Moratti: "Rifiutai di candidarmi sindaco a Milano, demolire San Siro sarebbe un delitto"
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Moratti: "Rifiutai di candidarmi sindaco a Milano, demolire San Siro sarebbe un delitto"

L'ex presidente dell'Inter parla di calcio e di politica: "La serie A era manipolata e doveva vincere la Juve".

Moratti: "Rifiutai di candidarmi sindaco a Milano, demolire San Siro sarebbe un delitto"
Massimo Moratti
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29 Ottobre 2022 - 12.12


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Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter, non ha alcun indugio su chi sia peggiore tra il suo ex club e i bianconeri «La Juve, senza dubbio». Oltre a ciò Moratti parla di tante altre cose, del 5 maggio, di Vieri, Ibra, ma il tema calciopoli è quello che torna con insistenza, partendo da Mazzola che ha raccontato di aver lasciato l’Inter perché Moratti si consultava con Moggi.

«Non è andata così. È vero che Moggi voleva venire all’Inter e io non gli ho mai detto esplicitamente che non lo volevo; ma non l’avrei mai preso. Perché? Perché la serie A era manipolata e noi eravamo le vittime. Doveva vincere la Juve; e se proprio non vinceva la Juve toccava al Milan. Una vergogna: perché la più grande forma di disonestà è imbrogliare sui sentimenti della gente», spiega Moratti che sul suo dirigente di allora, Giacinto Facchetti, dice: «Un uomo splendido. Una volta gli dissi: `possibile che non si trovi un arbitro, uno solo, disposto a dare una mano a noi, anziché a loro?´. Mi rispose: `Non può chiedere a me una cosa del genere».

Dopo calciopoli alla Juve tolsero due scudetti, uno fu assegnato all’Inter. «Se lo rivendico? Assolutamente sì. So che gli juventini si arrabbiano e questo mi induce a rivendicarlo con maggiore convinzione. Quello scudetto era il risarcimento minimo per i furti che abbiamo subìto. Ci spetterebbe molto di più».

Poi arrivarono anni di grandi trionfi con Mancini e il suo pupillo Mourinho con cui centrò il triplete nel 2010. «Ero fiero che la stessa famiglia avesse rivinto la Coppa quasi mezzo secolo dopo. Per la prima volta mi sono sentito degno di mio padre; anche se lui resta inarrivabile. Ancora oggi mi capita di trovare persone che mi parlano di lui, che gli devono qualcosa». In tanti anni investimenti importanti da parte di Moratti. «Non so quanti, non lo direi. Il calcio non è business; è passione. E le passioni non hanno prezzo».

Adesso l’Inter è cinese. «Gli Zhang, sia il padre sia il figlio, mi sono sempre parsi in buona fede. All’inizio mi chiedevano di parlare ai giocatori, di motivarli. Ma oggi reggere a lungo nel calcio è impossibile. Ogni anno le perdite raddoppiano o quasi: 50 milioni, 100 milioni, 150 milioni…Ora forse arriverà un fondo americano. Ma attenti alla speculazione. Il calcio non è costruito per fare soldi. Gli americani vorrebbero trasformarlo in spettacolo. Show-business. Ma non so se in Italia sarà mai possibile». Moratti rivela che ha rifiutato di candidarsi a sindaco di Milano per «tre volte. E forse ho sbagliato. È un po’ un rimpianto: mi sarebbe piaciuto», poi conclude parlando del nuovo stadio di Milano. «Non mi convince. Buttare giù San Siro sarebbe un delitto. Dice: così i club guadagnano 30 milioni l’anno. Ma cosa sono 30 milioni, rispetto alla storia? Vedrete che alla fine nessuno oserà demolire il nostro tempio».

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