La Siria accetta gli osservatori arabi
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La Siria accetta gli osservatori arabi

Decisiva la mediazione dell'Iraq tra il regime di Assad e la Lega Araba. Oggi la firma dell'intesa. Intanto Damasco libera la blogger dissidente, in attesa del processo.

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19 Dicembre 2011 - 11.59


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La Siria accetta l’invio di osservatori da parte della Lega Araba grazie soprattutto al ruolo di mediazione svolto dall’Iraq. Il vice ministro degli Esteri siriano, Faisal al-Mikdad, è giunto al Cairo, sede della Lega, dove firmerà oggi pomeriggio il protocollo per l’invio di osservatori arabi nel paese scosso da dieci mesi di proteste e repressione. Lo ha annunciato l’iracheno Faleh al Fayad, consigliere per la sicurezza nazionale, citato stamani dal quotidiano panarabo Asharq al Awsat.

Ieri si è svolto l’incontro tra Fayad e il segretario generale della Lega Araba, Nabil al Arabi: i due hanno discusso degli sviluppi della mediazione irachena per risolvere la questione siriana. Secondo la proposta di Baghdad, una cui delegazione è stata ricevuta sabato scorso dal presidente Bashar al Assad, l’invio di osservatori arabi in Siria è solo il primo passo di un piano inter-arabo più ampio che mira alla “fine della crisi” e al ripristino della “stabilità”.

La proposta irachena per risolvere la situazione siriana prevede che, dopo una fase di dialogo tra regime e opposizioni, si apra una fase transitoria durante la quale dovrebbero essere applicate le annunciate riforme politiche e sia formato un governo di unità nazionale prima di andare alle elezioni. Fayad non ha fornito a proposito ulteriori dettagli, ma ha assicurato di aver consultato sulla questione anche “un gruppo dell’opposizione” siriana.

Intanto domenica sera è stata liberata la blogger siro-americana Razan Ghazzawi, arrestata due settimane fa dal regime siriano. Per il rilascio è stata pagata una cauzione di 15 mila lire siriane (circa 300 dollari). Ad annunciarlo il Centro siriano per l’informazione e la libertà d’espressione per il quale la donna lavora.

La blogger, 31 anni, sarà processata per aver “indebolito il sentimento nazionale”, “creato un’organizzazione che mira a cambiare lo status sociale ed economico dello Stato” e “ravvivato i dissensi confessionali”, secondo l’ong che, rallegrandosi della sua liberazione, chiede il ritiro delle accuse contro di lei. Ghazzawi, che dal 2009 anima un blog a suo nome “Razaniyyat” in cui critica il regime siriano, rischia da tre a quindici anni di prigione.

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