Mazzinghi, il toscanaccio che conquistò il mondo inseguendo Rocky Marciano
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Mazzinghi, il toscanaccio che conquistò il mondo inseguendo Rocky Marciano

Una vecchia (ma non troppo) intervista con il pugile che fu rivale di Benvenuti:" Volevo  emergere, volevo  tirarmi fuori a tutti i costi da quella vita di sofferenze e miseria normali a quei tempi"

Sandro Mazzinghi
Sandro Mazzinghi
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Marco Buttafuoco Modifica articolo

22 Agosto 2020 - 16.47


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Oggi che se ne è andato ripropongo una intervista fatta con Mazzinghi alcuini anni orsono

 

“Tutto cominciò nel 46, quando avevo otto anni e tanta, tanta fame. Un giorno, con degli amici riusciì, ad entrare (ovviamente senza pagare), in un cinema della mia città. Proiettavano il film  “Lassù qualcuno mi ama“,  la storia di Rocky Graziano. Mi innamorai quel giorno del pugilato e giurai a me stesso che sarei diventato un grande campione. Volevo  emergere, volevo  tirarmi fuori a tutti i costi da quella vita di sofferenze e miseria normali a quei tempi. La mia famiglia? Era molto povera. Mia madre e mio padre si arrangiavano come potevano per portarci, letteralmente, un pezzo di pane. Un giorno arrivai a casa e in tavola non c’era niente, se non, appunto, un pezzo di pane: mia madre non mangiava da due giorni, ma mi disse, mentendo, che doveva uscire per stirare dei bucati per alcune famiglie del quartiere e che quell’ unico  cibo che c’era in casa, accanto al pentolino di salsa, l’avrei dovuto mangiare io.  Mi commuovo ancora quando ci penso”.

Sandro Mazzinghi uno dei temperamenti più ardenti e scomodi del pugilato Italiano, un vero “maledetto toscano”, è oggi è un tranquillo gentiluomo di campagna. Un signore di settant’ anni,  felice, in ottima forma fisica, che tutti i giorni si dedica alla cura delle vigne che circondano la sua villa , sulle colline di Pontedera, che scrive libri e cura un bel sito internet (www.sandromazzinghi.com )

“Come arrivò alla boxe ?”

“Mi avvicinai al pugilato attraverso mio fratello Guido,, che lo praticava ( Medaglia di bronzo ai giochi di Helsinki). Sapevo che, bene o male,  con questo sport avrei potuto togliermi delle belle soddisfazioni. Un giorno (credo sia stato nel  1954 ) Guido ed il mio primo maestro, Alfiero Conti,  mi videro fare i guanti in palestra. Alla terza ripresa con un montante destro stesi il mio avversario: mentre scendevo dal ring Conti  mi disse :” se hai la costanza e la forza di volontà tu potrai diventare un vero Campione “. Avevo solo 15 anni! A 25 ero campione del mondo dei Superwelters.

“Che pugile era Sandro Mazzinghi. Cosa lo fece  diventare grande“ ?

“Ero un pugile d’attacco, non davo respiro ai miei avversari,  cercavo sempre lo spiraglio per concludere il match, avevo  una forza interiore e fisica eccezionale dovuta anche dalla grande preparazione atletica che mi costruivo prima di ogni incontro. Avevo una forza di volontà paurosa, combattevo per il mio riscatto “

Quel titolo lo perse due anni, nel ’65,  dopo contro Nino Benvenuti, in due incontri.  Ci può raccontare qualcosa della rivalità fra voi due?

“Ho sempre avuto rispetto per i miei avversari, ma quel combattimento a  Milano,  come la rivincita a Roma, secondo il mio modesto punto  di vista e quello di molti addetti ai lavori non sono stati verdetti limpidi.  Il periodo con cui mi sono incontrato per la prima volta con Benvenuti fu il peggiore della mia vita.  Non ero fisicamente quello di sempre: avevo subito un bruttissimo  incidente stradale ( nel quale avevo anche perso la mia prima moglie ) alcuni mesi prima. Ero moralmente distrutto. Le regole mi davano però un tempo limite nel quale mettere in palio il titolo, pena la decadenza. Non ci furono deroghe. Andai K.o. A Roma, dopo che per 14 riprese ero stato in vantaggio, il verdetto, che arrivò dopo più di mezz’ora, mi dette perdente ai punti. Non dico il caos che successe all’Eur . Purtroppo capitano anche queste cose, ma ci voleva altro per fermarmi. Ritornai ad essere quello di un tempo diventando prima Campione D?Europa e, il 26 Maggio 1968,a San Siro,Campione del Mondo WBA/WBC. “

L’ Italia era, al solito divisa,  fra Mazzinghi e Benvenuti.  Cosa vi differenziava? Lui era un tecnico lei un combattente, d’accordo, Ma ho l’impressione,  che i due uomini fossero incompatibili .   

Si sa com’è,  l’Italia ha sempre amato queste rivalità. E’ però anche vero che Sandro e Giovanni, sono due caratteri completamente diversi; non ci siamo mai

particolarmente amati… Io ero e sono un classico toscanaccio senza peli sulla lingua (a volte anche troppo) e lui diciamo…un po’ meno! Comunque ognuno ha il proprio carattere…..! E ognuno ha fatto la propria carriera, sfruttando anche la fama che ci dette quel periodo “

Dopo Un altro ritorno sulla vetta ed un altro addio polemico…

“Riconquistai il titolo di Campione del Mondo con Kim Soo Kim a San Siro davanti a  60.000 persone. E’ stata una delle più belle soddisfazioni della mia vita. Riportai il mio titolo in Italia, quel titolo che la sorte beffarda mi aveva strappato 3 anni prima a Roma. L’addio un fu un po’ polemico, dopo un altro verdetto molto discutibile contro l’ americano Little. Mi accorsi che il pugilato stava cambiando, non in meglio purtroppo. Mi ritirai, nel 1970 anche perchè avevo bisogno di costruirmi una famiglia (Ho avuto una bella vittoria anche qui, grazie a Dio) e di stare un po’ tranquillo dopo tante battaglie. Dopo sette od otto anni, ritornai a combattere. Questo perché un giorno lessi su un quotidiano sportivo un intervista all’Onorevole Franco Evangelisti il quale diceva che un pugile oltre i 30 anni compiuti era “suonato”. Faceva anche  dei nomi, fra i quali il mio. Mi arrabbiai così tanto che volli in tutti i modi ritornare subito a combattere. Non certo per soldi, ma per far vedere a tutti, compreso l’On. Evangelisti che un pugile, un uomo,  può essere integro anche dopo una carriera come la mia, fatta  di ben oltre 80 combattimenti. Ci riuscii Dal 1978 al 1979 sostenni 3 combattimenti tutti vinti. Addirittura per quello con  Adkins  riuscimmo a organizzare,con l’appoggio di circa 30 emittenti regionali collegate tra loro, una diretta sull’intero territorio Nazionale ed il match fu visto da 10 milioni di spettatori. Fu un un grande successo e in quell’ occasione inaugurai l’emittente Lombarda Antenna 3.  Fu una bella sfida, ma penso che, tutto sommato, ad una certa età è bene lasciare e godersi la famiglia ed i frutti di tanto lavoro”

“Come vede la boxe di oggi? “

“E’ molto cambiata dai miei tempi ,i media non si interessano più come una volta e questo non giova assolutamente. Non ci sono più investimenti forti per permettere di coltivare i vivai, fondamentali per il futuro. Quando guardo i matches di oggi a volte mi arrabbio ancora perché vedo che mancano tecnica, passione, potenza. Per dirne una, non vedo più il classico movimento del tronco, fondamentale per schivare i colpi. Nonostante tutto questo, abbiamo dei buoni ragazzi che, se indirizzati bene, potrebbero darci  ancora qualche bella  soddisfazione!  Certo, oggi non c’è più voglia di sacrificarsi come  facevamo noi. Allora il pugilato era molto popolare,  come il calcio oggi, se riuscivi a sfondare potevi toccare il cielo con un dito. Oggi siamo tutti sazi e la sazietà può togliere la voglia di combattere, di rischiare”.

“C’è però un altro sogno che lei ha realizzato….”

“ Ho sempre avuto passione per il canto e tra il 1967/1968 scrissi ed incisi due brani orchestrati dal grande maestro Gianfranco Intra con la casa discografica RIFI : “Almeno in Sogno” e “ Fuoco Spento” , la mia popolarità all’epoca era alle stelle  e mi fu proposto di cantare nella tournee di Salvatore Adamo i miei due pezzi. Andò cosi bene che partimmo da Torino e toccammo tutti i palazzi dello Sport fino ad arrivare a Roma. Che tempi meravigliosi.  “.

 

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