Tensioni etniche dirompenti in Croazia
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Tensioni etniche dirompenti in Croazia

In occasione del secondo anniversario dell’ingresso nell’Ue di Zagabria, diverse ong hanno ricordato che la società croata resta afflitta da laceranti dispute razziali<br><br>

Tensioni etniche dirompenti in Croazia
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2 Luglio 2015 - 10.51


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Benché la Croazia abbia coronato con successo il proprio percorso di adesione all’Unione europea da ormai due anni, continua ad essere tormentata da brucianti tensioni etniche che spesso esplodono in dispute, schermaglie e atti discriminatori. È il messaggio lanciato martedì da un nutrito gruppo di ong croate in occasione del secondo anniversario dell’ingresso nell’Ue di Zagabria, avvenuto dunque il primo luglio del 2013. E queste associazioni, guidate dalla Lega nazionale antifascista, hanno deciso di dare vita all’iniziativa “Insieme per una Croazia che sia davvero nostra” al fine di sensibilizzare i cittadini sul tema della libertà di espressione e sull’opportunità di riesaminare criticamente e serenamente i drammatici eventi del 1991-1995.

“Anzitutto dobbiamo riconoscere che il processo volto alla costruzione della fiducia reciproca e della riconciliazione si è bruscamente interrotto da tempo – ha spiegato Vesna Terselic, direttrice di “Affrontare il passato”, una delle ong coinvolte nell’iniziativa -, perché atti e gesti discriminatori non smettono di imperversare in tutto il Paese e i dibattiti pubblici restano dominati da diverbi e battibecchi sul conflitto armato tra l’esercito federale e i miliziani ribelli del ’91-95. È ovvio che la società croata non riesce tuttora a ripensare in modo critico ciò che accaduto in quegli anni: d’altronde le autorità continuano a negare l’accesso a dati preziosissimi per comprendere a pieno i fatti di guerra. Per questo stiamo assistendo inermi alla riscossa del nazionalismo e all’ascesa della xenofobia e dell’intolleranza. In assenza di un dibattito critico e aperto che coinvolga l’intera opinione pubblica non otterremo mai progressi significativi su questo fronte. Basti pensare ai molti personaggi condannati per crimini di guerra che vengono costantemente osannati dalla classe politica odierna. Certamente è stato compiuto qualche passo in avanti negli ultimi anni, ma non siamo ancora riusciti a costituire una ‘cultura del ricordo’ che ci possa permettere di analizzare criticamente ma serenamente i tre periodi ‘caldi’ del nostro Paese: la seconda guerra mondiale, i crimini avvenuti durante il socialismo jugoslavo e la guerra per l’indipendenza”.

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(Fonte: Hina)

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