Kamala Harris ha Israele nel cuore ma non certo la Palestina
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Kamala Harris ha Israele nel cuore ma non certo la Palestina

La senatrice della California candidata alla vice-presidenza ha posizioni molto meno aperte di quelle di Obama e ha sempre appoggiato le posizioni di Tel Aviv

Kamala Harris con Netanyahu
Kamala Harris con Netanyahu
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

15 Agosto 2020 - 15.41


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E’ donna. E’ afroamericana. E potrebbe entrare nella storia degli Stati Uniti come la prima donne di colore a diventare vice presidente, se il 3 novembre Joe Biden sconfiggerà Donald Trump. Il tycoon la riempie di contumelie sessiste, di attacchi volgari, e questo le fa guadagnare credito e simpatie tra quanti, in America e nel mondo, considerano un secondo mandato di The Donald come una sciagura universale. Della senatrice Kamala Harris si è detto e scritto tutto, e in bene. O meglio, quasi tutto. Perché quello che Quello che non tutti sanno, è che la Harris è sposata con un ebreo di Brooklyn. Come racconta The Times of Israele Harris ha conosciuto il marito, Douglas Emhoff, durante un appuntamento al buio organizzato da comuni amici, e i due si sono sposati nel 2014. Emhoff ha due figli da un precedente matrimonio, che secondo The Forward chiamano la Harris affettuosamente Mamele (“mammina” in lingua yiddish).Già quando era Procuratore generale ha dimostrato una certa sensibilità sul tema dell’antisemitismo: nel 2012 aveva dichiarato che gli ebrei erano il gruppo religioso maggiormente preso di mira da crimini d’odio, e in tale occasione creò un’unità speciale per monitorarli e contrastarli nell’area di San Francisco. E quando divenne senatrice, nel 2017, una delle prime cose che ha fatto è stato far passare una risoluzione che riconosca le istituzioni religiose come potenziali bersagli di questo tipo di crimini. Sempre per quanto riguarda la sua carriera da senatrice, la Harris riuscì ad essere eletta anche perché nell’ottobre 2016 la sua candidatura fu ufficialmente sostenuta da due senatrici ebree della California, Barbara Boxer e Dianne Feinstein.

Posizioni su Israele

Sin dalla sua elezione a senatrice, Harris ha partecipato per due volte alla conferenza annuale dell’AIpac, la principale lobby filoisraeliana in America. Ha detto di essere a favore della soluzione dei due stati, aggiungendo però che “una soluzione al conflitto non può essere imposta. Le due parti devono accordarsi da sole.” Ha inoltre preso posizione contro il Bds,  e raccontato che da giovane partecipava alle raccolte fondi del Keren Kayemeth per piantare alberi in Israele.

 All’American Jewish Committee  ha sostenuto così il suo legame con Israele. “In qualità di membro dell’Intelligence Committee e dell’Homeland Security Committee del Senato, sono profondamente coinvolta nell’assicurare che le relazioni israeliane-americane rimangano forti. E sono orgogliosa di stare fortemente dalla parte degli alleati più importanti dell’America. Quindi lasciatemi essere chiara su ciò in cui credo. Israele è un amico e alleato fondamentale degli Stati Uniti. Sto dalla parte d’Israele sia per i nostri valori condivisi, che sono fondamentali per entrambe le nostre nazioni, sia perché credo che i legami tra il popolo degli Stati Uniti e il popolo d’Israele siano indissolubili”. “Farò tutto ciò che è in mio potere per assicurare un sostegno ampio e bipartisan per la sicurezza di Israele e il diritto all’autodifesa”. Sul conflitto, Harris afferma che “l’unica soluzione praticabile e l’unico modo in cui Israele può rimanere uno Stato ebraico e democratico sono due Stati per due popoli che vivono fianco a fianco. I palestinesi dovrebbero essere in grado di governarsi nel proprio Stato”.
La candidata alla vice presidenza  ha inoltre appoggiato al Senato Usa la mozione contro la risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – fatta invece passare dall’allora presidente Obama – in cui si condannava Israele per la costruzione degli insediamenti in Cisgiordania. “Il Senato si oppone alla risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza Onu e a tutti gli sforzi che minano i negoziati diretti tra Israele e i palestinesi per una soluzione sicura e pacifica”, si leggeva nel testo. “Le Nazioni Unite non sono la sede appropriata e non dovrebbero essere un forum utilizzato per cercare azioni unilaterali, il riconoscimento, o per dettare parametri per una soluzione a due Stati, incluso lo status di Gerusalemme; è anche la posizione storica del governo degli Stati Uniti di opporsi e porre il veto alle risoluzioni unilaterali o anti-israeliane al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, il provvedimento firmato dalla Harris assieme a molti senatori repubblicani.

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La laureata della Howard University ha anche mantenuto uno stretto rapporto con l’American Israel Public Affairs Committee L’ex procuratrice  ha parlato pubblicamente dei suoi incontri privati i rappresentanti dell’Aipac  d nel marzo 2019, nel corso della conferenza annuale della lobby pro-Israele sulle politiche. All’epoca, ci furono pressioni da parte di gruppi liberal come MoveOn per boicottare l’evento.

“È bello incontrarmi oggi nel mio ufficio con i leader dell’Aipac della California per discutere la necessità di una forte alleanza Usa-Israele, il diritto di Israele a difendersi, e il mio impegno a combattere l’antisemitismo nel nostro Paese e nel mondo”, ha twittato Harris all’epoca.

Ecco alcune sue uscite sul conflitto israelo-palestinese

“L’ultima raffica di attacchi missilistici da Gaza contro israeliani innocenti non può essere tollerata: Israele ha il diritto di difendersi da questi orribili attacchi. Mi unisco agli altri nell’esortare contro un’ulteriore escalation”. (JewishInsider, 15 novembre 2019)

“I termini di qualsiasi accordo tra israeliani e palestinesi non possono essere imposti da altri nel mondo. Gli Stati Uniti e i nostri alleati in Europa e nel mondo arabo possono e devono contribuire a facilitare un accordo per creare la pace e portare entrambe le parti al tavolo dei negoziati, ma gli stessi israeliani e palestinesi devono negoziare e approvare i termini di qualsiasi accordo di pace. Una pace duratura può essere trovata solo attraverso negoziati bilaterali che proteggano l’identità di Israele, garantiscano la sicurezza per tutti i popoli e includano il riconoscimento del diritto di Israele ad esistere come Stato ebraico”. (Jerusalem Post, 12 luglio 2019)

Alla domanda del New York Times, “Crede che Israele soddisfi gli standard internazionali in materia di diritti umani? Harris ha risposto: “Penso che Israele, in quanto Paese, si dedichi ad essere una democrazia ed è uno dei nostri più stretti amici in quella regione, e che dovremmo comprendere i valori e le priorità condivise che abbiamo come democrazia, e condurre la politica estera in un modo che sia coerente con la comprensione dell’allineamento tra il popolo americano e il popolo di Israele”.

Sul fatto che Israele soddisfi o meno gli standard dei diritti umani: “Nel complesso, sì.” (New York Times, 19 giugno 2019)

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“Come membro sia del Comitato di Intelligence del Senato che del Comitato per la Sicurezza Nazionale del Senato, sono profondamente coinvolto nell’assicurare che le relazioni tra gli americani e gli israeliani rimangano forti. E sono orgoglioso di essere solidale con i più importanti alleati dell’America. Quindi lasciatemi essere chiaro su ciò in cui credo. Israele è un amico e un alleato fondamentale per gli Stati Uniti. Mi schiero con Israele sia per i nostri valori condivisi, che sono così fondamentali per la fondazione di entrambe le nostre nazioni, sia per il fatto che credo che i legami tra il popolo degli Stati Uniti e il popolo di Israele siano indissolubili e che non possiamo mai permettere a nessuno di mettere i bastoni tra le ruote a nessuno. E credo che Israele non dovrebbe mai essere una questione di parte. Farò tutto ciò che è in mio potere per assicurare un ampio e bipartisan sostegno alla sicurezza e al diritto all’autodifesa di Israele. Per questo motivo sostengo fortemente l’assistenza alla sicurezza dell’America a Israele e mi impegno a rafforzare il rapporto americano di sicurezza e difesa israeliana…. Credo che quando una qualsiasi organizzazione delegittima Israele, dobbiamo alzarci in piedi e parlare apertamente contro di essa. Israele deve essere trattato allo stesso modo, ed è per questo che la prima risoluzione che ho cosponsorizzato come senatore degli Stati Uniti è stata quella di combattere i pregiudizi anti-israeliani alle Nazioni Unite e di affermare e riaffermare che gli Stati Uniti cercano una soluzione giusta, sicura e sostenibile per due Stati”. (intervento  al Comitato ebraico americano, 3 giugno 2019)

“Il suo sostegno a Israele è fondamentale per quello che è”, ha detto a McClatchy la direttrice della campagna di comunicazione di Harris, Lily Adams.. Adams ha affermato che la senatrice californiana non ha intenzione di allontanarsi dalle posizioni che ha delineato su Israele da quando è stata eletta al Senato. Continuerà a sostenere l’alleanza Usa-Israele e la pace attraverso una soluzione a due Stati come senatore, come candidato e come presidente”. Per la senatrice Israele non dovrebbe essere una questione di parte”, ha detto Adams. Si oppone anche al taglio degli aiuti stranieri a Israele.

In una discussione ufficiosa con i membri dell’Aipac, ha detto: “La stragrande maggioranza delle persone capisce l’importanza dello Stato di Israele. Sia in termini di storia che di presente, sia in termini di fonte di ispirazione su tante questioni, di cui spero parleremo, e anche di cosa significa in termini di valori degli Stati Uniti e di quei valori che sono valori condivisi con Israele, e dell’importanza di lottare per assicurarci di proteggere e rispettare un amico, uno dei migliori amici che potremmo avere”.

“A differenza di alcuni dei membri più radical, Harris dà priorità alle stesse questioni degli elettori ebrei, e lavorerà diligentemente per difendere i nostri valori alla Casa Bianca, insieme al nostro prossimo presidente, Joe Biden”, ha affermato Hailie Soifer, il capo del Jewish Democratic Council of America. ed  ex assistente di Harris. “Come ex consigliere per la sicurezza nazionale del senatore Harris, conosco in prima persona la sua convinzione e il suo impegno a creare un Paese migliore per tutti gli americani”, ha aggiunto Soifer. “Si allinea fortemente ai valori degli ebrei americani, compreso il suo sostegno al rapporto tra Stati Uniti e Israele, il suo impegno a garantire l’accesso a un’assistenza sanitaria e a un’istruzione a prezzi accessibili, la sua intolleranza per l’odio e il bigottismo, e i suoi incrollabili sforzi per proteggere le comunità più vulnerabili del nostro Paese”.

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“Sia chiaro: io sostengo il popolo d’Israele. E su questo non ho dubbi. Sostenere il popolo d’Israele non significa, non dovrebbe essere tradotto come sostenere chiunque sia in carica in quel momento. E così, il mio sostegno a Israele è forte e sincero. Non c’è dubbio che dobbiamo parlare apertamente quando si verificano violazioni dei diritti umani. Dobbiamo lavorare con il nostro amico, che è Israele, per fare quelle cose che collettivamente sappiamo essere nell’interesse dei diritti umani e della democrazia, perché è quell’impegno condiviso per la democrazia da cui è nato il rapporto e quindi dobbiamo tenerlo”. Così la senatrice Harris in una intervista con Jon Favreau, attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense (PodSaveAmerica, 17 Aprile 2019)

“Gli attivisti della solidarietà palestinese temevano questo momento. Così come un’ampia gamma di progressisti. Al peggior candidato possibile per il vertice si aggiungerà ora il più anti-palestinese tra i candidati alla vicepresidenza”, sostiene Michael F. Brown, giornalista indipendente, che ha lavorato The International Herald Tribune, TheNation.com, The San Diego Union-TribuneThe News & ObserverThe Atlanta Journal-ConstitutionThe Washington Post 

“Harris  – aggiunge Brown – sembra a non essere consapevole di quella che Human Rights Watch ha definito la realtà ‘separata e disuguale’  per i palestinesi della Cisgiordania occupata. Tale realtà si basa su un sistema giuridico ‘a due livelli’. Un sistema giuridico a due livelli era inaccettabile negli Stati Uniti e in Sudafrica. Allo stesso modo, Harris e Biden dovrebbero considerarlo inaccettabile con Israele. Come previsto – prosegue il reporter americano –  ha espresso il suo sostegno all’Aipac per la soluzione dei due Stati e ha detto che una risoluzione non può essere imposta, ma deve essere concordata dalle parti stesse. Come sostenitrice del potere dominante nella regione, ciò è in linea con i suoi sforzi contro la risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza dell’Onu che condanna gli insediamenti israeliani come illegali. Infatti, come ha ricordato il quotidiano israeliano Haaretz, , ha co-sponsorizzato ‘una risoluzione del Senato del gennaio 2017 che criticava il presidente Barack Obama – nella sua ultima settimana in carica – per essersi astenuto in una votazione su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che condannava le politiche di insediamento di Israele’. Non c’è da stupirsi quindi – conclude Brown – che Biden, con le sue deboli politiche sui diritti dei palestinesi, abbia trovato un partner in Harris, sebbene anche Biden abbia sostenuto la risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”.

Insomma, Kamala Harris, in Medio Oriente ha scelto, da tempo, da che parte stare.

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