Il caso Pioltello: solo la laicità dello Stato e della scuola può evitare l'uso politico della religione
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Il caso Pioltello: solo la laicità dello Stato e della scuola può evitare l'uso politico della religione

Il caso Pioltello ovvero il clamore suscitato dal giorno di vacanza concessa dal dirigente scolastico nella scuola Masih Iqbal in occasione della festa di fine Ramadan (Aid al Fitr).

Il caso Pioltello: solo la laicità dello Stato e della scuola può evitare l'uso politico della religione
La scuola di Pioltello
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Giuliana Sgrena Modifica articolo

19 Marzo 2024 - 12.50


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Il caso Pioltello ovvero il clamore suscitato dal giorno di vacanza concessa dal dirigente scolastico nella scuola Masih Iqbal in occasione della festa di fine Ramadan (Aid al Fitr). Non si tratta di violazione della legge, al di là dell’arroganza della Lega che vuole difendere ad ogni costo la cristianità dell’Italia, ma ci pone di fronte a una realtà che non riguarda solo la scuola di Pioltello, con il 40 per cento di studenti musulmani. Una realtà finora ignorata dalle istituzioni italiane: la presenza crescente in Italia di cittadini che praticano la religione musulmana, ormai la seconda nel nostro paese.

La maggior parte dei musulmani residenti in Italia non sono considerati ufficialmente cittadini e quindi i loro diritti possono essere ignorati, ma fino a quando?

Non a caso il problema sorge nell’hinterland milanese dove è maggiore la concentrazione di migranti, ma è destinato a diffondersi e non solo con la richiesta di moschee. Peraltro, nella scuola Iqbal non sembra che la richiesta di vacanza per fine ramadan sia stata richiesta dagli studenti, nasce da una constatazione: il calendario dei musulmani è diverso da quello cristiano, così come le feste comandate. E nasce in una scuola, quella italiana, dove finora non è mai stato messo seriamente in discussione l’indottrinamento cattolico che parte dalle scuole materne, se domani i musulmani chiedessero l’insegnamento del Corano quale sarebbe la risposta?

L’Italia non è un paese laico come la Francia che può permettersi il divieto dei simboli religiosi nella scuola, quando qualcuno ha chiesto l’abolizione del Crocefisso è scoppiato il finimondo, così come oggi per il caso di Pioltello. 

In un tempo in cui la crisi dei valori laici lascia spazi alle religioni, che per dare un senso di identità forte si estremizzano, queste competizioni dovrebbero essere escluse, tutte, dalla scuola. La scuola dovrebbe garantire la formazione negli alunni e studenti di una capacità di critica e di scelta non imporre appartenenze di cui è difficile liberarsi. 

Noi critichiamo, giustamente, le teocrazie al potere che fanno dell’interpretazione della religione la loro legge ma non possiamo farlo contrapponendo una fede diversa, solo la laicità può garantire la libertà di credere in un dio e la pratica religiosa come scelta individuale.

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