In una sola immagine di distruzione c’è una storia, una identità. In questa immagine i miliziani dell’Isis a Derna bruciano una batteria. Non opere d’arte antica o quadri, bruciano una semplice batteria da musica rock. Un simbolo della cultura occidentale che ha colonizzato i paesi arabi, secondo la loro visione.
Un passaggio interessante che spesso non capiamo. Ossia che Isis non è al Qaeda, ma si tratta di una cosa profondamene diversa, il Califo non vive in una grotta, gestisce un territorio, ha un esercito con mezzi militari americani. Opera in un senso culturale colpendo i simboli occidentali e facendo di ciò propaganda. Afferma Domenico Quirico: “Il califfo ha già sconvolto le carte del passato e questo è già un enorme risultato politico. Il fatto di avere costretto il presidente Obama, che l’anno scorso voleva bombardare Assad, a fornirgli l’Aviazione, ha una influenza pubblicitaria enorme a favore dell’Isis perché Assad è odiato. Per i jihadisti, quindi, adesso l’America scopre le carte: come dicevano loro, è alleata di Assad. E poi, attenzione a dialogare con l’Iran: Teheran è parte del mondo islamico, ma è sciita. E i sunniti odiano gli sciiti, li considerano atei, eretici pericolosi. Per cui, alleandoti con l’Iran, ti porti dietro l’odio di tutto il mondo sunnita, che è esattamente quello che vuole il califfo: unificare i sunniti in un’alleanza mondiale. Tutto questo è l’espressione della confusione della politica Usa”.
Per questo l’immagine preoccupa. Attacca i simboli dell’occidente per ripristinare una visione pura, dalla parte giusta visto da loro, dell’islamismo. Non fa terrorismo, ha una strategia di guerra per una finalità politica. E questa immagine ce lo dice chiaramente.