La tratta di esseri umani vira verso Est
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La tratta di esseri umani vira verso Est

Nella tratta di persone si registrano evoluzioni inquietanti e schiavi sempre più giovani cambiano direzione: adesso vengono mandati soprattutto verso Russia e Polonia.

La tratta di esseri umani vira verso Est
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14 Novembre 2012 - 10.00


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Il traffico di esseri umani nei Balcani si sta evolvendo «in modo inquietante» e sembra indicare anche una diversa direzione dei flussi con un aumento di ogni forma di violenza, soprattutto verso i minori: lo afferma Maria Grazia Giammarinaro, rappresentante dell’Osce che sul problema messo a punto a Bucarest un lungo dossier. «Stiamo assistendo a un aumento del traffico e non soltanto a scopi sessuali – spiega l’autrice dell’indagine – è vero che sempre più adolescenti e ragazzi provenienti dalla Moldavia e dell’Ucraina sono costretti a prostituirsi, ma moltissimi sono anche quelli forzati a mendicare o commettere furti».

«Soprattutto, quelle che stanno cambiando sono le destinazioni – aggiunge la Giammarinaro – la vecchia Europa resta sempre una meta ma ad essa ormai si sono aggiunti punti d’approdo come la Russia, la Turchia, Cipro così come le aree turistiche del Mar Nero di Romania e Bulgaria ,o dell’Adriatico croato. Anzi, nel 2011 le mete principali per giovani moldave e ucraine sono state Polonia e Russia».

Yelizaveta Stepanu, del Centro per i diritti delle donne aggiunge che «il fenomeno della tratta di esseri umani continua a far registrare aumenti e a rivolgersi verso le persone più vulnerabili seguendo in qualche modo i flussi della crisi e orientandosi verso luoghi in cui oggi c’è maggiore disponibilità di danaro».

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In Romania, secondo dati ufficiali, aveva 16 anni la maggioranza delle giovani donne che nel 2001 sono state individuate come vittime della tratta, e per combattere il fenomeno è ormai chiaro che gli strumenti di repressione non sono sufficienti, ma bisogna appoggiarsi ad una serie di organizzazioni non governative che alle vittime offrano assistenza e protezione.

«Nel mio Paese sono affissi dappertutto cartelli che mettono in guardia i giovani – racconta Ecaterina Berejan, moldava – ma cosa si può fare nei ghetti in cui le famiglie hanno a mala pena redditi di 50 euro mensili mentre una ragazza che parte per prostituirsi ne può incassare anche 200 al giorno? Fra l’altro, esistono molte moldave che emigrano alla ricerca di un lavoro normale ma in conseguenza della crisi economica lo perdono e finiscono poi nelle grinfie delle organizzazioni criminali. La sola via per contrastare questa tratta ignobile sarebbe quella di creare condizioni di lavoro nei luoghi d’origine ma la strada che va in questa direzione è molto lunga».

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