Pakistan, assolta la bimba accusata di blasfemia
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Pakistan, assolta la bimba accusata di blasfemia

Rimsha Masih, la bambina cristiana affetta da sindrome di Down, era stata accusata di aver bruciato pagine del Corano. Prove falsificate dall'imam.

Pakistan, assolta la bimba accusata di blasfemia
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20 Novembre 2012 - 18.26


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È stato archiviato dall’Alta Corte di Islamabad il caso di Rimsha Masih, la bambina cristiana accusata di blasfemia, arrestata lo scorso agosto e per aver bruciato pagine del Corano e ora assolta. La vicenda, che aveva suscitato indignazione in tutto il mondo, era scoppiato dopo l’arresto di Rimsha, una ragazza di 14 anni affetta da sindrome di Down, il 16 agosto, in seguito alla denuncia dell’imam Mohammed Khalid Chishti.

Rimsha era già stata rilasciata l’8 settembre, dopo tre settimane trascorse in un carcere per adulti, in seguito alla svolta dell’arresto dell’imam che l’aveva denunciata. La polizia aveva detto alla magistratura di assolverla e aveva chiesto l’incriminazione dell’imam per falsificazione di prove e blasfemia.

L’Alta Corte di Islamabad, che si era riservata il giudizio la scorsa settimana, ha respinto la denuncia perché «nessuno ha visto Rimsha Masih bruciare delle pagine del Corano». In una sentenza di 15 pagine, i giudici hanno poi sottolineato che «le accuse di blasfemia sono questioni molto delicate e che questi casi vanno trattati con attenzione». Le accuse contro la ragazzina, che soffre di un ritardo mentale, erano infatti state falsificate dall’imam della moschea dal suo quartiere. Il religioso, che è poi stato arrestato, aveva infatti messo delle pagine bruciate nella borsa di Rimsha per far credere che avesse commesso l’atto sacrilego con l’intenzione di creare odio contro i cristiani e costringerli ad abbandonare l’area. La bambina era stata arrestata un una baraccopoli lo scorso 16 agosto.

L’unico ministro cristiano nel governo pakistano, Paul Bhatti, ha confermato la sentenza di assoluzione: «Giustizia è stata fatta e il diritto è stato applicato dal tribunale». «Questa sentenza darà un’immagine positiva del Pakistan alla comunità internazionale mostrando che c’è giustizia per tutti e che il Paese vuole tolleranza».

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