L'aereo malese in mano ai talebani?
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L'aereo malese in mano ai talebani?

Sempre più concreta l'ipotesi del dirottamento per il volo MH370 della Malaysian Airline scomparso nove giorni fa con 239 passeggeri. Sarebbe atterrato tra Pakistan e Afghanistan.

L'aereo malese in mano ai talebani?
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17 Marzo 2014 - 13.10


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L’aereo scomparso nove giorni fa con a bordo 239 passaggeri potrebbe aver volato verso la regione controllata dai talebani. È una delle ipotesi a cui stanno lavorando le autorità malesi secondo il quotidiano britannico Independent. Il Boeing 777, che era in volo tra Kuala Lumpur e Pechino, sarebbe stato dirottato per migliaia di chilometri, evitando i radar per non essere localizzato. A ipotizzarlo sono fonti dell’aviazione di Canberra secondo cui l’esame delle informazioni satellitari raccolte sul volo 370 portano a ritenere che l’aereo dopo aver spento le comunicazioni di bordo «volò a bassa quota sul territorio di tre nazioni» e sarebbe poi atterrato «nell’area fra Afghanistan e Pakistan», dove operano i guerriglieri talebani guidati da Al Qaeda.

Le autorità di Kuala Lumpur stanno cercando l’autorizzazione diplomatica per fare indagini più approfondite in questa direzione. Come già in molti [url”hanno fatto notare in questi giorni”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=55683&typeb=0&Le-sei-teorie-sull-aereo-scomparso-in-Malesia[/url], non è semplice per un aereo del genere sfuggire ai radar in una zona altamente militarizzata per la presenza delle truppe Usa che operano in Afghanistan. Per questo si rietiene che a bordo del volo MH370 ci potevano però essere esperti in grado di compiere un’operazione del genere.

Anche per questi motivi Israele ha elevato l’allerta per quanto concerne le procedure di riconoscimento di tutti gli aerei in atterraggio, o che sorvolano il proprio spazio aereo. Lo afferma il quotidiano Yediot Ahronot che collega il provvedimento col diffondersi di scenari diversi circa la sorte del velivolo malese, fra cui l’eventualità che sia stato dirottato.

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La decisione di rafforzare le misure cautelative è stata adottata, secondo il giornale, dopo che il ministro dei trasporti Israel Katz si è consultato con i responsabili alla sicurezza nazionale. La identificazione degli aerei, precisa Yediot Ahronot, avviene non solo grazie ad apparecchiature tecniche ma anche mediante colloqui con i piloti.

La responsabilità dei piloti – Le autorità malesi stanno anche concentrando le loro indagini sul fronte interno ed in particolare sui due piloti, dopo aver confermato che il Boeing 777 ha potuto volare per sei ore e mezzo dopo che era stato disattivato il transpoder che segnala la posizione dei veivoli. Le abitazioni dei due piloti sono state perquisite, ed nella casa del capitano è stato trovato un simulatore di volo.

Inoltre, si è ricominciato a controllare tutti i passeggeri a bordo, soprattutto per verificare se tra di loro vi fosse qualcuno con un addestramento da pilota. «Ci sono ancora alcuni Paesi che non ci hanno fornito le informazioni richieste, ma sono pochi», ha detto l’ispettore generale della polizia malese, precisando che nulla di sospetto è emerso. Quindi, come affermano fonti dell’intelligence Usa alla Cnn, emerge come sempre più probabile la teoria che pilota e copilota siano in qualche modo coinvolti nella misteriosa sparizione.

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L’ultimo messaggio del copilota – La compagnia aerea ha poi reso noto che sarebbe stato il co-pilota del Boeing a pronunciare le ultime parole ricevute a terra. Il Ceo della compagnia aerea di Ahmad Jauhari Yahya ha detto: «Le inchieste iniziali indicano che è stato il co-pilota che ha parlato nell’ultimo messaggio registrato», ha detto riferendosi al 27enne Fariq Abdul Hamid. Ahmad Jauhari ha poi confermato che l’ormai famoso messaggio «Tutto bene, buonanotte» è stato registrato all’1,19 di sabato otto marzo, 12 minuti dopo l’ultima trasmissione di dati dal sistema di comunicazione (Acars) del velivolo.

L’Australia coordinerà le ricerche – Su richiesta della Malaysia, l’Australia ha accettato di coordinare le operazioni internazionali di ricerca dell’aereo. Ad annunciarlo, davanti al Parlamento di Canberra, è stato il primo ministro dell’Australia Tony Abbott, che oggi ha parlato con il premier malese Najib Razak. «Ho offerto al premier malese ulteriori risorse per la sorveglianza marittima che ha accettato con riconoscenza», ha riferito Abbott, citato dal giornale ‘Sydney Morning Herald’.

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I ricercatori, ha spiegato il premier australiano, hanno tracciato due rotte in cui avrebbe potuto volare l’aereo dopo che sono stati scollegati due sistemi di comunicazione: dalla Malaysia in direzione nordovest sopra India e Pakistan fino al Kazakhstan o in direzione sudovest sopra l’Indonesia fino all’Oceano Indiano. Il ministero dei Trasporti malese ha annunciato il dispiegamento di suoi aerei e navi che partecipano all’operazione di ricerca nel «corridoio meridionale», che si estende approssimativamente dall’Indonesia all’Oceano Indiano.

Sono 26 i Paesi che stanno contribuendo alle ricerche del volo MH370. Sabato scorso il primo ministro malese aveva riferito che i sistemi di comunicazione del volo erano stati deliberatamente disabilitati e che l’aereo aveva volato per ore dopo essere sparito dai radar.

Il ministro dei Trasporti malesi ha precisato che si sono aggiunti alle operazioni, che interessano un’aerea che coinvolge 11 nazioni, anche esperti dell’aviazione francese che «metteranno a disposizione le loro conoscenze in base all’esperienza fatta con la ricerca del volo 447 dell’Air France», l’aereo precipitato nell’Atlantico nel 2009.

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