Rio 2016, Brasile sull'orlo del collasso: è emergenza finanziaria
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Rio 2016, Brasile sull'orlo del collasso: è emergenza finanziaria

Il governatore facente funzione Francisco Dornelles ha decretato lo stato di calamità economica: la grave crisi finanziaria ci impedisce di onorare gli impegni presi.

Protesta contro le Olimpiadi in Brasile
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21 Giugno 2016 - 17.32


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Manca poco. Ma il Brasile è a rischio default. Sanità, trasporti pubblici e sicurezza allo stremo. 

Quello che si annuncia è un “totale collasso della pubblica sicurezza, della sanità, dell’istruzione, della mobilità e della gestione ambientale”.

Un quadro inquietante da affrontare per qualsiasi governo, che diventa emergenza di rilievo internazionale, se lo Stato in default è quello che dovrà in larga parte gestire un evento complesso e difficile come le Olimpiadi. Da mesi in gravissime difficoltà economiche, a 49 giorni dall’inizio dei giochi di Rio 2016, lo Stato ha alzato bandiera bianca, scaricando la responsabilità di ogni eventuale problema durante le Olimpiadi sul governo federale.

Stato di calamità. Il governatore facente funzione, Francisco Dornelles, ha decretato lo stato di calamità pubblica con un’edizione straordinaria della gazzetta ufficiale diffusa lo scorso venerdì. E la notizia ha fatto in breve il giro del mondo. Le conseguenze nefaste del blocco dei servizi infatti, non si abbatterebbero solo sui cittadini di Rio, ma anche sulle migliaia di atleti provenienti da tutto il mondo per le prime storiche Olimpiadi in Sud America.

La dichiarazione di Dornelles “la grave crisi finanziaria ci impedisce di onorare gli impegni presi per la realizzazione delle Olimpiadi e Paraolimpiadi”, è da far tremare i polsi. Che si tratti di una mossa politica per scaricare sul governo centrale il grosso delle spese da affrontare per gestire l’evento e trasferire a Brasilia le responsabilità di un possibile caos, è sensazione di molti. Ma non sarà certo la consapevolezza di un’eventuale macchinazione politica a far rientrare la preoccupazione che resta altissima.

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Lo Stato di Rio raschia il fondo del barile da tanto ormai e da molti mesi non paga più regolarmente neanche gli stipendi di tutti i suoi dipendenti. I salari arrivano parziali, rateizzati e sistematicamente in ritardo. Stesso discorso per le pensioni. Il debito accumulato è stimato in circa 19 milardi di Real. Aver puntato tutto sulle Olimpiadi in un’epoca nella quale la situazione economica complessiva era estremamente migliore, ha spinto a spendere oltre le proprie possibilità sia nella costruzione di infrastrutture olimpiche che in quelle di mobilità urbana. Senza dimenticare il piano di pacificazione delle favelas, fallito, e costato decine di miliardi.

La costante e continua crescita delle spese negli ultimi anni, è stata inversamente proporzionale alle entrate nelle casse dello Stato, soprattutto degli introiti dell’estrazione petrolifera. Ora che si è giunti a poche settimane dall’inizio delle Olimpiadi, tutti i nodi di una gestione ‘allegra’ sulla quale costante si è allungata l’ombra lunga della corruzione, sono venuti al pettine. Le imprese investigate nel maxigiro di tangenti Lava Jato, hanno infatti complessivamente intercettato il 73% dei 37,6 miliardi di Real stanziati per Rio2016.
Gli effetti del fallimento dello Stato, potrebbero aggravare ulteriormente la situazione in quelle aree da sempre storicamente in ritardo nel Paese. Già prima che la situazione si aggravasse, gli ospedali di Rio erano ben al di sotto di uno standard vagamente accettabile. Lo scorso mese di novembre, quando le casse dello Stato si scoprirono vuote per la prima volta, molti ospedali furono costretti a chiudere. Due furono municipalizzati. Attualmente si registrano sistematiche carenze di personale, medicinali e denaro per la gestione delle attività ordinarie.

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Le scuole pubbliche, da sempre stabilmente in coda nelle classifiche di qualità internazionali, sono al collasso. Mancano strutture e insegnanti. Numerose sono le proteste e le occupazioni da parte di studenti che vengono sistematicamente represse nel sangue. Il quadro complessivo della sicurezza è da paura. La città è ostaggio della criminalità. Le forze dell’ordine non sono in grado di dare alcuna risposta. Da quando Rio è stata scelta come sede dei giochi olimpici, la polizia in servizio – come riportano gli studi di Amnesty International – è stata responsabile di circa 2.500 assassinii. Nonostante il costosissimo piano di pacificazione delle favelas, la situazione è di guerra ovunque. E può solo peggiorare. Lo Stato non sarà in grado di pagare gli straordinari ai poliziotti durante le Olimpiadi, questo limiterà il numero di agenti in strada e spingerà a un maggiore ricorso alle forze armate.

Le Olimpiadi che avrebbero dovuto contribuire a proiettare il Brasile nel cerchio delle grandi potenze, rischiano ora di avere un effetto boomerang e compromettere l’immagine del Paese in maniera irrecuperabile. Il tutto in un momento di grande trambusto politico e sociale, dovuto al processo di impeachment in corso per la presidentessa Dilma Rousseff. In molti avevano sostenuto che Rio non fosse in grado di ospitare un evento della portata delle Olimpiadi, ma forse neanche il peggiore dei pessimisti sarebbe riuscito probabilmente a immaginare un tale disastro.

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