Un morto e numerosi feriti a Tripoli. Attaccata sede del governo
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Un morto e numerosi feriti a Tripoli. Attaccata sede del governo

Gli ex combattenti chiedono la ricompensa accordata per la guerra contro il regime e Gheddafi. Espugnato l'edificio.

Un morto e numerosi feriti a Tripoli. Attaccata sede del governo
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8 Maggio 2012 - 22.07


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Gli scontri erano iniziati questo pomeriggio, quando alcuni miliziani avevano deciso di circondare la sede del governo libico a Tripoli. Ma ora un gruppo di assalitori è riuscito a sfondare, entrando nell’edificio. Secondo alcuni testimoni, nello scontro a fuoco con gli uomini del ministero dell’interno, c’è almeno un morto e numerosi ferirti. I miliziani, provenienti dalla città di Yafran – cento chilometri a sud ovest della capitale – erano arrivati in forze per rivendicare il pagamento del compenso per aver combattuto otto mesi contro Muammar Gheddafi e il suo regime.

Un testimone dice di aver visto almeno 200 uomini a bordo di 50 veicoli, equipaggiati con armi di diverso calibro. Tra queste anche alcuni cannoni antiaerei. Dopo aver circondato la sede del governo, hanno bloccato tutte le strade circostanti. Le prime raffiche di mitra erano di intimidazione. Poi hano tentato di intavolare una trattativa col governo, ma inutilmente. Solo a quel punto hanno deciso di attaccare direttamente l’edificio.

Non si conosce il numero delle persone che stavano lavorando all’interno del palazzo governativo, anche se le donne erano riuscite ad allontanarsi subito dopo i primi spari. Secondo le fonti lo scontro a fuoco è durato almeno mezz’ora, mentre le forze di sicurezza isolavano a loro volta tutta la zona. Numerose le ambulanze accorse sul posto. La situazione è poi tornata tranquilla, anche se ancora non si sa se gli assalitori hanno ottenuto quanto chiedevano. Quattordici sono stati arrestati.

All’origine dell’assalto c’è la sospensione dei pagamenti per i ribelli che avevano combattuto contro Gheddafi. Fino ad alcuni mesi fa, infatti, il governo libico del Cnt (Consiglio nazionale di transizione), aveva cominciato a versare i compensi. Ma si era dovuto fermare a causa di non meglio precisate “irregolarità”. Già il 10 aprile scorse un gruppo di ex combattenti aveva attuato una protesta. Ma ora la situazione si è fatta più grave e secondo alcuni osservatori rischia di peggiorare ulteriormente, accentuando l’instabilità del Paese, dove in giugno dovrebbero tenersi le prime elezioni di un’assemblea costituente.

Intanto, si è aperto il primo processo civile contro gli ex difensori del regime di Gheddafi. Il giudice Amer al Turki, che ha presieduto la seduta, ha deciso il rinvio dell’udienza a martedì prossimo su richiesta della difesa senza leggere i capi di imputazione. Un responsabile del tribunale, Ali al-chaab Mohamed, ha poi spiegato ai giornalisti che questo è stato il primo processo contro pro-Gheddafi davanti a un tribunale civile. I cinque detenuti, arrestati a Zawiah, sono «accusati soprattutto di essere membri di una banda criminale responsabile di atti di sabotaggio e di porto d’armi senza autorizzazione».

Un primo processo contro ex gheddafiani si era aperto davanti al tribunale militare a Bengasi, nell’est del Paese, per giudicare una quarantina di persone accusate di aver complottato contro la rivoluzione libica dello scorso anno. Ma tre settimane dopo il tribunale si era dichiarato «incompetente» sul caso perchè gli accusati erano tutti civili. Numerosi responsabili dell’ex regime e centinaia di suoi partigiani, militari e civili, sono rinchiusi da mesi nelle centinaia di prigioni in Libia, per lo più sotto il controllo delle ex milizie. Ma da qualche mese le autorità libiche hanno annunciato di aver preso il controllo di diverse carceri nel Paese e di aver riattivato il sistema giudiziario.

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