La crisi dei migranti ha fatto aumentare l’interesse di alcuni Paesi europei in merito alla barriere con cui Israele protegge i propri confini con Egitto, Cisgiordania e nella parte orientale di Gerusalemme.
A fronte di un aumento dei flussi migratori dal Medio-Oriente e dal Nord Africa, Ungheria e Bulgaria
stanno sondando le reali possibilità di acquistare recinzioni “made in Israele”.
Entrambi i Paesi stanno, infatti, rafforzando le proprie frontiere al fine di scoraggiare i migranti. Le ipotetiche barriere sarebbero alte circa 5-6 metri, sormontate da filo spinato e dotate di telecamere e sensori di movimento.
Funzionari governativi bulgari ed ungheresi hanno rivelato di aver avviato i colloqui con Israele.
“La cooperazione tra i ministeri degli Interni di Sofia e Tel Aviv è molto intensa”, ha dichiarato il vice ambasciatore della Bugaria in Israele.
Entrambi i Paesi stanno però procedendo con la massima cautela anche per tenere lontani i media ed evitare le possibili polemiche.
Anche se l’Unione europea è contraria all’innalzamento di altre barriere Sofia e Budapest sembrano interessate ad ottenere maggiori informazioni. Il modello di riferimento, come detto, è la recinzione costruita al confine egiziano in soli tre anni. Il costo della barriera era stato di 380.000.000 dollari.
Una simile barriera per clienti esteri potrebbe costare circa il 15% in più.
Bulgaria e Ungheria ritengono le recinzioni di fondamentale importanza per la propria sicurezza.
Sofia ha già eretto una recinzione al confine con la Turchia, mentre Budapest ha fatto lo stesso al confine con la Serbia.
Anche Frontex, l’agenzia dell’Unione europea per la gestione delle frontiere esterne, si oppone a qualunque recinzione e ha messo in chiaro che l’Ue non aiuterà gli Stati membri con alcun finanziamento per tali progetti.
“Quando si parla di gestione dei flussi migratori, le recinzioni non sono la soluzione, così come maggiori controlli alle frontiere non sono una panacea per i flussi migratori” ha detto la portavoce di Frontex Izabella Cooper che ha aggiunto “Bisogna stabilizzare i Paesi di origine da cui fuggono i profughi”.
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