Un parroco in Cisgiordania: a Gaza è emergenza umanitaria
Top

Un parroco in Cisgiordania: a Gaza è emergenza umanitaria

La scorsa domenica le parrocchie della Cisgiordania, hanno pregato per Gaza, chiedendo la fine della carneficina.

Un parroco in Cisgiordania: a Gaza è emergenza umanitaria
Preroll

Desk5 Modifica articolo

28 Luglio 2014 - 21.20


ATF

Domenica scorsa le parrocchie della Cisgiordania hanno pregato per Gaza chiedendo che finisca «la carneficina» e sono stati raccolti anche alcuni aiuti: «Nessuno può portarli all’interno di Gaza, la situazione umanitaria è disastrosa».

È quanto ha riferito alla Radio Vaticana, padre Mario Cornioli, parroco di Beit Jala in Cisgiordania. Cornioli riferisce quanto dettogli questa mattina dal parroco di Gaza, padre Jorge Hernandez: «Non c’è un cessate-il-fuoco, ma non stanno bombardando e allora sono usciti. Adesso lui si trova in ospedale, perché ieri è stata bombardata la casa di una famiglia cristiana: la mamma è carbonizzata e a un figlio gli sono state amputate le gambe, sarà portato a Gerusalemme». «Noi – fa sapere – stiamo coordinando l’uscita di questo ragazzo, perché a Gaza è impossibile curarlo: lo Shifa Hospital oltre ad essere bombardato non ha più possibilità di poter accogliere, né curare i numerosissimi feriti. Questo è veramente pazzesco».

Per quanto riguarda la consegna degli aiuti dalla Cisgiordania, padre Cornioli spiega: «Nessuno può aiutarli perché i confini sono tutti chiusi, quindi non può entrare nulla. Dentro ci sono un po’ di aiuti, non tantissimi: iniziano a scarseggiare anche il cibo, l’acqua e i beni di prima necessità. Nella parrocchia, per esempio, ci sono 900 persone e il parroco non sa più come fare ad aiutarle e sostenerle. Mi raccontava stamattina che la situazione sta diventando veramente insostenibile.

Leggi anche:  Violazioni dei diritti umani: gli Usa pronti a sanzionare un battaglione israeliano composto da estremisti di destra

Siamo tutti in difficoltà». «In questi giorni – prosegue la testimonianza del religioso -, stiamo andando all’ospedale di Gerusalemme a visitare i bambini: ne sono arrivati circa otto dalla Striscia, sono riusciti ad uscire. È veramente scioccante vedere il terrore negli occhi di questi bambini, c’è chi non parla, chi ha lo sguardo perso nel vuoto, oltre alle varie ferite che hanno. È una situazione insostenibile».

Native

Articoli correlati