Il fascismo sdoganato negli stadi in Croazia
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Il fascismo sdoganato negli stadi in Croazia

Sia il nuovo governo di centrodestra che i media hanno ignorato i canti fascisti e antisemiti dei tifosi croati durante la partita di calcio ad Osijek contro Israele.<br>

Il fascismo sdoganato negli stadi in Croazia
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29 Marzo 2016 - 14.11


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L’assordante silenzio che è seguito all’ennesimo episodio di intolleranza e razzismo negli stadi croati testimonia in modo piuttosto eloquente la gravità raggiunta da qualche tempo dal “revival”, sempre più preoccupante, del nazionalismo e del fascismo. Difatti, né il nuovo esecutivo di centrodestra (dove siedono alcuni nostalgici della dittatura ustascia filo-nazista di Ante Pavelic) né i media nazionali hanno condannato formalmente ed esplicitamente i cori fascisti urlati a squarciagola dai tifosi croati mercoledì scorso durante il match calcistico contro Israele giocato ad Osijek.

Ancora una volta, dunque, in uno stadio del Paese si è sentito risuonare il famigerato motto del regime fascista – responsabile del genocidio di decine di migliaia di ebrei, serbi e rom – che durante la seconda guerra mondiale controllava buona parte del territorio occupato oggi da Croazia e Bosnia-Erzegovina: “Za dom spremni” (“Pronti per la patria”). Ma di fronte a un atto così sgradevole e rilevante, il primo ministro Tihomir Oreskovic (pur presente alla partita) non ha aperto bocca e il suo governo si è limitato a diramare una nota stampa contro “l’impiego di simboli e slogan dei regimi totalitari”, dove la vicenda non viene neppure citata. Allo stesso modo televisione e stampa hanno bellamente ignorato l’accaduto: durante la diretta del match trasmessa dall’emittente nazionale (Hrt) il commentatore ha sorvolato su ciò che stava succedendo, mentre il quotidiano più diffuso (“Juratnji List”) ha dedicato ai canti fascisti un brevissimo trafiletto.

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“Ecco quali sono le conseguenze del continuo sdoganamento del fascismo perpetrato da molti esponenti della maggioranza – spiega Ognjen Kraus, presidente della comunità ebraica di Zagabria – che da qualche settimana sta guidando la Croazia. È incredibile che le autorità del mondo della politica e del calcio presenti alla partita non abbiano avuto alcuna reazione significativa. Se questa ondata di intolleranza e razzismo non verrà frenata al più presto, il fenomeno assumerà dimensioni insostenibili. Come dimenticare, poi, che il vicepresidente del Parlamento croato, Ivan Tepes ha partecipato due mesi fa a un corteo in cui i manifestanti urlavano ripetutamente il motto ustascia…e si tratta della stessa persona che sta insistendo affinché questo canto non venga vietato per legge”.

“Sinceramente, io non mi sorprendo affatto dell’indifferenza dell’attuale maggioranza politica davanti ad un episodio del genere- osserva Sanja Tabakovic Zoricic, direttore dell’”Accademia Shoah” – dopotutto, non mi sembra affatto strano che, in un Paese governato da gente che promuove costantemente tesi revisioniste e idee fasciste, qualcuno intoni i canti ustascia. E quindi non mi meraviglio se i nostri leader, invece di abbandonare la partita come accadrebbe in qualsiasi Nazione civilizzata, fanno finta di niente”.

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“Pensiamo a quanto accaduto a novembre del 2013 – ricorda Dario Brentin, docente presso l’università della città austriaca di Graz – quando il difensore della nazionale croata Josip Simunic venne squalificato dalla Fifa per dieci giornate, e fu costretto a pagare una multa di 24mila euro per aver intonato un botta e risposta a suon di cori nazisti con i tifosi al termine del ritorno dello spareggio mondiale contro l’Islanda, vinto dalla Croazia per 2 a 0, ebbene, quel gesto di Simunic non venne condannato né dal suo allenatore né dalla Federazione di calcio croata (Hns). Soltanto alcuni media attaccarono duramente attaccato il giocatore”.

(Fonte: Balkan Insight)

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