Justin Amash, chi è il candidato indipendente che vuole correre per la Casa Bianca
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Justin Amash, chi è il candidato indipendente che vuole correre per la Casa Bianca

L'ex repubblicano è l'unico che aveva appoggiato l'impeachemnt di Trump anche se non arrivò mai a votare perché ha lasciato il partito

Justin Amash
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4 Maggio 2020 - 13.58


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Justin Amash è un deputato indipendente del Michigan che l’anno scorso ha lasciato il partito repubblicano e che adesso vorrebbe correre per la Casa Bianca come candidato del Libertarian Party, anche se nega di voler giocare il ruolo di “guastafeste” per Donald Trump o Joe Biden, sottraendo i voti da uno dei due candidati. Ed afferma di volersi battere contro “il sistema dei partiti”.
“Ora abbiamo lasciato che il sistema dei partiti guidi ogni cosa e si manifesti nel processo legislativo in modo che abbiamo pochi leader che controllano tutto e negoziano direttamente con la Casa Bianca, e questo non cambierà se abbiamo Trump o Biden presidente”, ha detto il deputato quarantenne che nelle prossime settimane cercherà di convincere i delegati del Partito Libertarian a sostenerlo come candidato nella convention che si dovrebbe svolgere ad Austin. 
La cosa non è scontata visto che l’ex repubblicano, l’unico che prima di lasciare il partito appoggiò l’impeachment di Trump, viene visto con sospetto, come “un intruso” da molti libertarian, conservatori che mettono la tutela delle libertà individuali sancite dalla Costituzione di fronte a tutto e che rappresentano circa il 3% dell’elettorato americano.
Criticato come “involuto e complesso”, il programma da centinaia di miliardi di dollari per aiutare le imprese a riassumere i propri dipendenti, secondo Amash alla fine ottiene l’effetto opposto perché i sussidi di disoccupazione sono a volte più elevati delle precedenti paghe. “Sarebbe stato meglio per gli americani, almeno sarebbe stato un punto di inizio, dare agli americani i soldi di aiuto il più velocemente possibile”, ha detto sottolineando che si sarebbe evitato di dare, come è successo, aiuti ad imprese che non ne avevano bisogno.
Il deputato, poi, difende il diritto degli attivisti antilockdown a protestare in tutto il Paese: “è il diritto difeso dal primo emendamento”. Ma nello stesso tempo afferma che “è un errore” farlo “ignorando il distanziamento sociale e prendendo dei rischi”, finendo così per allontanare persone dalla giusta causa. “Credo che vi siano milioni di persone che sono d’accordo con le proteste, almeno in spirito, in Michigan – ha detto parlando del suo stato – e sono d’accordo sul fatto che la governatrice abbia esagerato”.

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