Molti analisti lo hanno capito da tempo o, quantomeno, da dopo il fallito golpe: Erdogan potrebbe diventare il nuovo destabilizzatore della regione: mentre sul piano interno stiamo assistendo a un vero e proprio contro-golpe, il Sultano preme per intervenire nella battaglia di Mosul e già minaccia un’azione militare se le aree yazide dovessero diventare troppo filo-curde o dare ospitalità a elementi del Pkk.
Quanto alla Siria con l’operazione scudo dell’Eufrate i militari turchi hanno già occupato una fascia di territorio siriano e hanno scatenato le milizie loro alleate per attaccare i curdo-siriani del Ypg, considerati terroristi.
Ora la Turchia fa ancora la voce grossa e fa sapere di non volere che “Raqqa, che è una città interamente araba, sia conquistata e amministrata da elementi che non sono arabi”.
Lo ha detto il vicepremier di Ankara, Numan Kurtulmus, dopo l’annuncio dell’avvio dell’offensiva sulla ‘capitale’ dell’Isis in Siria da parte della coalizione delle Forze democratiche siriane (Sdf), formata in maggioranza dalle milizie curde del Pyd, che Ankara considera terroristi.
“La legittimazione non può essere ottenuta con un’organizzazione terroristica armata”, ha aggiunto, sostenendo che “prima o poi gli Usa si renderanno conto di questa realtà”.
Parole gravissime, mentre l’occidente chiude (o quasi) gli occhi.
La Turchia minaccia: i curdi sono terroristi, non devono liberare Raqqa
Il Sultano fa la voce grossa mentre cerca di sostituirsi all'Isis nel controllo dell'area
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7 Novembre 2016 - 14.41
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