Orrore delle spose bambine: il Bangladesh le approva per legge
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Orrore delle spose bambine: il Bangladesh le approva per legge

Protestano le associazioni per i diritti umani: violenza legalizzata

Sposa bambina
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Claudia Sarritzu Modifica articolo

3 Marzo 2017 - 18.32


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In Bangladesh è stata approvata una nuova legge che consente alle minori di 18 anni di sposarsi per volontà dei genitori in “circostanze particolari e per il loro bene“. Sono arrivate puntuali le condanne da parte delle organizzazioni per i diritti umani: il punto contestato da attivisti e ong, oltre all’abbassamento dell’età, è perchè la legge non chiarisce quali siano queste condizioni.

Quali sono i timori? I genitori ptrebbero costringere le ragazze vittime di stupro a sposare i loro violentatori. Potrebbero in caso di necessità economica costringerle a un matrimonio che non vogliono come capitava nel medioevo divenendo a tutti gli effetti merce di scambio.

Ma ovviamente il governo bengalese ha difeso il provvedimento dichiarando di avere fiducia nei giudici e nei tribunali locali che dovranno valutare le “circostanze particolari”.

Parliamo di un Paese Secondo i dati diffusi da Human Rights Watch, il Bangladesh ha la più alta percentuale di spose bambine di tutta l’Asia. Il 52% delle donne nel Paese si sposano entro i 18 anni, rivela l’Unicef. E il 18% di queste sono spose già a 15, una delle più alte percentuali al mondo. Tutto questo in un Paese dove la rappresentanza femminile in parlamento non è assente, anzi. Questo ribadisce ancora una volta come una cultura patriarcale a volte domini anche il pensiero delle donne stesse. 

Ricordiamo che il Bangladesh è tristemente noto anche per una forma di violenza domestica conosciuta come “lancio dell’acido” in cui il marito o il fidanzato getta una tanica di sostanza corrosiva sul volto col fine espresso di deformarne la figura e col risultato conseguente d’assoluto isolamento sociale. I dati parlano chiaro. Nel decennio 1999-2009 almeno il 68% dei sopravvissuti ad attacchi con acido erano donne o ragazze, quando non ancora bambine appena decenni. 

Ma la violenza sul corpo di noi donne è globalizzata. Anche oggi in Italia ci siamo svegliati con la notizia dell’orrido femminicidio in Sardegna, a Iglesias, della 32enne Federica Madau, accoltellata dal marito Gianni Murru che non tollerava la loro separazione. E’ l’ennesima donna morta per mano di un uomo alla vigilia dell’ennesino 8 marzo in cui tutti fingeranno di indignarsi di fronte alle vite spezzate di milioni di donne che subiscono violenze e umiliazioni spesso fino alla morte. 

Tutto questo scrivere di donne assassinate sta diventando un triste bollettino, sterile e inutile, che viene aggiornato senza che realmente a qualcuno interessi frenare questa strage continua. Ormai è un male accettato. Ormai non ci inorridisce più. Ma senza indignazione non c’è reazione e senza reazione la vita di milioni di donne in tutto il mondo, dal Bangladesh all’Italia, resterà un inferno senza via d’uscita. 

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