L'ultima lettera di Gheddafi all'amico Berlusconi
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L'ultima lettera di Gheddafi all'amico Berlusconi

All'alba è stato sepolto il Rais in un luogo segreto. Il Muftì: "No al rito islamico, era un miscredente". Il Cnt annuncia un'indagine sulle circostanze della morte.

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25 Ottobre 2011 - 08.58


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Lettera disperata. “Caro Silvio, sono rimasto sorpreso per l’atteggiamento di un amico con cui ho concluso un trattato di amicizia favorevole ai nostri due popoli. Avrei sperato che da parte tua ti interessassi almeno ai fatti e che tentassi una mediazione prima di dare il tuo sostegno a questa guerra. Non ti biasimo per ciò di cui non sei responsabile – aggiungeva il rais – perché so bene che non eri favorevole a quest’azione nefasta, che non fa onore a te e al popolo italiano. Ma credo che tu abbia ancora la possibilità di fare marcia indietro e di far prevalere l’interesse dei nostri popoli”, e invitava il Cavaliere a parlare con i suoi alleati occidentali per fermare i bombardamenti che “uccidono i nostri fratelli libici e i nostri bambini”.

La sepoltura. I corpi di Muammar Gheddafi, del figlio Mutassim sono stati trasportati dalla cella frigorifera di Misurata a una località sconosciuta. Lo hanno detto fonti del Cnt. Le salme di Gheddafi e del figlio sono state tumulate all’alba nel deserto libico in una zona segreta alla presenza di un religioso. In mattinata il nuovo mufti della Libia, lo sheykh al-Sadeq al-Gharyan aveva detto no al rito islamico per il raìs. “Non è lecito celebrare il funerale islamico e pregare per Gheddafi perché era un miscredente”, ha detto il mufti in una fatwa, un editto religioso, trasmessa dai media libici.
Secondo il religioso “le azioni e le parole del Colonnello indicano che da tempo era uscito dalla comunità”.

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Inchiesta sulla morte. Il Consiglio nazionale di transizione libico ha annunciato la creazione di una commissione d’inchiesta sulla morte di Muammar Gheddafi. Lo ha detto il leader del Cnt Jalil. “Per rispondere alle richieste internazionali, abbiano cominciato a mettere in campo una commissione incaricata di indagare sulle circostanze della morte di Muammar Gheddafi nello scontro con il suo entourage al momento della sua cattura”. Si insiste insomma sull’ipotesi di una morte per “fuoco amico”. Sempre Jibril, ha dichiarato: “Personalmente vorrei che Gheddafi fosse vivo e in grado di rispondere alle domande. Vorrei sapere perché ha fatto quello che ha fatto. Perché? Il popolo libico si meritava quello che ha fatto?”.

I libici musulmani moderati. In attesa che vengano prese decisioni sul nuovo governo a interim, Jalil ha cercato di rassicurare la comunità internazionale, preoccupata perché, come annunciato ieri, la sharia, ovvero la legge islamica, sarà la fonte di ispirazione della futura costituzione del Paese: “I libici sono musulmani moderati”, ha detto il presidente del Cnt. Resta la forte e significativa presenza all’interno dello stesso governo provvisorio di alti esponenti militari dell’ala “Qaedista” (ex militanti di Al Qaeda) e di frange islamiche integraliste che, nella gestione degli scontri armati anti regime, hanno conquistato prestigio popolare e posizioni di comando all’interno delle diverse Kabile.

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Nato: raggiunti gli obiettivi. Charles Bouchard, comandante dell’operazione “Unified Protector” è stato perentorio. “Dal nostro punto di vista, gli obiettivi sono stati raggiunti”, secondo cui la missione Nato in Libia è stata “un successo per l’Alleanza e una vittoria per il Paese”. “In Libia – ha aggiunto il comandante – non ci sono più centri di controllo e di comando del regime ed non esiste più la minaccia sistematica di attacchi contro i civili”. Bouchard ha anche ammesso che la Nato non era a conoscenza del fatto che Gheddafi fosse a bordo del convoglio e che gli interventi sono avvenuti perché la colonna di mezzi “costituiva una minaccia”.

Al Cnt la gestione del Paese. L’Alleanza esclude di mantenere forze armate nel Paese e conferma che l’operazione terminerà il 31 ottobre. Toccherà al Cnt gestire i numerosi problemi del Paese, in primis quello della massiccia presenza di armi. “Ne restano moltissime – dice Bouchard – il nostro compito è quello di impedirne l’accesso via mare e via cielo attraverso l’embargo e la no fly zone. Purtroppo però non possiamo controllare quello che accade con i Paesi confinanti”. Proprio oggi un deposito di armi di notevoli dimensioni è stato scoperto da uomini della sicurezza all’interno dell’ambasciata libica al Cairo. Lo riferisce l’agenzia egiziana Mena.

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