Perché Hollande è così prezioso per Netanyahu
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Perché Hollande è così prezioso per Netanyahu

Il presidente francese è stato il più oltransista nel far saltare l'accordo con l'Iran sul nucleare, diventando il miglior amico di Tel Aviv.

Perché Hollande è così prezioso per Netanyahu
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19 Novembre 2013 - 18.50


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da Gerusalemme

Francesca Marretta

L’accoglienza calorosa riservata da Bibi Netanyahu al presidente francese Hollande durante la visita appena conclusasi in Terra Santa era un ringraziamento dovuto. In anticipo sulla trasferta del Presidente a Gerusalemme, la Francia ha fatto saltare a Ginevra un accordo sul nucleare iraniano che avrebbe alleggerito le sanzioni contro Teheran. Secondo Parigi l’Iran deve offrire alla comunità internazionale maggiori garanzie sull’uso che intende fare dell’energia atomica. Hollande, inaspettato alleato di Netanyahu nella guerra di nervi con la Repubblica degli Ayatollah, ha ribadito a Gerusalemme il concetto espresso a Ginevra.

Gli altri esponenti del Gruppo 5+1 otre alla Francia (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, e Germania), impegnati nel dialogo con Teheran sul file atomico, non hanno mai detto il contrario. Si dà però il caso che Iran e Usa appaiano aperti al dialogo in una fase storica per la regione mediorientale.

L’ex Premier israeliano Ehud Olmert appoggia fortemente questo avvicinamento, tanto da intervenire a distanza (dagli Usa) sulla questione durante la visita di Hollande. Olmert è entrato nel dibattito criticando “la retorica del confronto e della guerra” di Netanyahu, nella sua scelta di “ignorare i segnali di apertura del Presidente iraniano che parla di pace con l’Occidente”. “Se l’Iran è serio prchè non concludere questo conflitto con un accordo invece che con l’uso della forza?”, è la domanda Olmert da girare anche a Hollande.

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La stampa isrealiana non ha mancato di sottolineare come le parole di Francois Hollande sul nucleare iraniano appaiano il replay di quelle pronunciate in questa stessa terra dal suo predecessore, di diversa scuderia, Nicolas Sarkozy nel 2008. “Il programma nucleare iraniano richiede una risposta estremamente ferma da parte dell’intera comunità internazionale”. Sarkozy, 2008, con annessa richiesta di inasprimento delle sanzioni contro Teheran. “La Francia non permetterà all’Iran di impadronirsi di armi nucleari. Non abbiamo nulla contro l’Iran, terra di lunga e gloriosa storia e cultura. Ma non possiamo accettare e non accettermo la possibilità che si doti di armi nucleari che potrebbero rivelarsi una minaccia per Israele”. Hollande 2013.

La posizione di Parigi verso il nuovo corso iraniano, indigesta a Washington, rassicura l’attuale governo israeliano, che aspetta di riparlarne durante la prossima, imminente visita del Segretario di Stato Usa John Kerry.

L’entusiasmo di Netanyahu per l’alleato socialista francese non è sembrato nelle scorse ore condiviso dagli automobilisti di Gerusalemme, decisamente seccati dai continui blocchi del traffico dovuti alla visita del Prèsident.

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Hollande, più popolare in Israele che a casa,– “Deriso in Francia Hollande vince all’estero” recita il titolo di oggi (martedì) dell’International Herald Tribune – ha speso nel discorso di ieri alla Knesset anche parole sulla questione palestinese.

“Abbiamo bisogno di un compromesso per una soluzione dei due Stati. La pace sarà la nostra più grande vittoria”, ha detto il leader francese, evocando una “soluzione creativa” sulla questione del diritto al ritorno. Su questo punto è sostanzialmente d’accordo anche la leadership palestinese. La questione va tradotta in termini di compensazioni.

Incontrando i leader cristiani nella Città vecchia, Hollande ha chiesto che Gerusalemme resti una capitale condivisa.

Hollande non è sembrato severo sull’ultimo annuncio israeliano di inizio novembre che dà via libera alla costruzione di 1800 nuovi alloggi in Cisgiordania e Gerusalemme est.

“Lo status quo con i palestinesi non può durare” ha detto Hollande durante il discorso alla Knesset, perchè “porterà rabbia e odio”.

L’ennesima colata di cemento su terra palestinese voluta o quantomeno non impedita dall’amico Bibi, non solo mantiene, ma peggiora lo status quo di cui parla Hollande. Che distratto dai pensieri sul nucleare iraniano, sembra non averci fatto caso.

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