Crimini israeliani nei territori palestinesi: la corte penale de l'Aja apre un'inchiesta
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Crimini israeliani nei territori palestinesi: la corte penale de l'Aja apre un'inchiesta

Il procuratore capo Fatou Bensouda: "Qualsiasi indagine svolta dall'Ufficio sarà condotta in modo indipendente, imparziale e obiettivo, senza timori o favori'

Fatou Bensouda, procuratore capo della Corte penale internazionale
Fatou Bensouda, procuratore capo della Corte penale internazionale
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3 Marzo 2021 - 15.35


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Tanti invocano il suo intervento ma se l’inchiesta è poco gradita allora tuitti ne prendono le distanze.
La Corte penale internazionale ha aperto un’inchiesta formale sulle denunce di crimini commessi nei Territori palestinesi. Nell’annunciarlo sul sito Internet ufficiale, il procuratore capo Fatou Bensouda ha spiegato che verranno analizzati ”crimini che si suppone siano stati commessi dal giugno del 2014”.

Sottolineando ”le sfide operative che dovremo affrontare a causa della pandemia, delle risorse limitate di cui disponiamo e del nostro pesante carico di lavoro attuale”, Bensouda ha detto che ”non possono impedirci di adempiere definitivamente alle responsabilità che lo Statuto di Roma attribuisce all’Ufficio”.
La Corte penale internazionale ha quindi spiegato che ”qualsiasi indagine svolta dall’Ufficio sarà condotta in modo indipendente, imparziale e obiettivo, senza timori o favori” indagando ”allo stesso modo su circostanze incriminanti ed esoneranti”. Il procuratore capo ha spiegato che ”la decisione di aprire un’indagine ha fatto seguito a un minuzioso esame preliminare intrapreso dal mio ufficio che è durato quasi cinque anni. Durante quel periodo, e in conformità con la nostra normale pratica, l’Ufficio si è impegnato con le parti interessate, anche in riunioni regolari e produttive con i rappresentanti dei governi di Palestina e Israele”. Bensouda ha detto che ”sapevamo che una questione che avremmo dovuto risolvere era relativa all’ambito territoriale della giurisdizione della Corte nella situazione in Palestina”.
”Le indagini richiedono tempo e devono essere fondate oggettivamente su fatti e sul diritto – ha scritto il procuratore capo in una nota -. Nell’adempimento delle proprie responsabilità, il mio ufficio adotterà lo stesso approccio di principio, imparziale, che ha adottato in tutte le situazioni sulle quali viene adotta la sua giurisdizione. Non abbiamo altra agenda se non quella di adempiere ai nostri doveri statutari ai sensi dello Statuto di Roma con integrità professionale. Ricordo qui, a titolo di esempio, le accuse mosse sulla condotta delle Forze di Difesa israeliane nel caso della Mavi Marmara dove, in qualità di Procuratore, ho rifiutato di avviare un’indagine in quanto non vi era una base ragionevole procedere seguendo la nostra valutazione dei criteri dello Statuto di Roma”.

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