Le misure contro la variante inglese più contagiosa: due metri di distanza non più uno
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Le misure contro la variante inglese più contagiosa: due metri di distanza non più uno

Il professore del San Raffaele Carlo Signorelli suggerisce il passaggio dalle mascherine di comunità a quelle chirurgiche e poi consiglia: "Serve particolare attenzione nei luoghi chiusi"

Carlo Signorelli
Carlo Signorelli
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9 Marzo 2021 - 10.22


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La variante inglese è sempre più dominante nel nostro paese e così cambiano anche le norme da osservare rispetto a prima.

Preferire le mascherine chirurgiche a quelle di comunità e allungare il distanziamento fisico a 2 metri: questi i suggerimenti di Carlo Signorelli, professore di Igiene all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

“Le Ffp2 sono mascherine professionali pensate per chi lavora accanto a pazienti infetti – spiega l’esperto – Usarle nella vita di tutti i giorni non è necessario. Consiglierei invece il passaggio dalle mascherine di comunità a quelle chirurgiche. Le prime non hanno alcun tipo di certificazione. Possono avere i livelli di protezione più vari. Le chirurgiche invece hanno standard validati. Almeno sui mezzi pubblici, nei negozi e negli spazi chiusi frequentati mi affiderei a loro. Sono ottimi strumenti di protezione, se ben indossate coprendo anche il naso. Non a caso sono state rese obbligatorie da subito sui voli aerei”.

Sul distanziamento, “2 metri sono meglio di uno – prosegue Signorelli – Non è un valore tassativo, anche un metro e mezzo può essere sufficiente. L’importante è sapere che maggiore è la distanza, minore la quantità di virus con cui potremmo entrare in contatto. Un solo metro, con una variante così contagiosa in giro, rischia di non bastare”.

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“Anche i bambini dovrebbero indossare, e correttamente, le mascherine chirurgiche al posto di quelle di comunità, quando sono a scuola e giocano insieme – raccomanda l’igienista – Le mascherine andrebbero mantenute all’aperto anche come memento che la situazione richiede attenzione. Eviterei giochi di contatto e abbracci, sia fra loro che a maggior ragione con i nonni”. 

Serve attenzione particolare in ogni ambiente chiuso. Aprire le finestre, per esempio, ”è una regola molto importante. I rischi di contagio all’aperto o dove l’aria circola è estremamente più basso, direi ridotto a un decimo”, precisa lo specialista che ricorda di “aprire le finestre il più possibile” anche nelle case. Fra le mura domestiche, poi, “non condividere piatti, bicchieri, posate e tanto meno gli spazzolini – ammonisce – Fare attenzione alle federe e agli asciugamani usati per il viso. Se entra un ospite, tenere sempre le mascherine”.

 

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