Referendum alle Falkland-Malvinas
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Referendum alle Falkland-Malvinas

''Desidera che le isole Falkland mantengano il loro status attuale di Dipendenza d'Oltremare del Regno Unito?''. Si vota per decidere lo status dell'isola.

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10 Marzo 2013 - 10.40


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Abitanti delle isole Falkland, l’arcipelago dell’Atlantico Sud
che l’Argentina rivendica come isole Malvinas, alle urne. Oggi e domani voteranno in un
referendum sul mantenimento del loro status istituzionale, il
cui risultato è dato per scontato e non sarà comunque
accettato da Buenos Aires, che lo considera senza valore legale.

Circa 1700 elettori, su una popolazione totale di 2841
persone potranno rispondere ”sì” o ”no” alla domanda
”Desidera che le isole Falkland mantengano il loro status
attuale di Dipendenza d’Oltremare del Regno Unito?”.

Sicuramente vinceranno i ”sì”, tanto che Ladbrokes, la
principale agenzia di scommesse britannica, non accetta
scommesse sul risultato, ”perché nessuno finora ha messo soldi
sul ‘no”’.

Per i ”kelpers”, come sono noti gli isolani, il referendum
serve come contromisura in risposta alla mobilitazione
internazionale del governo Cristina Fernandez de Kirchner per
rilanciare il reclamo di sovranità argentino, mentre per Buenos
Aires il voto non avrà nessun valore, giacché considera la
popolazione come ”trapiantata” sul territorio dopo
”l’usurpazione” da parte della Gran Bretagna.

Due seggi elettorali saranno aperti nella capitale del
territorio, Port Stanley, e nella località di Goose Green,
mentre seggi mobili percorreranno le aree più disabitate e
remote dell’arcipelago.

Il voto sarà certificato da un gruppo di osservatori
indipendenti, provenienti da Messico, Canada, Uruguay, Paraguay,
Cile, Stati Uniti e Nuova Zelanda. Oltre 50 giornalisti,
britannici ma non solo (anche dalla)Cina, sono sul posto.

Jan Cheek, membro dell’assemblea legislativa dell’arcipelago, si è detto certo che ”dal referendum emergerà con
chiarezza che la maggioranza degli abitanti è molto soddisfatta
con lo status attuale delle Falklands”. Ma ha ammesso che
”sarebbe ingenuo pensare che l’Argentina cambierà idea:
comunque speriamo trasmettere un messaggio forte e chiaro per
loro, e per il resto del mondo”.

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