L'aereo ucraino abbattuto indebolisce la solidarietà internazionale intorno all'Iran
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L'aereo ucraino abbattuto indebolisce la solidarietà internazionale intorno all'Iran

L'ammissione di colpa iraniana incrina il fronte che aveva criticato la decisione di Donald Trump di far fuori il capo della Forza Quuds, l’élite dei Guardiani della Rivoluzione, il generale Qassem Soleiman

L'aereo ucraino abbattuto dai militari iraniani
L'aereo ucraino abbattuto dai militari iraniani
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

11 Gennaio 2020 - 10.13


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Per Teheran è un’ammissione di colpa che avrà inevitabili implicazioni sul piano politico e nelle relazioni internazionali, incrinando quel fronte internazionale che pur con sfumature diverse, aveva criticato la decisione del presidente Usa Donald Trump di far fuori il capo della Forza Quuds, l’élite dei Guardiani della Rivoluzione, il generale Qassem Soleimani.

Ammissione di colpa

L’Iran ammette di aver abbattuto l’aereo di linea ucraino, per un errore umano. Il Quartier generale delle Forze armate iraniane afferma che il Boeing precipitato quattro giorni fa poco dopo il decollo dall’aeroporto ‘Imam Khomeini’ di Teheran è stato “erroneamente” e “involontariamente” preso di mira dalle forze di difesa aerea iraniane che lo hanno scambiato per un “aereo nemico”. Tutti i 176 tra passeggeri e membri dell’equipaggio del 737 dell’Ukraine International Airlines sono morti a seguito dell’incidente. Fino a ieri l’Iran aveva negato di aver abbattuto il velivolo con un missile.

“La Repubblica islamica dell’Iran si rammarica profondamente per questo errore disastroso” e le “indagini proseguiranno per identificare e perseguire” gli autori di questa “grande tragedia” e “questo sbaglio imperdonabile”, afferma il presidente iraniano Hassan Rouhani con un post sul suo account Twitter.

Scusandosi e porgendo le condoglianze alle famiglie delle vittime dell’aereo ucraino abbattuto dopo il decollo da Teheran, il Quartier generale delle Forze armate iraniane afferma in un comunicato che metterà in atto “riforme essenziali nei processi operativi per evitare simili errori in futuro” e che perseguirà legalmente “coloro che hanno commesso l’errore”. “Mercoledì poco dopo l’attacco dell’Iran alle basi militari statunitensi in Iraq – spiega il comunicato militare -, il sistema di difesa aerea iraniana è stato in allerta per contrastare ogni possibile ritorsione degli americani, poiché alcune osservazioni avevano indicato movimenti aerei statunitensi verso siti strategici iraniani”. Secondo le Forze armate iraniane, l’aereo ucraino avrebbe iniziato a volare vicino a un centro militare delle Guardie rivoluzionarie, sarebbe quindi stato erroneamente identificato come bersaglio nemico e sulla base di un errore umano “involontario” è stato preso di mira dal sistema di difesa aerea.
Il ministro degli Affari esteri iraniano Mohammad Javad Zari
fafferma che “l’errore umano” è accaduto nel “momento di crisi causato dall’avventurismo degli Usa”. In un post sul suo account Twitter, Zarif parla di oggi come una “giorno triste”. “Il nostro profondo rammarico, le nostre scuse e condoglianze al nostro popolo, alle famiglie di tutte le vittime e alle altre nazioni colpite”, scrive il ministro degli Esteri iraniano.

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L’Iran deve “imparare la lezione” da questa tragedia, afferma il presidente della commissione per gli Affari esteri del parlamento russo Konstantin Kosachev. “Se la decrittazione delle scatole nere e il lavoro delle indagini non dimostrano che l’esercito iraniano lo ha fatto intenzionalmente, il caso deve essere chiuso. Spero che le lezioni vengano apprese e le azioni intraprese da tutte le parti”, ha affermato il senatore citato dall’agenzia di stampa russa Interfax.

Trudeau chiede giustizia

Il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, ha chiesto che dopo l’ammissione da parte dell’Iran dell’abbattimento per errore del volo di linea ucraino, Teheran usi “trasparenza e giustizia” per le vittime, giunga a una conclusione e stabilisca le precise responsabilità. Trudeau ricorda che si tratta di una “tragedia nazionale” per il Canada – 63 delle vittime erano canadesi, molti con doppia nazionalità iraniana – e che tutto il Paese “piange unito”, fa sapere una nota dell’ufficio del primo ministro. Lo schianto al suolo del volo 752 dell’Ukraine International Airlines non ha lasciato possibilità ai passeggeri: l’impatto ha causato la morte di tutte le 176 persone a bordo, tra cui 57 canadesi. L’Iran in un primo tempo aveva negato, invitando gli stessi esperti Usa della Boeing a partecipare alle indagini. Le autorità ucraine ieri avevano avuto accesso ai dati registrati nelle scatole nere. Ma contro l’Iran si era puntato un j’accuse internazionale, con il primo ministro canadese  che giovedì in serata aveva affermato di essere in possesso di prove che dimostrerebbero che l’aereo potrebbe essere stato colpito in maniera “non intenzionale” da un missile iraniano.
Ma a incastrare  le autorità iraniane c’era un video – la cui autenticità è stata verificata dal New York Times – che mostrava l’impatto tra l’aereo e un proiettile, forse un razzo, poco distante dall’aeroporto di Teheran. La ripresa era stata girata proprio nell’area in cui il velivolo di linea ucraino ha smesso di trasmettere il suo segnale poco prima di schiantarsi a terra lo scorso mercoledì. Una piccola esplosione si era verificata nel momento in cui l’aereo sarebbe stato colpito da un missile, senza però esplodere. Il jet aveva continuato a volare per diversi minuti dirigendosi di nuovo verso l’aeroporto. Per poi schiantarsi al suolo.

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Ondata di sanzioni

Gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni contro l’Iran in seguito all’attacco missilistico effettuato da Teheran contro due basi Usa in Iraq. Le sanzioni colpiscono, oltre a otto dirigenti ritenuti responsabili del raid, vari settori tra cui il manifatturiero, il tessile e il minerario (acciaio e alluminio in particolare). Tra le otto persone che verranno colpite dalle sanzioni ci sono Ali Shamkhani, segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale; Mohammad Reza Ashtiani, vice capo di Stato maggiore delle Forze armate iraniane; Gholamreza Soleimani, capo delle forze paramilitari Basij (forza ausiliaria dei Guardiani della rivoluzione). Inoltre, il Tesoro degli Stati uniti ha inserito nella lista anche 17 produttori iraniani di metalli e società minerarie, una rete di tre entità con sede in Cina e nelle Seychelles; una nave coinvolta nell’acquisto, nella vendita e nel trasferimento di metalli iraniani e nella fornitura di componenti di produzione.

La notizia è stata confermata dal segretario al Tesoro Steven Mnuchin e dal capo della diplomazia Usa Mike Pompeo in una conferenza stampa alla Casa Bianca, alla fine di una giornata intensa e complicata. Proprio mentre la Cnn afferma che è stato Pompeo il motore della decisione del presidente Donald Trump di uccidere il generale iraniano Qasem Soleimani “fuori dal campo di battaglia”. Sempre in conferenza Pompeo ancora una volta ha eluso i dettagli su quell'”attacco imminente”, che l’amministrazione sostiene che Soleimani stesse tramando, spiegando solo che “stava per succedere”. Secondo Al Arabiya, le Guardie rivoluzionarie dell’Iran hanno giudicato “inefficaci” le nuove sanzioni americane contro Teheran.Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è invece congratulato con Donald Trump per le nuove sanzioni. Netanyahu – ha fatto sapere il suo ufficio – ha elogiato il presidente Usa per le sanzioni contro “il regime del terrore di Teheran che opprime il popolo iraniano e minaccia la pace del mondo intero”.

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Altri bersagli

Ma quello contro il generale non è stato l’unico raid compiuto dagli Usa: nello stesso giorno in cui hanno ucciso Soleimani, le forze americane hanno infatti tentato di uccidere un altro alto dirigente iraniano in Yemen, Abdul Reza Shahlai, finanziatore e tra i leader delle forze d’elite Quds. Ma di questa operazione l’amministrazione Trump non ha parlato, visto che non si è conclusa con la morte di Shahlai. La rivelazione – si legge sul Washington Post– indica che l’uccisione da parte di Soleimani rientrava in una più ampia operazione e alimenta dubbi sul suo obiettivo. Indebolire la leadership dei Guardiani della Rivoluzione(di cui Quds è un’unità di forze speciali e di intelligence) o semplicemente prevenire imminenti attacchi contro interessi americani come inizialmente dichiarato.  Le operazioni militari americane nello Yemen sono coperte dalla massima segretezza e i funzionari citati dal giornale parlano di un raid – quello diretto contro Shahlai – ancora altamente secretato. L’unico elemento emerso è che il raid non è stato coronato da successo e che funzionari al Pentagono e in Florida hanno seguito entrambi ed avevano discusso della possibilità di annunciarli congiuntamente, se avessero raggiunto il loro obiettivo. “Se lo avessimo ucciso, ce ne saremmo vantati la stessa sera”, ha dichiarato un alto funzionario Usa. Un’altra fonte ha precisato che i due raid sono stati autorizzati più o meno alla stessa ora e che gli Stati Uniti non hanno dato notizia della missione perché non si era conclusa secondo i piani. Shahlai resta un potenziale bersaglio per il futuro, ha aggiunto la fonte, anche se da entrambe le parti è emersa ora la volontà di favorire una de-escalation.

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