Punito aspramente tre anni fa lo schieramento nazionalista e conservatore al voto parlamentare, dopo essere stato bersagliato da pesanti inchieste giudiziarie e travolto dall’arresto del loro leader Ivo Sanader, gli elettori croati hanno ora riservato il medesimo trattamento al centrosinistra. In questo caso, tuttavia, i distinguo non sono pochi: la coalizione guidata dal Partito socialdemocratico (Sdp) ha perso la poltrona presidenziale ma, per il momento, continua a mantenere il potere governativo e la maggioranza parlamentare. Per di più le possibili cause che hanno determinato una svolta così repentina e marcata non vanno nuovamente rintracciate in un’ondata di insoddisfazione generalizzata contro il malaffare nelle alte sfere politiche. Tutt’altro: benché anche i socialdemocratici in questi tre anni si siano macchiati di diverse vicende giudiziarie legate alla corruzione e ad altri reati affini, non sono mai stati condannati in blocco come l’Unione democratica croata (Hdz), l’unica forza politica europea a dover incassare un simile verdetto da un Tribunale penale. Come mai, dunque, l’attuale capo di Stato e candidato del Sdp Ivo Josipovic, fino a pochi mesi fa l’uomo politico più popolare e stimato del Paese, è stato spodestato dalla sfidante conservatrice Kolinda Grabar Kitarovic – seppur di misura – al ballottaggio presidenziale? Ne hanno ampiamente discusso martedì due fra gli opinionisti croati più schietti e disincantati: Jaroslav Pecnik, analista politico, e Zarko Puhovski, professore di filosofia presso l’Università di Zagabria.
“Ritengo che gli elettori croati, noti per avere la memoria corta, come al solito abbiano ripiegato su un voto di protesta – spiega Pecnick – e castigato il centrosinistra a causa della disperata crisi economica che non smette di attanagliare la Croazia. La parola d’ordine è quindi ‘dimenticare in fretta e in furia’. La povertà dilagante, la disoccupazione crescente e la mancanza di prospettive hanno reso possibile il ritorno di un partito che appena tre anni fa era stato totalmente affondato dal malaffare dilagante. È chiaro che Josipovic non è stato sconfitto per causa sua, ma paga l’insipienza e il lassismo dell’esecutivo di centrosinistra, che fino ad oggi ha sempre rimandato il varo di riforme strutturali ed essenziali per risollevare le sorti dell’economia croata. Se gli si deve imputare un errore, credo che l’unico sia quello di non aver mai preso le distanze pubblicamente e concretamente dal primo ministro Zoran Milanovic. Ecco perché ha perso le elezioni”.
“Il fattore scatenante di uno smottamento elettorale così drastico va senz’altro individuato in un forte malessere nei confronti della squadra di governo per non aver saputo fronteggiare a dovere la recessione – chiosa Puhovski -, ma credo che debba essere fatta anche un’ulteriore considerazione. La maggioranza socialdemocratica non ha fatto nulla per smentire il principio ‘tutti i politici sono uguali’. Del resto anche in questo governo vi sono stati scandali e vicende giudiziarie abbastanza gravi. E sostanzialmente l’esecutivo non ha inasprito, così come promesso durante la campagna elettorale del 2011, la lotta contro la corruzione e il malaffare politico. In un panorama talmente desolante, gli elettori non hanno percepito differenze tangibili fra un partito e l’altro e l’Hdz ha potuto facilmente tornare in gioco”.
“Bisogna anche ricordare come il centrodestra sia stato estremamente abile ad assumere una facciata nuova – osserva Pecnik -, candidando alla presidenza della Repubblica una donna che può vantare una luminosa e solida carriera diplomatica. E inoltre l’Hdz ha scaltramente saputo sfruttare la disperazione dei cittadini croati, poiché la Kitarovic ha martellato insistentemente sulla necessità di adottare politiche diverse sul fronte economico. Ad ogni modo, su questo punto dobbiamo essere chiari: si è puntato soltanto sulla retorica, visto che niente cambierà. Il capo di Stato non ha i poteri per imprimere un rinnovamento così drastico. Peraltro l’Hdz resta un partito segnato da una profonda corruzione e fondato da un criminale di guerra. A differenza di molti esponenti del Sdp, non temo un’eventuale ‘orgia nazionalista’ in caso il centrodestra dovesse prendere il potere. Penso che l’Ue non permetterà mai la realizzazione di uno scenario di questo tipo. Certamente l’Hdz si rivelerà il movimento più forte alle prossime elezioni politiche, ma ciò non significa che sarà in grado di formare un governo stabile. E in tutto ciò c’è un punto fondamentale da non tralasciare: quando vedranno che la situazione non muterà, gli elettori potranno tranquillamente decidere di ritornare sui loro passi e confermare i socialdemocratici alla guida dell’esecutivo”.
(Fonte: Index)