiate dagli attacchi israeliani a Gaza fino a quando Hamas non avrà restituito i corpi dei due militari. 

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I bombardamenti israeliani sulla Striscia hanno provocato danni enormi al sistema sanitario locale e alle infrastrutture più importanti, già vulnerabili e danneggiate dal rigidissimo embargo  imposto da Israele sul territorio governato da Hamas e dalle conseguenze dei precedenti conflitti. Tra le altre cose, negli ultimi bombardamenti è stato ucciso uno dei medici più importanti della task force di Gaza per la gestione dell’emergenza provocata dalla pandemia, ed è stato danneggiato l’unico laboratorio della Striscia attrezzato per analizzare i tamponi per il coronavirus. Sono stati danneggiati o distrutti anche diversi ospedali e cliniche mediche, che anche dopo la fine della guerra sarà difficile ricostruire in tempi brevi a causa dell’embargo israeliano. 

Ma “Bibi” non cede 

“Sono determinato ad andare avanti con l’operazione“. Queste le parole pronunciate dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo il colloquio con il presidente americano, Joe Biden, che gli ha chiesto di lavorare con l’obiettivo di arrivare a un cessate il fuoco con Hamas. Il premier ha deciso invece di andare avanti, nonostante dalla Striscia di Gaza continuino a piovere razzi su Israele e l’offensiva dello Stato ebraico abbia già provocato almeno 227 vittime palestinesi, tra cui 64 bambini, 38 donne e 17 anziani. Per ultima, una famiglia di tre persone rimasta vittima dell’ultimo raid aereo che ha colpito la loro casa nella città di Deir al-Balah, nella regione centrale della Striscia di Gaza. Anche il movimento islamista che controlla l’enclave palestinese, attraverso il suo portavoce Hazem Qassem, ha confermato che da Tel Aviv hanno fatto trovare la strada sbarrata: “Non ci sono date specifiche per l’avvio di un cessate il fuoco perché tutti gli sforzi internazionali che vengono fatti, anche quello egiziano, si scontrano con la posizione israeliana che rifiuta ogni iniziativa sul cessate il fuoco”. Fonti di Tel Aviv rivelano che Israele non ha alcuna intenzione di mettere fine alle operazioni militari prima di venerdì.

Non è servito a niente, quindi, il colloquio tra Biden e Netanyahu, o l’incontro del capo del governo israeliano con 70 tra capi missione e altri diplomatici presenti nel Paese, compresi Usa, Cina, Ue, Russia e anche Italia, per studiare un piano di de-escalation. Rivolgendosi a loro, il primo ministro ha ribadito che “criticare Israele per le sue attività è assurdo. È un danno alle altre democrazie che combattono in circostanze analoghe. È il record dell’ipocrisia e dell’idiozia. Tutto ciò non fa che incoraggiare i terroristi“. E ha poi aggiunto di “essere determinato ad andare avanti con l’operazione” fino a che “la calma e la sicurezza siano ristorate per i cittadini israeliani”. 

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La Germania è convinta che israeliani e palestinesi possano convivere pacificamente gli uni accanto agli altri “soltanto nella soluzione a due Stati”. Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas a Tel Aviv. “La sicurezza di Israele come quella degli ebrei in Germania per noi non è trattabile. E su questo Israele può contare, per sempre”, ha detto Heiko Maas. “Naturalmente devono esserci dei contatti indiretti con Hamas”, ha rimarcato la cancelliera Angela Merkel, all’Europa forum di WDR, rispondendo a una domanda. Senza contatti con Hamas “non può esserci un cessate il fuoco”. Con Hamas sta trattando l’Egitto, e Merkel ha sottolineato che il Cairo è “un player molto importante, quando si tratta di decidere se ci sarà una tregua”. 

Sulla questione è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ieri durante un’informativa alla Camera ha ribadito la necessità di una de-escalation rapida, un ritorno al dialogo politico, invitando entrambe le parti a cessare le ostilità. Ricordando che per l’Italia quella dei “due Stati” è l’unica via da seguire, ha poi chiesto all’Unione europea di mandare nel Paese il proprio inviato speciale: “Siamo convinti che l’Unione europea debba prendere una posizione chiara e unitaria e lavorare per riportare la calma e favorire la prospettiva di un ritorno al tavolo negoziale – ha detto – Ho sostenuto, a questo fine, l’opportunità che l’Unione sviluppi un’iniziativa diplomatica proattiva, auspicando che il rappresentante speciale dell’Unione europea per il processo di pace in Medio Oriente, Sven Koopmans, possa recarsi quanto prima nella regione per contatti diretti con le parti”. Il capo della Farnesina ha poi sottolineato l’importanza di far svolgere il prima possibile le elezioni palestinesi, in programma per il 22 maggio e rimandate dall’Autorità Nazionale Palestinese: il rinvio dell’Anp “ha spinto la popolazione palestinese a mobilitarsi nelle piazze e nelle strade – ha aggiunto – Il nostro auspicio è che, non appena le circostanze lo consentano, si definisca un nuovo calendario elettorale e continueremo a sostenere questo processo affinché si creino tutte le condizioni per lo svolgimento delle consultazioni elettorali, anche a Gerusalemme Est“. 

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Intanto prosegue l’operazione “Guardiano dei muri” che ancora la notte scorsa – riferisce il portavoce militare israeliano Hidai Zilberman – ha colpito 40 obiettivi di Hamas e della Jihad islamica, con la distruzione di altri 12 chilometri tra cui depositi di armi e centri di comando. Almeno 10 miliziani sono stati uccisi. Gli attacchi si sono concentrati a Khan Yunis e Rafah, nel sud della Striscia da dove parte la maggior parte dei razzi su IsraeleZilberman ha poi riferito che Hamas ha cercato di colpire basi dell’aviazione “ma non ci è riuscita”. Nella notte l’organizzazione palestinese ha lanciato razzi contro le regioni centrali e meridionali di Israele e le sirene sono risuonate in alcune basi dell’aeronautica, come nelle città costiere di Ashdod e Ashkelon a sud, in quelle centrali e a nord fino a Rehovot e Palmachim. Zilberman ha comunque specificato che i razzi non hanno provocato danni.

Gaza si prepara a una nuova notte di paura. E di morte. In attesa di una “tregua” che non aprirà comunque quell’immensa prigione a cielo aperto. Per due milioni di palestinesi è una condanna senza appello. 

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