Cresce di ora in ora la tensione in Medioriente. Il bilancio del raid israeliano nella Striscia di Gaza di questa mattina è di una decina morti (alcune fonti riferiscono di 15 vittime) e numerosi feriti (forse novanta). Lo ha riferito una fonte dei servizi sanitari palestinese, sostenendo che le vittime erano gli occupanti di un’auto centrata dai jet di combattimento dello Stato ebraico. Tra le vittime ci sono donne e molti bambini. Le sirene d’allarme intanto non smettono di suonare a Tel Aviv e a Gerusalemme.
Intanto la Casa Bianca condanna il lancio di razzi da Gaza, sostenendo il diritto di “Israele di difendersi”. Mentre il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, avverte: “Bisogna evitare una spirale irreversibile”.
Secondo le prime informazioni, il raid ha colpito una casa a Khan Yunis, dove vive un membro della famiglia Kawara che avrebbe legami col braccio armato di Hamas. Secondo la stampa israeliana le vittime hanno fatto da scudo umano: cercavano di impedire con la loro presenza un attacco aereo israeliano. “È stata una strage di innocenti”, hanno affermato gli abitanti del quartiere. Nelle strade di Khan Yunis si sono sentiti slogan a favore di una ritorsione di Hamas contro Tel Aviv.
Una delle vittime è stata identificata in Ashraf Yassin: secondo un testimone, era militante delle brigate Ezzedine al Qassam, il braccio militare di Hamas. L’uomo è stato ucciso da un raid a ovest del campo profughi di Nusseirat, nel centro di Gaza.
Netanyahu pronto al controattacco da terra – Il premier israeliano Netanyahu ha dato istruzioni all’esercito per una possibile offensiva terrestre nella Striscia. Lo dice Haaretz citando una fonte ufficiale presente ad una riunione a Tel Aviv. “L’offensiva terrestre è sul tavolo e le istruzioni del premier sono prepararsi ad una profonda, lunga, continua e forte campagna a Gaza”, ha detto. Il premier israeliano ha chiesto all’esercito di “togliersi i guanti”: “Hamas ha scelto l’escalation e paghera’ un prezzo altissimo”.
La tensione in Israele altissima: la zona sud del Paese è sotto una pioggia di razzi e la risposta da dare ad Hamas ha diviso il governo. Nella notte una vera e propria salva di decine e decine di ogive si è riversata sul Paese, e per la prima volta nella zona centrale, e poco dopo è arrivata anche la rivendicazione delle Brigate Azzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas, che ha definito la pioggia di lanci una “risposta all’aggressione sionista”.
Nella mattinata una ventina di razzi palestinesi sono stati lanciati verso città del Neghev, fra cui Ashqelon. Più a nord, ad Ashdod, le batterie Iron Dome hanno intercettato quattro razzi Grad. L’aviazione israeliana ha colpito diversi obiettivi nel nord e nel sud della Striscia.
Hamas non ripone le armi – Intanto Hamas fa sapere che nelle prossime ora lancerà missili verso Tel Aviv “e anche oltre”. A ventilare la minaccia è Abu Obeida, portavoce del braccio armato di Hamas Brigate Ezzedin al Qassam. Il miliziano ha consigliato agli abitanti di Tel Aviv di prendere precauzioni. Intanto centinaia di migliaia a Beer Sheva (Neghev) sono corsi nei rifugi dopo sirene di allarme.
Il comune di Tel Aviv si sta comunque preparando ad aprire i rifugi pubblici con l’acuirsi della crisi con Gaza e le minacce di Hamas rivolte alla città. Lo riportano i media. Cominciano a risuonare le sirene d’allarme. La rotta dei voli in arrivo e in partenza dall’aeroporto Ben Gurion è stata spostata più a nord per tema dei lancio di razzi da Gaza.
Abu Mazen: basta con la violenza – In questo clima, il presidente palestinese, Abu Mazen, ha chiesto a Israele di fermare “immediatamente” l’escalation dell’offensiva; e ha anche sollecitato la comunità internazionale a intervenire “immediatamente” per evitare che la regione piombi in una situazione di ulteriore “distruzione e instabilità”.
Obama, fermare la vendetta – Il presidente americano Barack Obama si è rivolto alle parti in un editoriale pubblicato in ebraico, arabo e inglese dal quotidiano israeliano Haaretz. Per invitare tutti a fermare le vendette. Per dire a Israele che Mahmoud Abbas, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese sotto pressione mentre Tel Aviv tenta di usare l’omicidio dei tre giovani per screditare il nuovo governo di unità nazionale costruito con l’appoggio di Hamas, è un interlocutore affidabile per arrivare a due stati e alla pace. Ma non presentando con le stesse dolci parole Netanyahu agli occhi dei palestinesi. E degli stessi israeliani. “Quando esisterà una politica di nuovo impegno in seri negoziati, gli Stati Uniti saranno lì, pronti a fare la loro parte”, ha detto il presidente Usa.
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