Parole amare: nella sua prima messa natalizia da Patriarca di Gerusalemme , monsignor Pierbattista Pizzaballa ha parlato della difficoltà del momento: “Ci sentiamo tutti ottenebrati, stanchi, sfiniti, oppressi da troppo tempo sotto il giogo pesante di questa pandemia che sta bloccando le nostre vite, sta paralizzando i rapporti, sta mettendo a dura prova la politica, l’economia, la cultura, la società. Antiche debolezze strutturali si sono amplificate e non sembrano profilarsi all’orizzonte soluzioni chiare e condivise. Anche chi ci governa brancola nel buio. Le comunità cristiane, da parte loro, faticano a conservare ritmi consolidati nel tempo e non riescono a immaginare il nuovo che verrà”.
“Noi cristiani – ha annotato – sappiamo che al fondo delle nostre crisi, dentro le nostre oscurità, in mezzo alle nostre debolezze è nato un bambino che è un Dio potente e con lui è cominciata una nuova storia di fiducia e di speranza, di rinascita e di risurrezione. La vita divina che Cristo ci porta in dono può e vuole trasformare la morte in vita, il dolore in speranza, la paura in fiducia. Credere in Lui non è negare irragionevolmente la realtà, ma avere uno sguardo nuovo e profondo che ci fa scorgere nel dolore della creazione le doglie di una nuova nascita. Credere è continuare a camminare con la fiducia di chi tende e attende una meta”.
La pandemia, ha aggiunto, “ci chiede di immaginare un mondo diverso, fatto di nuovi rapporti solidali e fraterni, dove il possesso sia sostituito dal dono e la ricchezza di pochi divenga bene per tutti”.