007 e Farnesina hanno cercato sul serio notizie su che fine abbia fatto padre Dall'Oglio?
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007 e Farnesina hanno cercato sul serio notizie su che fine abbia fatto padre Dall'Oglio?

Nna delle firma di punta del Tg1, Amedeo Ricucci, torna sul caso di Paolo Dall’Oglio, ma non per avanzare nuove ipotesi bensì per porre delle domande alla Farnesina.

Padre Paolo Dall'Oglio
Padre Paolo Dall'Oglio
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

30 Giugno 2020 - 16.37


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Nel giorno dei santi Pietro e Paolo, a un mese esatto dal settimo anniversario del suo sequestro, una delle firma di punta del Tg1, Amedeo Ricucci, torna sul caso di Paolo Dall’Oglio, ma non per avanzare nuove ipotesi bensì per porre delle domande alla Farnesina.
Ricucci ricorda che il sequestro di Dall’Oglio non è mai stato rivendicato dall’Isis, ma chi lo accompagnava a Raqqa gli svelò che il giorno che Dall’Oglio si recò presso il quartier generale dell’Isis dove c’era un emiro, Abdul Rahman Faysal Abu Faysal, che quando loro – non vedendolo rincasare – tornare alla sede dell’Isis negò di averlo ricevuto.

Costui oggi sarebbe libero, a Raqqa. Così nel suo articolo per Africa Express chiede al nostro ministero degli affari esteri: “ risulta anche alla Farnesina che le tracce di Padre Paolo si perdono quel giorno nel quartier generale dell’Isis? E si può dunque affermare con una ragionevole certezza che sia stato sequestrato dall’Isis? La domanda non è retorica: da un lato perché il sequestro non è mai stato rivendicato – né all’epoca né successivamente, quando pure l’Isis avrebbe potuto ben gestirlo mediaticamente, così come ha fatto con altri ostaggi – e dall’altro perché sono circolate in questi anni altre ipotesi, di cessioni dell’ostaggio o di baratto, da fonti però anonime e mai precise. Sono solo voci, a cui non ha senso dar credito, oppure c’è qualcosa di vero, da approfondire?”
Il giornalista, che ha realizzato un reportage da Raqqa sul sequestro di Dall’Oglio intervistando chi lo accompagnò in quei giorni aggiunge: “A questo proposito non bisogna poi dimenticare che da un anno a questa parte ci sono nelle prigioni irachene, curde e turche centinaia di miliziani dell’Isis catturati dalla Coalizione Internazionale. Molti di loro hanno operato a Raqqa e potrebbero quindi avere informazioni utili sulla sorte di Padre Paolo. Lo stesso Abdul Rahman Faysal Abu Faysal – l’emiro di cui parlano i suoi amici, quello che ha negato di averlo mai visto, il 29 luglio, ma probabilmente mentiva – vive indisturbato a Raqqa. Io ho provato ad avvicinarlo ma non c’è stato verso. Non avevo però le risorse e i contatti dei nostri servizi di intelligence, i quali invece sono in ottimi rapporti con i loro colleghi turchi, iracheni e anche curdi. E allora mi chiedo: l’Italia ha provato a cercare informazioni su Padre Paolo mettendo sotto torchio i prigionieri dell’Isis? E quali informazioni utili ne ha ricavato?”
Sarebbe interessante sapere almeno questo. Perché  finirebbe per condizionare la risposta alla madre di tutte le domande, quella che sta più a cuore a tutti: Padre Paolo è ancora vivo? Può darsi che l’Unità di Crisi della Farnesina non abbia ancora una risposta definitiva e chiarificatrice a questa domanda. Ma è innegabile che i servizi di intelligence che lavorano con e per la Farnesina hanno avuto tutto il tempo per investigare sul campo – visto che Raqqa è pacificata da due anni – e vagliare quindi le varie ipotesi, coadiuvati magari dai servizi dei Paesi alleati dell’Italia.
A questo punto, perciò, mettere le carte in tavola pare doveroso, nei confronti della famiglia di Paolo Padre innanzitutto, anche per non alimentare inutilmente delle false speranze.”
Ma le domande di Ricucci non sono finite: “Nella regione di Raqqa sono state infatti scoperte nel corso degli ultimi due anni diverse fosse comuni, ma nonostante gli appelli di diversi organismi internazionali e delle Associazioni delle famiglie dei desaparecidos – si parla di 50mila siriani a cui è toccata la stessa sorte di Padre Paolo – non c’è ancora oggi al lavoro nessun team che si occupi, con metodo e su larga scala, dell’identificazione dei corpi. Certo i numeri in ballo sono da capogiro, eppure a Srebrenica è stato fatto, com’era giusto che fosse. A Raqqa invece mancano i soldi e manca il personale, forse manca anche la voglia, perché la priorità oggi è la ricostruzione, quanto mai urgente. Cosa dice la Farnesina? Si stanno cercando le spoglie di Padre Paolo? E in che modo? Ho appreso sul posto che l’Italia non ha mai avanzato alle autorità civili di Raqqa la richiesta di cercare le spoglie di Padre Paolo nelle fosse comuni che sono state scoperte. Come mai?”
A un mese dal settimo anniversario del sequestro la speranza è che qualche risposta emerga. Certo si continuerà a cercare di capire, e a chiedere.

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