Fumo e Covid, lo studio: "I vaccini hanno meno efficacia sui fumatori"
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Fumo e Covid, lo studio: "I vaccini hanno meno efficacia sui fumatori"

I risultati di una revisione della letteratura scientifica fatta dai ricercatori del Coehar, Centro di eccellenza per la riduzione del danno da fumo dell'università di Catania, in collaborazione con le università di Pavia e Milano

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16 Febbraio 2022 - 16.19


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Il fumo fa male alla salute in generale. Ed è anche un problema in più per chi deve difendersi dal Covid.

 Il fumo ha un impatto negativo sulla risposta ai vaccini anti-Covid? In una revisione della letteratura scientifica fatta dai ricercatori del Coehar, Centro di eccellenza per la riduzione del danno da fumo dell’università di Catania, in collaborazione con le università di Pavia e Milano, emerge che i livelli di anticorpi nei fumatori risultano essere più bassi rispetto ai non fumatori e che la risposta anticorpale indotta dal vaccino tende ad esaurirsi molto più rapidamente in coloro che fumano.

Nell’analisi effettuata, dal titolo ‘The effect of smoking on humoral response to Covid-19 vaccines: a systematic review of epidemiological studies’, sono stati esaminati un totale di 23 articoli, con un campione di soggetti analizzati che varia da 74 a 3.475 partecipanti e con una proporzione di fumatori studiati tra il 4,2% e il 40,8%. In 17 articoli i fumatori hanno mostrato un titolo anticorpale più basso o un abbassamento più rapido delle IgG indotte rispetto ai non fumatori.

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Il risultato dello studio arriva a conferma di un altro dato che era stato già diffuso lo scorso gennaio in una precedente ricerca denominata Vasco che ha dimostrato come gli anticorpi indotti dal vaccino anti Covid-19 diminuiscono più velocemente nei fumatori 

 “Sebbene non siano ben noti i meccanismi alla base del dato anticorpale estrapolato dalla complessità della risposta immunitaria ai vaccini contro il Covid-19, questi risultati sembrano confermare l’ennesimo impatto negativo del fumo sulla salute umana e sulle alterazioni della risposta immunitaria ai vaccini, indebolendo le difese dell’organismo contro le conseguenze cliniche delle infezioni”, ha spiegato Pietro Ferrara, medico epidemiologo e ricercatore dell’Università di Pavia.

“L’abitudine tabagica- ha aggiunto il fondatore del Coehar, Riccardo Polosa- influenza la proliferazione dei linfociti e delle altre cellule del sistema immunitario, indicando risposte immunitarie difettose. I fumatori rispondono meno ai vaccini e sono dunque più a rischio. Individuare gli elementi che possono influenzare la loro risposta è fondamentale per valutarne efficacia e durata ed eventuali precauzioni terapeutiche. Servono più risposte ma è su questo che stiamo continuando a lavorare”.

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 Le tipologie di vaccino analizzate dallo studio sono state differenti, ma per la maggior parte, gli articoli che sono stati presi in considerazione erano focalizzati sulla risposta immunitaria al vaccino Pfizer.

I campioni di sangue per la misurazione del livello di anticorpi sono stati raccolti in diverse fasi dopo la somministrazione di una o entrambe le dosi di vaccino, da 21 giorni fino a 6 mesi dopo l’iniezione.

I risultati principali sono stati due: tra i campioni di soggetti fumatori, in ben 17 studi, i risultati hanno mostrato una risposta anticorpale più bassa o un abbassamento più veloce delle immunoglobuline G, le IgG, gli anticorpi specifici prodotti in risposta al vaccino.

Sebbene i risultati non permettano di capire se ad influenzare la risposta immunitaria al vaccino sia lo status di fumatori o il numero di sigarette fumate giornalmente, e sebbene le abitudini individuali e le tipologie di cellule studiate influenzino i risultati, i ricercatori hanno riscontrato un impatto negativo del fumo sul numero di anticorpi prodotti dal vaccino.

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In conclusione, secondo Riccardo Polosa: “La comprovata minor efficacia dei vaccini sui fumatori riporta all’attenzione mondiale il tema della lotta al fumo di sigarette convenzionali, una pessima abitudine che mette a rischio la vita di milioni di persone. I dati dimostrano che la pandemia ha aumentato, seppur sensibilmente, il numero di fumatori in tutto il mondo. Occorre una risposta immediata sia in campo scientifico, sia in ambito politico perché è solo garantendo facile accesso a percorsi di cessazione che comprendano anche l’utilizzo di strumenti a rischio ridotto per chi non riesce a smettere da solo, che possiamo davvero aiutare i fumatori a smettere”.

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