Il ragazzo aggredito a Berlino: non sono ebreo, volevo mostrare l'antisemitismo
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Il ragazzo aggredito a Berlino: non sono ebreo, volevo mostrare l'antisemitismo

La rivelazione: sono un israeliano cresciuto in una famiglia araba, volevo far vedere come sia pericoloso girare con una kippah

Il ragazzo vittima dell'aggressione anti-semita
Il ragazzo vittima dell'aggressione anti-semita
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18 Aprile 2018 - 21.33


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 Un ragazzo con la kippà viene aggredito a colpi di cintura a Berlino da un giovane arabo, che gli urla «ebreo!». La vittima filma la scena con lo smartphone e lo denuncia. Immediate arrivano le reazioni indignate di tutto il mondo politico tedesco, a partire dalla cancelliera Angela Merkel e del consiglio centrale degli ebrei tedesco. Poi, in serata, il ragazzo aggredito rivela: «Non sono ebreo, era un test». Un colpo di scena che fa riflettere ma che di fatto non ridimensiona l’allarme antisemitismo in Germania.
«Non sono ebreo, sono un israeliano cresciuto in una famiglia araba», ma «volevo dimostrare come sia spaventoso di questi tempi girare per Berlino come ebreo», ha detto il ragazzo, noto alla stampa come Adam, parlando alla Deutsche Welle. Un amico lo aveva avvertito che indossare la kippah in Germania era pericoloso e lui voleva mettere alla prova questa affermazione, ha spiegato. I media tedeschi avevano diffuso stamani il video dell’aggressione avvenuta ieri sera nel quartiere di Prenzlauer Berg.
Per la polizia, non c’erano molti dubbi: antisemitismo. Il ragazzo di 21 anni che indossava la kippah è stato apostrofato come “yahudi”, ebreo in arabo, e colpito con la cintura, mentre era con un amico di 24 anni. Un fatto che ha suscitato l’indignazione del mondo politico tedesco, a partire dalla cancelliera, Angela Merkel, la quale ha dichiarato di voler rilanciare l’offensiva contro l’antisemitismo, che sia tedesco o arabo.
Adam ha raccontato alla stampa di essere stato insultato alla fermata dell’autobus da tre persone, una di queste lo ha aggredito. Il ragazzo ha reagito tirando fuori il cellulare: «Ti sto filmando», lo si sente ripetere nel video. E l’avvertimento funziona: passano pochi istanti e l’aggressore viene portato via da un compagno. Ma ormai è tardi e il video fa il giro della rete e sarà usato dalla polizia per rintracciare il colpevole.

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