Erdogan fa il duro: gli Usa scelgano tra noi e Gulen
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Erdogan fa il duro: gli Usa scelgano tra noi e Gulen

Il presidente turco non intedere cedere: l'imam è ritenuto l'ispiratore del fallito golpe

Recep Tayyip Erdogan
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11 Agosto 2016 - 11.18


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I segnali distensivi lanciati qualche giorno fa durante l’incontro con Putin a San Pietroburgo sembrano rimasti lì, in Russia, perché Recep Tayyip Erdogan torna con forza a puntare il dito contro gli Stati Uniti e l’imam Fetullah Gulen, ritenuto l’ispiratore del fallito golpe dello scorso 15 luglio. “Prima o poi gli Usa dovranno fare una scelta. O la Turchia o l’organizzazione gulenista del terrore’ (Feto)”, come il partito islamico turco Akp definisce il movimento che fa capo a Gulen. Il presidente turco si riferisce alla richiesta di estradizione di Gulen avanzata agli Usa, dove da anni il predicatore vive in esilio volontario.
“O i golpisti, i terroristi di Feto, o il Paese democratico che è la Turchia. Devono fare una scelta”, ha proseguito Erdogan, che la notte scorsa ha parlato davanti a una folla di persone riunite nei pressi del palazzo presidenziale di Ankara. Il presidente ha quindi annunciato la fine delle “veglie della democrazia” che lui stesso aveva promosso dopo il tentativo di golpe e ha comunque invitato la popolazione a prestare la massima attenzione perché “il tradimento può arrivare da chiunque, da qualsiasi parte”.
“Le veglie per la democrazia non possono avere un orario”, ha affermato il leader turco come riporta il giornale Hurriyet, facendo appello alla popolazione a difendere la “democrazia, la libertà, lo stato e il futuro” 24 ore su 24, 365 giorni all’anno.

Erdogan è tornato a ripetere che non c’è differenza stra il Pkk, considerato da Ankara “organizzazione terroristica”, il sedicente Stato Islamico (Is o Daesh) e il movimento di Gulen, che vive in Pennsylvania.
“Alla fine perderanno tutti coloro che seguono il ciarlatano della Pennsylvania che ha venduto l’anima al diavolo, che seguono Daesh, che fanno sì che venga versato il sangue dei musulmani o che seguono il Pkk che per 30 anni si è reso responsabile di spargimenti di sangue per dividere il Paese”, ha detto Erdogan, che è tornato anche a parlare del possibile ripristino della pena di morte per chi sarà giudicato responsabile del fallito golpe e a sostenere che la decisione finale spetterà al Parlamento.

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