Birmania: prime misure degli Usa per la crisi umanitaria dei Rohingya
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Birmania: prime misure degli Usa per la crisi umanitaria dei Rohingya

Sospesi gli inviti ad esponenti dell'Esercito di Rangoon e a breve potrebbe essere deciso l'embargo sulla vendita di armi.

L'esodo dei Rohingya verso il Bangladesh
L'esodo dei Rohingya verso il Bangladesh
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24 Ottobre 2017 - 07.14


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L’emergenza umanitaria che sta colpendo, in Birmania, la minoranza musulmana dei Rohingya, oggetto di una percecuzione che ha spinto centinaia di migliaia di persone a scappare in Bangladesh, ha indotto l’Amministrazione americana ad adottare le prime misure contro Rangoon. In particolare contro l’Esercito sospettato di compiere operazioni di pulizia etica contro la minoranza. Washington ha infatti annunciato la cancellazione di inviti a funzionari di sicurezza della Birmania. E non è escluso l’embargo per la vendita di armi alla Birmania.
“Esprimiamo la nostra grande preoccupazione per i recenti avvenimenti nello Stato di Rakhine (dove risiedeva la maggioranza del gruppo etnico musulmano perseguitato, ndr) e per le violenze che hanno subito i Rohingya e altre comunità”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert.
Tra le altri misure allo studio ci sono anche “misure economiche mirate contro gli individui legati alle atrocità (commesse, ndr)”.
I leader dell’esercito birmano sono “responsabili” della crisi, ha detto il Segretario di Stato americano Rex Tillerson. Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, più di 580.000 Rohingya sono fuggiti dalla Birmania, a cominciare dal 25 agosto, quando sono iniziati gli attacchi dell’Esercito ai loro villaggi, motivati con la necessità di reprimere il terrorismo islamico nella regione.

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