Zuppi ricorda monsignor Bettazzi: "Mi avrebbe chiesto di fare l'impossibile per la pace"
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Zuppi ricorda monsignor Bettazzi: "Mi avrebbe chiesto di fare l'impossibile per la pace"

Il presidente della Cei, Cardinale Matteo Zuppi, in un messaggio inviato al Vescovo di Ivrea Edoardo Aldo Cerrato, in occasione delle esequie di Luigi Bettazzi, scomparso il 16 luglio scorso.

Zuppi ricorda monsignor Bettazzi: "Mi avrebbe chiesto di fare l'impossibile per la pace"
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18 Luglio 2023 - 15.15


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Mi dispiace non potere essere presente. Non mi è possibile solo a causa di un impegno per la pace. Sono sicuro che Mons. Bettazzi, assetato di pace e giustizia e di convinta non violenza, mi avrebbe raccomandato di fare tutto “l’impossibile””. 

Lo sottolinea il Presidente della Cei, Cardinale Matteo Zuppi, in un messaggio inviato al Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato, in occasione delle esequie di Mons. Luigi Bettazzi, scomparso il 16 luglio scorso.

“Pur conoscendo bene il galateo ecclesiastico – educato com’era alla scuola di Nasalli Rocca e Lercaro -dice Zuppi impegnato nella terza tappa della missione di pace a Washington- non ha mai smesso di portare con libertà il Vangelo ovunque, perché per tutti Gesù è venuto. E si è raccomandato piuttosto di andare a cercare, non di starcene fermi ad aspettare. È stato un Vescovo del Concilio Vaticano II. Non è mai entrato, né prima né dopo, nella folta schiera dei profeti di sventura, coloro che “non senza offesa” al successore di Pietro preferivano e preferiscono continuare ad usare le armi del rigore credendole indispensabili per difendere la verità e evocando improbabili periodi passati senza imparare dalla storia. Era libero perché amava Dio e la Chiesa”.

“Cercava il dialogo non perché ambiguo, facile, ma proprio perché convinto della propria identità, senza ossessioni difensive che vedono il nemico dove non c’è e non lo riconoscono dove, invece, si annida. Ascoltava per rispondere – dice Zuppi di Bettazzi- e non parlare sopra. Comunicava la gioia di essere cristiano e annunciava la chiamata a tutti ad esserlo. Amabile, instancabile, gentile ma per niente affettato, scomodo, ironico, colto senza mai essere supponente, parlava della Chiesa e dei poveri perché la Chiesa è di tutti, ma specialmente dei poveri e perché “le ansie e gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.

 Ebbe il premio Unesco per l’educazione alla pace, perché non si devono subire i violenti e perché la tendenza alla violenza è comune e porta a imbracciare l’arma mentre la non violenza interpone la diplomazia. Fin dagli anni Sessanta ha scommesso sui laici, ½non secondo i propri interessi, ma secondo l’interesse dell’intero cosmo per contribuire non solo a mantenerlo in essere…ma anche a svilupparlo nell’interesse comune». Sì, ha chiesto a tutti noi, tutti, opportune et inopportune, di ½essere discepolo che dà gioia», convinto che ½il regno di Dio è l’umanità come Dio la vuole». Grazie don Luigi, benedizione con la tua lunga vita, perché non hai smesso di sognare e non ti sei stancato di farci vivere la primavera del Concilio”.

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