Il fondatore della milizia neofascista Oath Keepers coinvolto nell'inchiesta sull'assalto a Capitol Hill
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Il fondatore della milizia neofascista Oath Keepers coinvolto nell'inchiesta sull'assalto a Capitol Hill

Stewart Rhodes, infatti, secondo i procuratori federali, sarebbe stato in diretto contatto con i suoi membri prima, durante e dopo l'assalto al Congresso del 6 gennaio.

Stewart Rhodes
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9 Marzo 2021 - 15.40


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Il fondatore della milizia di estrema destra Oath Keepers, Stewart Rhodes, è stato coinvolto nell’inchiesta sull’assalto a Capitol Hill. Rhodes, infatti, secondo i procuratori federali, sarebbe stato in diretto contatto con i suoi membri prima, durante e dopo l’assalto al Congresso del 6 gennaio. Le prove di questi contatti sarebbero contenute in una chat chiamata “DC OP: Jan 6 21”, sulla piattaforma di messaggistica Signal, che “mostra come gli individui abbiano attivamente pianificato l’uso della forza e della violenza”.
Tra i partecipanti a questa chat vi sono due leader degli Oath Keepers già incriminati, Jessica Watkins, 38enne dell’Ohio, e Kelly Meggs, di 52enne della Florida, e Rhodes, identificato inizialmente solo come “person one”. Insieme a loro “leader regionali degli Oath Keeper di diversi stati” hanno discusso piani per gli eventi del 5 e 6 gennaio a Washington anche per “garantire la sicurezza ad oratori e Vip” del comizio organizzato da Donald Trump davanti alla Casa Bianca poco prima dell’assalto.
Nella chat, ammettono i procuratori, “non vi sono discussioni di assalto al Congresso fino al 6 gennaio”. Ma i messaggi, insieme alle precedenti dichiarazioni di Rhodes, “tutti mostrano che i partecipanti al complotto si sono uniti per cercare di fermare la certificazioni dei voti elettorali e che erano pronti ad usare la violenza, se necessario”. “Stavano complottando per usare la violenza a sostegno di un’illegale ostruzione dei procedimenti del Congresso”, concludono i procuratori che non hanno incriminato però Rhodes che in precedenti interviste ha detto di non aver ordinato o diretto l’assalto al Congresso.
Nella chat, comunque, il leader della milizia invita ad essere pronti “allo scenario peggiore” invitando ad arrivare a Washington “ben equipaggiati”, con elmetti, guanti resistenti, protezioni per gli occhi. Dà anche indicazioni su che tipo di armi portare: “i bastoni pieghevoli sono in una zona grigia di legalità, io ne porterò uno e sono pronto a correre il rischio”, affermava.
Ed il 6 gennaio, mentre Trump completava il suo discorso con l’ormai famigerato appello a ‘marciare verso il Congresso’, sulla chat veniva “attivato il piano per usare la forza”, ricostruiscono i procuratori. E Rhodes a questo punto sembra addirittura prendere le distanze da Trump: ” Tutto quello che Trump fa è lamentarsi – scrive nella chat – non vedono nessuna intenzione da parte sua di fare qualcosa: i patrioti stanno prendendo la cosa nelle loro mani, ne hanno avuto abbastanza”.

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